Pagina 1 | Red Bull sponsor Torino, i tifosi sognano: "Cairo vattene, liberaci"

TORINO - Galeotto fu il libro, a far sbocciare l’amore tra Paolo e Francesca. Galeotto è stato l’annuncio ufficiale diffuso ieri dal Torino, a far salire subito la febbre dei tifosi granata sui social: «Nuova ed entusiasmante partnership nel mondo granata! Red Bull, leader mondiale degli energy drink, sarà Official Energy Drink Partner del Torino Football Club per la stagione 2024/25. La partnership porterà novità importanti al Club, a partire dal coinvolgimento allo Stadio Olimpico Grande Torino. Red Bull caricherà la squadra con l’Energy Entrance per il riscaldamento e durante gli Energy Break nelle partite più calde, accompagnando la squadra per tutta la stagione. Dopo aver caratterizzato scene come Formula1 o Moto-Gp, ma anche surf, sport invernali, musica e gaming, la collaborazione con il Torino Fc è la prima assoluta in Serie A per Red Bull». Fine. Punto a capo, e vai con una cascata immediata, impetuosa e crescente di reazioni, con tutto un proliferare di messaggi di tifosi granata subito sognanti tra piattaforme social e chat. Ne copiamo e incolliamo uno per tutti: «E se questa sponsorizzazione fosse propedeutica per un futuro passaggio di proprietà del Torino da Cairo al colosso mondiale austriaco?». Massì, ne copiamo anche un altro: «A dicembre, Cairo supererà i 19 anni di Pianelli e diventerà il presidente più longevo di tutta la storia granata. Secondo me ha già deciso che poi venderà il Toro. Lui è uno che ci tiene da morire a questi record e ormai gli sarà passata la voglia di continuare a farsi insultare da uno stadio intero, contestato com’è». Eccetera eccetera eccetera.

Toro, un tifo da capolista

Red Bull-Torino, i tifosi sognano

Ordunque, dopo che in questi ultimi 3 lustri il marchio Red Bull è stato ciclicamente accostato per ragioni diverse ai destini del club granata (e non solo perché bull in inglese significa toro: ma tutto fa...), adesso qualcosa di concreto effettivamente è venuto a galla. Se n’era già avuta contezza in queste ultime settimane, quando il marchio della multinazionale iniziò a comparire, mescolato con quello di altri sponsor, nei pannelli pubblicitari posizionati dietro a Vanoli o a qualche giocatore granata in sede di interviste. Già allora il club granata fu subito subissato di messaggi, pure via email: «Cairo, vendi!». E pure gli indirizzi italiani di posta elettronica della Red Bull furono invasi: «Comprateci, liberateci, fateci sognare!». Iniziò così a prendere sempre maggiore spazio l’ebollizione dei sogni, tra speranze e illazioni di ogni genere. Ieri, poi, l’annuncio ufficiale comparso sul sito del Torino ha dato il la a ogni tipo di reazione più o meno ditirambica, in progressione geometrica. Anche perché stiamo parlando di un’azienda, quella austriaca, che sull’onda di bevande energetiche ormai da tanti anni diffuse in tutto il mondo, dalla fondazione a metà Anni 80, continua a espandersi a livelli fin inimmaginabili per un comune mortale: oltre 12 miliardi di lattine vendute nel 2023 (+4,8% rispetto al ‘22), quasi 18 mila dipendenti nel mondo, con un fatturato salito ora persino sopra quota 10,5 miliardi di euro (il massimo nella storia dell’azienda di Salisburgo, con circa 180 nazioni raggiunte nella distribuzione; nel 2018 il fatturato era “solo” di 5,5 miliardi).

