"Fa sempre piacere, in questi casi, vedere che rappresenti un punto di riferimento per tanti, che sei ricordato con affetto anche dopo molti anni. Decenni».
Punizionecross in rima di Ilic, Zapata sbuca dal mischione in area con intuito e tempismo, il fiuto gli dice di gettarsi in tuffo per poter raggiungere la palla e in volo la colpisce benissimo di testa: 1 a 1. Un gol alla Pulici, è stato scritto. Sia chiaro, un’evocazione: nessun paragone impossibile.
«Mi fa piacere perché è stato un bel gol del Toro, oltretutto importantissimo. E perché significa che la traccia che ho lasciato in granata è sempre lì, anche 50 anni dopo, scavata nella roccia, non disegnata sulla sabbia».
Al Toro serviva come il pane un centravantone così. Pivot e bomber.
«Sono d’accordo. Tatticamente, è sempre utile avere un centravanti di gran fisico, capace di attrarre non uno ma due difensori, di tenere il pallone nelle ripartenze e far salire i compagni, di aprire varchi per loro già solo con la presenza e il suo modo di proteggere la palla. Segna, vede il gol prima di altri, ma è anche generoso. Ottimo rinforzo: mi è sempre piaciuto, della miglior Atalanta è stato un re. Parla la sua carriera. I suoi gol, numerosi».
Andrà gestito fisicamente, però. Ha 32 anni e nell’ultimo biennio è stato frenato da problemi muscolari.
«Che la salute lo assista sempre. Spero che segni come segnava nell’Atalanta più bella. Ha risolto tantissimi problemi, a Bergamo. Zapata è un centravanti che per rendere al meglio ha bisogno anche della forza dei compagni. E i compagni giocano per te solo se ti comporti bene. Se ti fai apprezzare e stimare ogni giorno in allenamento. E poi in partita. Allora sì che ti aiutano nel modo di giocare. Perché ti rispettano. E così si impegnano il doppio per darti palle-gol. E la soddisfazione per l’attaccante diventa doppia. Tutto questo mi sembra che si stia vedendo nel Toro, Duvan si sta integrando sempre meglio».