Pagina 0 | “Dov’è Leao? I numeri li fa solo col Venezia. Fonseca non è un top”

Ex fantasista dei piedi educati. Intenditore di calcio. Stimato opinionista. Antonio Di Gennaro è stato nel 2001 il vice di Fatih Terim al Milan. Con i rossoneri un’esperienza breve, ma intensa, caratterizzata da una bella vittoria nel derby contro l’Inter, ma pure, poco dopo, da un esonero che sembrava aleggiare nell’aria da tempo. Di Gennaro, trova similitudini tra il suo Milan e la situazione attuale di Fonseca con i rossoneri? «No, noi eravamo quarti o quinti in classica e avevamo superato due turni di Coppa Uefa senza nemmeno subire un gol. La squadra per vincere il campionato sarebbe stata costruita la stagione seguente, mentre a noi era stato richiesta la qualificazione in Champions».

Voi tra l’altro rispondeste alle critiche sconfiggendo l’Inter 4-2. «L’avevamo preparato un po’da soli. Era nell’aria questa voce di un possibile cambiamento, il momento era particolare. In più avevamo perso Redondo e Rui Costa si era fatto male. Vincemmo però il derby in modo esaltante».

Due partite più tardi però la sconfitta di Torino costò la panchina a Terim. «Già prima sentivamo che la fiducia stesse mancando, qualche giocatore già più non era dalla parte nostra, sono situazioni nel calcio ci sono sempre state e sempre ci saranno».

Così sembra però che un certo paragone col Milan attuale possa reggere. «No, ripeto, sono situazioni diverse. Oggi gli obiettivi sono diversi. Se cambi Pioli vuoi alzare il livello competitivo, ma Fonseca, che è un tecnico bravo, non è un top. Mi sembra che il Milan sia rimasto lì come standard di allenatore. Fonseca poi, che alla Roma aveva lavorato bene, con la squadra che giocava un buon calcio, ha trovato delle difficoltà in tutti i sensi. Venezia a parte l’inizio di campionato non è decollato, mentre il Liverpool contro il Milan, a parte i primi 15 minuti, ha fatto quello che voleva».

Pioli è arrivato secondo, se vuoi migliorare devi vincere il campionato. «Mi riferivo a quello. Secondo me la rosa del Milan è una buona rosa, ma l’obiettivo attuale è quello di vincere, o quantomeno di competere per vincere».

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Da Leao a Fonseca, i giudizi di Di Gennaro

Storicamente al Milan dopo Liedholm gli allenatori stranieri hanno fatto fatica. «Non le saprei dire. L’esperienza con Terim è nata in modo esaltante, dopo una vittoria della Fiorentina contro il Milan. Il contratto era di due anni, si doveva giocare sempre per vincere, ma l’obiettivo vero erano i primi posti in campionato. Il derby sarebbe potuto essere un passaggio importante, ma non è bastato. Sono convinto che anche se avessimo pareggiato a Torino il nostro destino era già segnato».

Lo è oggi anche quello di Fonseca? «Da ex allenatore, sportivo e uomo di calcio mi auguro di no. Però fa parte del nostro mondo, in Italia è difficile programmare, se perdi tre partite di fila ti rompono le scatole. Vale anche per i grandi giocatori. Prendiamo Leao, è un grande giocatore, ma nelle grandi partite non c’è mai. Poi l’atteggiamento è quello, la parte restante della rosa lo percepisce. Sa che può fare la differenza, ma lo fa quando ha la giornata giusta. Col Liverpool non si è mai visto. Fa i numeri col Venezia, che è una squadra che deve rodarsi. Con tutto il rispetto, devi farli nelle partite che contano».

La colpa di questo inizio di stagione del Milan non è quindi solo di Fonseca. «Quando le cose vanno male, riguarda tutti».

Anche la società, Ibra compreso visto che ha lasciato Milano per motivi personali prima di rientrare in questi giorni? «Uno può andare via, ma rimane sempre in contatto con i suoi referenti. Poi è ovvio che se tu ci sei è meglio. Io ho constatato di persona la vicinanza della società quando lavoravo per i rossoneri. Non potrò mai dire nulla su questo, tanto che capii proprio perché quel Milan era una società vincente. Oggi non sono dentro e non posso esprimermi, dico solo, ma faccio un discorso generale, che la società è tutto, senza non vai nessuna parte».

Come vede il derby? «Bisogna capire se giocheranno per l’allenatore, nel senso se daranno qualcosa in più, non so se potrà bastare il pareggio. L’Inter è favorita, a Manchester ha giocato da squadra matura, il Milan se avesse preso 5-6 gol dal Liverpool non si sarebbe potuto dire nulla. Ma il calcio è bello perché in pochi giorni tutto si può ribaltare. Sia Fonseca che i suoi calciatori sanno che questo tipo di partite ti possono ribaltare una stagione e a volte la carriera».

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