Le parole di Macchi
Dopo la semifinale con l’americano Nick Itkin, ancora carico per una vittoria che assicurava comunque una medaglia. E pensare che il confronto che lo ha condotto alla sfida per l’oro non era certo iniziato bene. Sotto 3-0 in un amen, contro un avversario certo favorito, più esperto e titolato, già al collo la medaglia di bronzo a squadre a Tokyo, oltre all’argento e un altro terzo posto individuali nei mondiali. Non ha tremato neppure lì, come in tutti i match della lunghissima giornata al Grand Palais, agguantando la parità a quota 5, passando per la prima volta in vantaggio subito dopo e mettendo insieme quel vantaggio che ha tolto discussione al match. Pensieri positivi anche in vista della finale, sapendo di non essere il favorito: «Non mollo niente, se perdo è perché lui sarà stato più bravo», aveva detto alla collega Sara Cometti, ex schermitrice azzurra con cui aveva scambiato qualche rapida battuta prima della finale. Ha mantenuto la promessa, tirando da campione senza farsi scoraggiare dall’impressionante velocità di esecuzione dell’avversario, rimontando dopo essere stato quasi sempre sotto, su un 10-7 che sembrava la sentenza di Cassazione del match. Dopo la premiazione Filippo cerca di razionalizzare: «Ora c’è rammarico, sul momento pensavo di avere ragione io. Mi andrò a rivedere le stoccate. Ma il mio avversario era forte. La scherma mondiale oggi è molto più equilibrata. probabilmente ad Hong Kong una volta non si tirava di scherma. Per una medaglia c’è sempre più equilibrio. Ora c’è una prova a squadre da affrontare».