Giustizia sportiva, l’autonomia ha limiti

Il Consiglio di Stato ha ribadito il richiamo del Tar alle regole del giusto processo. Il punto fermo messo dal CdS riguarda molto da vicino quello che sta accadendo alla Juve e ai suoi dirigenti

La questione non è discutere su chi ha vinto o chi ha perso, ma concentrarsi su cosa rappresenta la sentenza del Consiglio di Stato sulla questione della cosiddetta carta Covisoc. E il Consiglio di Stato dice che vale quanto scritto dal Tar un mese fa, ovvero che l’autonomia dell’ordinamento sportivo ha dei limiti e questi limiti sono quelli imposti dal giusto processo, richiamato dallo stesso Tar nell’ordinare alla Procura Federale e alla Covisoc di rendere pubblico il famigerato documento che richiedevano Fabio Paratici e Federico Cherubini per difendersi. Quindi, anche in un processo sportivo deve sempre valere e non può essere violato il diritto di difesa, garantito dalla Costituzione e recepito dallo stesso codice di giustizia dello sport del Coni. A questo punto, decidere se la Federcalcio ha vinto o ha perso, così come registrarne la soddisfazione per l’improcedibilità del ricorso, è assolutamente secondario alla vicenda che interessa milioni di tifosi, juventini e non. Perché il punto fermo messo dal Consiglio di Stato riguarda molto da vicino quello che sta accadendo al club bianconero e ai suoi dirigenti.

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I principi della sentenza del Tar non potranno non ricadere anche sugli altri procedimenti

Il Collegio di Garanzia dello Sport, per esempio, non potrà non tenere conto di quanto sentenziato dal Tar a proposito di diritto di difesa e giusto processo, anche in considerazione del fatto che nell’ampio ricorso juventino questi punti sono piuttosto importanti. Nella frettolosa udienza del 20 gennaio scorso, quando sono stati inflitti i 15 punti di penalizzazione alla Juventus (e lunghe inibizioni per i suoi dirigenti), non solo non era stato possibile conoscere il contenuto della carta Covisoc (indipendentemente dalla sua rilevanza), ma era stato ridotto al minimo il contraddittorio ed era stato cambiato in corsa l’articolo del codice per imputare la Juventus e i suoi dirigenti. Insomma, era stato intaccato non poco il diritto di difesa. E i principi di quella sentenza del Tar non potranno non ricadere anche sugli altri procedimenti che la procura federale sta apparecchiando, partendo dalla cosiddetta manovra stipendi.

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La Juventus ha visto ribadire la correttezza della scelta di accedere al Tar

Ecco perché se la Figc si ritiene soddisfatta, non può non esserlo anche la Juventus. La Federazione temeva che il Consiglio di Stato potesse intaccare ulteriormente il principio della pregiudiziale sportiva (l’ex clausola compromissoria) che serve a mantenere i procedimenti nell’alveo sportivo fino all’ultimo grado (comprensibile, quindi, il sollievo considerate le possibili e gravissime conseguenze che ne sarebbero derivate). Ma la Juventus, così come Paratici e Cherubini, hanno visto ribadire la correttezza della loro scelta di accedere al Tar per avere un atto utile a difendersi, così come il diritto di avere un giusto processo che segua i principi e le logiche del diritto, senza strane scorciatoie. Che, poi, dovrebbe essere l’obiettivo di tutti, Federazione in primis, avere la garanzia di una giustizia giusta, prima ancora che autonoma.

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La questione non è discutere su chi ha vinto o chi ha perso, ma concentrarsi su cosa rappresenta la sentenza del Consiglio di Stato sulla questione della cosiddetta carta Covisoc. E il Consiglio di Stato dice che vale quanto scritto dal Tar un mese fa, ovvero che l’autonomia dell’ordinamento sportivo ha dei limiti e questi limiti sono quelli imposti dal giusto processo, richiamato dallo stesso Tar nell’ordinare alla Procura Federale e alla Covisoc di rendere pubblico il famigerato documento che richiedevano Fabio Paratici e Federico Cherubini per difendersi. Quindi, anche in un processo sportivo deve sempre valere e non può essere violato il diritto di difesa, garantito dalla Costituzione e recepito dallo stesso codice di giustizia dello sport del Coni. A questo punto, decidere se la Federcalcio ha vinto o ha perso, così come registrarne la soddisfazione per l’improcedibilità del ricorso, è assolutamente secondario alla vicenda che interessa milioni di tifosi, juventini e non. Perché il punto fermo messo dal Consiglio di Stato riguarda molto da vicino quello che sta accadendo al club bianconero e ai suoi dirigenti.

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