Red Bull e le partnership nel calcio

Un’espansione commerciale che in questi ultimi anni ha registrato numeri da favola, in specie in Europa e negli Usa. E le connessioni crescenti e variegate anche nel mondo dello sport, tra continue acquisizioni e/o sponsorizzazioni e trionfi in serie, rappresentano insieme un veicolo promozionale e un business ulteriormente straordinari. Prova ne sia anche la volontà della Red Bull, giusto in questi giorni, di avviare anche altre analoghe partnership commerciali/pubblicitarie, oltre a quella con il Torino: nella ricchissima Premier, con l’Everton e il Newcastle. Nel 2010, va ricordato, l’allora responsabile di Red Bull Italia, Pedro Silva Nunes, preparò un minuzioso “fascicolo Toro” (incontrò anche i vertici del Comune di Torino), infine presentato al gran capo/fondatore dell’azienda austriaca, Dietrich Mateschitz (morto 2 anni fa: ora comanda il figlio Mark). In ballo, 14 anni fa, la proposta di acquistare il club granata, per (ri)“mettere le ali” al Toro (in Serie B e con Cairo già stracontestato). Mateschitz rimase favorevolmente colpito e incuriosito: «Bravo Pedro, mi hai affascinato con le tue spiegazioni e l’idea in effetti ha il suo bel perché. Ma in questo momento le priorità nello sport per noi sono altre. Magari in futuro, chissà».

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Un colosso anche nello sport: F1, calcio, moto, hockey

Non tutto quello che tocca la Red Bull si trasforma in oro, va detto. Per esempio la squadra Red Bull Brasil, fondata nel 2007 e iscritta inizialmente in quarta serie, è stata declassata già una dozzina di anni dopo, per i modesti risultati: ma resta un caso limite, l’eccezione che conferma la regola. Contestualmente, infatti, l’azienda austriaca decideva nel 2019 di acquistare e rifondare il Bragantino (subito rinominato Red Bull Bragantino), portato nella massima serie brasiliana. Nel 2006 Mateschitz aveva già acquistato sempre nel calcio i New Jersey MetroStars (altro cambio di denominazione: New York Red Bulls), arrivando a conquistare 3 Supporters’ Shield della Mls, l’ultimo nel ‘18 (3 scudetti, diremmo noi in Italia per semplificare). Ma il primo club calcistico rilanciato quasi da zero dal magnate austriaco è stato nel 2005 il Salisburgo (la città che ha dato i natali all’azienda): cambio di denominazione anche qui (come un po’ dappertutto) e grandi polemiche nella tifoseria (pure perché la Red Bull tende anche a diffondere il più possibile i suoi colori, rosso ebianco. Non il granata...).

Formula 1, il vero motore Red Bull

In ogni caso, il Red Bull Salisburgo è poi decollato a livelli inimmaginabili prima, con le ali (come da storico slogan) dell’azienda di casa (anche Trapattoni tra gli allenatori: uno scudetto vinto): 14 campionati nazionali e 9 Coppe d’Austria in 19 anni, con annesse le partecipazioni alla Champions e alle altre Coppe europee. Nel 2009, invece, la Red Bull rifondò il Lipsia: anche qui tra mille polemiche dei tifosi (salvo godere come mai, poi...). Dai campionati interregionali alla Bundesliga, nel 2016. E negli ultimi anni l’approdo nelle prime posizioni (e i salti in Champions), con 2 Coppe di Germania e una Supercoppa nazionale in bacheca. Con i soldi i successi arrivano sempre, prima o poi... Ma anche le polemiche restano di casa, ciclicamente. Nei giorni scorsi molti tifosi dell’Everton hanno contestato la partnership avviata dal club (analoga a quella lanciata col Torino) a causa dei legami dell’azienda con il Leeds (dall’estate è diventata proprietario di minoranza). La Formula 1, comunque, è stato il primo vero motore sportivo su scala mondiale, dal 2005: l’omonima scuderia ha già portato a casa 7 campionati piloti e 6 costruttori. Scuderie Red Bull anche nel motomondiale (2° posto costruttori quale miglior risultato Ktm). E partecipazioni in prima fila nel motocross mondiale, oltre ai trionfi dell’hockey su ghiaccio con la RB Salisburgo (di proprietà, nello stesso sport, anche la RB Monaco di Baviera). Innumerevoli, ovviamente, le sponsorizzazioni Red Bull di eventi sportivi internazionali.

