Caos Macchi, furia Cerioni: la surreale finale del fioretto alle Olimpiadi 2024

Oro a Cheung. Il pisano si arrende 15-14 dopo una battaglia infinita: l’ultima stoccata rivista tre volte
Caos Macchi, furia Cerioni: la surreale finale del fioretto alle Olimpiadi 2024© LAPRESSE

Adesso il dubbio è se gioire per l’argento di uno straordinario Filippo Macchi o rammaricarsi per un possibile oro apparso davvero vicino, con inevitabili polemiche per quelle tre stoccate sul 14-12, due non assegnate nemmeno dal video referee che sulla 3ª si è invece espresso a favore di Ka Long Cheung, il campione di Tokyo capace di confermarsi sul trono di Olimpia come tra gli uomini hanno saputo fare solo Nedo Nadi e il francese Christian d’Oriola. Brucia per l’azzurro, avanti 14-12 dopo uno spettacolare parziale di 7-2 che lo aveva portato all’ideale doppio match point. Si decide tutto su un 14-14 che dura un’infinità, l’arbitro di pedana di Taipei che non decide mai, quello coreano al video a imitarlo nelle prime due occasioni e poi decidere alla terza, e magari è proprio la combinazione tutta asiatica a far scattare rabbioso sulla pedana il presidente federale Paolo Azzi mentre Macchi si corica tra le lacrime.

Una medaglia agrodolce

Resta la medaglia agrodolce, la gioia di aver trovato un atleta capace di piazzare la prova migliore della carriera al debutto olimpico. Filippo ha avuto il merito di far tornare il buon umore a una scherma italiana che alle otto di ieri sera scorreva quasi incredula le statistiche. Il bronzo di Gigi Samele, sin qui unica presenza sul podio, eguagliava quello di Giovanni Saracco nella spada a Città del Messico, l’unica individuale di una spedizione arricchita poi solo dall’argento della squadra di sciabola. Da 56 anni, insomma, le cose non andavano così male dopo le prove individuali, ricordando per altro che all’epoca le donne gareggiavano solo nel fioretto. E le vicende del pomeriggio al Grand Palais parigino non promettevano niente di buono, con Tommaso Marini, il campione del mondo in carica e numero uno del ranking fuori negli ottavi, Guillame Bianchi out nei quarti. Rimaneva il più giovane, il pisano Filippo Macchi, 23 anni da compiere il prossimo 19 settembre. Duplice figlio d’arte con papà Simone e mamma Claudia, fatto innamorare dalla scherma dal nonno Carlo che fu il primo a portarlo in palestra, mancato 5 anni fa. Anche i sentimenti sono rimasti in pedana: la fidanzata è Giulia Amore, la figlia di Diana Bianchedi che di fioretto e medaglie olimpiche può spiegare tante cose.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Le parole di Macchi

Dopo la semifinale con l’americano Nick Itkin, ancora carico per una vittoria che assicurava comunque una medaglia. E pensare che il confronto che lo ha condotto alla sfida per l’oro non era certo iniziato bene. Sotto 3-0 in un amen, contro un avversario certo favorito, più esperto e titolato, già al collo la medaglia di bronzo a squadre a Tokyo, oltre all’argento e un altro terzo posto individuali nei mondiali. Non ha tremato neppure lì, come in tutti i match della lunghissima giornata al Grand Palais, agguantando la parità a quota 5, passando per la prima volta in vantaggio subito dopo e mettendo insieme quel vantaggio che ha tolto discussione al match. Pensieri positivi anche in vista della finale, sapendo di non essere il favorito: «Non mollo niente, se perdo è perché lui sarà stato più bravo», aveva detto alla collega Sara Cometti, ex schermitrice azzurra con cui aveva scambiato qualche rapida battuta prima della finale. Ha mantenuto la promessa, tirando da campione senza farsi scoraggiare dall’impressionante velocità di esecuzione dell’avversario, rimontando dopo essere stato quasi sempre sotto, su un 10-7 che sembrava la sentenza di Cassazione del match. Dopo la premiazione Filippo cerca di razionalizzare: «Ora c’è rammarico, sul momento pensavo di avere ragione io. Mi andrò a rivedere le stoccate. Ma il mio avversario era forte. La scherma mondiale oggi è molto più equilibrata. probabilmente ad Hong Kong una volta non si tirava di scherma. Per una medaglia c’è sempre più equilibrio. Ora c’è una prova a squadre da affrontare».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Adesso il dubbio è se gioire per l’argento di uno straordinario Filippo Macchi o rammaricarsi per un possibile oro apparso davvero vicino, con inevitabili polemiche per quelle tre stoccate sul 14-12, due non assegnate nemmeno dal video referee che sulla 3ª si è invece espresso a favore di Ka Long Cheung, il campione di Tokyo capace di confermarsi sul trono di Olimpia come tra gli uomini hanno saputo fare solo Nedo Nadi e il francese Christian d’Oriola. Brucia per l’azzurro, avanti 14-12 dopo uno spettacolare parziale di 7-2 che lo aveva portato all’ideale doppio match point. Si decide tutto su un 14-14 che dura un’infinità, l’arbitro di pedana di Taipei che non decide mai, quello coreano al video a imitarlo nelle prime due occasioni e poi decidere alla terza, e magari è proprio la combinazione tutta asiatica a far scattare rabbioso sulla pedana il presidente federale Paolo Azzi mentre Macchi si corica tra le lacrime.

Una medaglia agrodolce

Resta la medaglia agrodolce, la gioia di aver trovato un atleta capace di piazzare la prova migliore della carriera al debutto olimpico. Filippo ha avuto il merito di far tornare il buon umore a una scherma italiana che alle otto di ieri sera scorreva quasi incredula le statistiche. Il bronzo di Gigi Samele, sin qui unica presenza sul podio, eguagliava quello di Giovanni Saracco nella spada a Città del Messico, l’unica individuale di una spedizione arricchita poi solo dall’argento della squadra di sciabola. Da 56 anni, insomma, le cose non andavano così male dopo le prove individuali, ricordando per altro che all’epoca le donne gareggiavano solo nel fioretto. E le vicende del pomeriggio al Grand Palais parigino non promettevano niente di buono, con Tommaso Marini, il campione del mondo in carica e numero uno del ranking fuori negli ottavi, Guillame Bianchi out nei quarti. Rimaneva il più giovane, il pisano Filippo Macchi, 23 anni da compiere il prossimo 19 settembre. Duplice figlio d’arte con papà Simone e mamma Claudia, fatto innamorare dalla scherma dal nonno Carlo che fu il primo a portarlo in palestra, mancato 5 anni fa. Anche i sentimenti sono rimasti in pedana: la fidanzata è Giulia Amore, la figlia di Diana Bianchedi che di fioretto e medaglie olimpiche può spiegare tante cose.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...
1
Caos Macchi, furia Cerioni: la surreale finale del fioretto alle Olimpiadi 2024
2
Le parole di Macchi