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TORINO - Galeotto fu il libro, a far sbocciare l’amore tra Paolo e Francesca. Galeotto è stato l’annuncio ufficiale diffuso ieri dal Torino, a far salire subito la febbre dei tifosi granata sui social: «Nuova ed entusiasmante partnership nel mondo granata! Red Bull, leader mondiale degli energy drink, sarà Official Energy Drink Partner del Torino Football Club per la stagione 2024/25. La partnership porterà novità importanti al Club, a partire dal coinvolgimento allo Stadio Olimpico Grande Torino. Red Bull caricherà la squadra con l’Energy Entrance per il riscaldamento e durante gli Energy Break nelle partite più calde, accompagnando la squadra per tutta la stagione. Dopo aver caratterizzato scene come Formula1 o Moto-Gp, ma anche surf, sport invernali, musica e gaming, la collaborazione con il Torino Fc è la prima assoluta in Serie A per Red Bull». Fine. Punto a capo, e vai con una cascata immediata, impetuosa e crescente di reazioni, con tutto un proliferare di messaggi di tifosi granata subito sognanti tra piattaforme social e chat. Ne copiamo e incolliamo uno per tutti: «E se questa sponsorizzazione fosse propedeutica per un futuro passaggio di proprietà del Torino da Cairo al colosso mondiale austriaco?». Massì, ne copiamo anche un altro: «A dicembre, Cairo supererà i 19 anni di Pianelli e diventerà il presidente più longevo di tutta la storia granata. Secondo me ha già deciso che poi venderà il Toro. Lui è uno che ci tiene da morire a questi record e ormai gli sarà passata la voglia di continuare a farsi insultare da uno stadio intero, contestato com’è». Eccetera eccetera eccetera.

Toro, un tifo da capolista

Red Bull-Torino, i tifosi sognano

Ordunque, dopo che in questi ultimi 3 lustri il marchio Red Bull è stato ciclicamente accostato per ragioni diverse ai destini del club granata (e non solo perché bull in inglese significa toro: ma tutto fa...), adesso qualcosa di concreto effettivamente è venuto a galla. Se n’era già avuta contezza in queste ultime settimane, quando il marchio della multinazionale iniziò a comparire, mescolato con quello di altri sponsor, nei pannelli pubblicitari posizionati dietro a Vanoli o a qualche giocatore granata in sede di interviste. Già allora il club granata fu subito subissato di messaggi, pure via email: «Cairo, vendi!». E pure gli indirizzi italiani di posta elettronica della Red Bull furono invasi: «Comprateci, liberateci, fateci sognare!». Iniziò così a prendere sempre maggiore spazio l’ebollizione dei sogni, tra speranze e illazioni di ogni genere. Ieri, poi, l’annuncio ufficiale comparso sul sito del Torino ha dato il la a ogni tipo di reazione più o meno ditirambica, in progressione geometrica. Anche perché stiamo parlando di un’azienda, quella austriaca, che sull’onda di bevande energetiche ormai da tanti anni diffuse in tutto il mondo, dalla fondazione a metà Anni 80, continua a espandersi a livelli fin inimmaginabili per un comune mortale: oltre 12 miliardi di lattine vendute nel 2023 (+4,8% rispetto al ‘22), quasi 18 mila dipendenti nel mondo, con un fatturato salito ora persino sopra quota 10,5 miliardi di euro (il massimo nella storia dell’azienda di Salisburgo, con circa 180 nazioni raggiunte nella distribuzione; nel 2018 il fatturato era “solo” di 5,5 miliardi).

Red Bull e le partnership nel calcio

Un’espansione commerciale che in questi ultimi anni ha registrato numeri da favola, in specie in Europa e negli Usa. E le connessioni crescenti e variegate anche nel mondo dello sport, tra continue acquisizioni e/o sponsorizzazioni e trionfi in serie, rappresentano insieme un veicolo promozionale e un business ulteriormente straordinari. Prova ne sia anche la volontà della Red Bull, giusto in questi giorni, di avviare anche altre analoghe partnership commerciali/pubblicitarie, oltre a quella con il Torino: nella ricchissima Premier, con l’Everton e il Newcastle. Nel 2010, va ricordato, l’allora responsabile di Red Bull Italia, Pedro Silva Nunes, preparò un minuzioso “fascicolo Toro” (incontrò anche i vertici del Comune di Torino), infine presentato al gran capo/fondatore dell’azienda austriaca, Dietrich Mateschitz (morto 2 anni fa: ora comanda il figlio Mark). In ballo, 14 anni fa, la proposta di acquistare il club granata, per (ri)“mettere le ali” al Toro (in Serie B e con Cairo già stracontestato). Mateschitz rimase favorevolmente colpito e incuriosito: «Bravo Pedro, mi hai affascinato con le tue spiegazioni e l’idea in effetti ha il suo bel perché. Ma in questo momento le priorità nello sport per noi sono altre. Magari in futuro, chissà».

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