Pagina 2 | Yildiz, stella Juve in economy come Yamal e Diao: il dato che colpisce

TORINO - In un’epoca calcistica all’insegna della “sopravvalutazione”, con top club europei ormai abituati a blindare i profili più giovani e promettenti offrendo loro contratti monstre, fa specie constatare che i migliori - in termini di rendimento - siano proprio quelli con gli stipendi più bassi… Neanche una settimana fa, a margine della sfida vinta dalla Juventus con il Lecce, raccontavamo lo straordinario impatto di Yildiz con l’universo bianconero e di come il turco - a quota 6 gol e 3 assist in Serie A - condividesse insieme a Lamine Yamal e Assane Diao il podio dei giovani più prolifici d’Europa. 

I numeri

Numeri che, a questo punto, assumono un valore ancora più speciale se si considera che l’ingaggio di Kenan è di gran lunga inferiore a quello degli altri big nati dopo il 2005. Basti pensare alla nuova stella del Psg, Désiré Doué, protagonista in Ligue 1 con 6 reti, a fronte di un ingaggio di 6 milioni netti a stagione; o ad Arda Guler (1 gol per 5.2 milioni di ingaggio), Mathys Tel (2 reti per 4 milioni) ed Endrick (1 gol per lo stesso stipendio del coetaneo in forza al Tottenham). Yildiz, bonus compresi, percepisce 1.5 milioni all’anno. Insomma, poche pretese - dal momento che è il 18° per ingaggio nella rosa della Juventus (solo Cabal, Cambiaso, Alberto Costa e Pinsoglio prendono di meno) - a fronte di una resa ai massimi livelli…

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

La promessa mantenuta

Certo, il rinnovo di contratto siglato in estate fino al 2029, con tanto di passaggio alla maglia numero 10, non era roba da poco. Un attestato di stima da parte della Juventus. Un premio prestigioso, da ricambiare in campo, migliorandosi sempre, partita dopo partita. Il giusto compenso per un giovane da proteggere e spronare, sulla falsa riga di quanto fatto fin qui dal Barcellona con il futuro pallone d’oro, Lamine Yamal. Kenan ha tenuto fede a quella promessa: negli ultimi mesi - seppur con qualche blackout passeggero - ha messo a tacere i suoi detrattori più accaniti, prendendo la Juventus per mano nei momenti più complicati. Dal gol lampo nell’esordio in Champions contro il Psv, alla clamorosa doppietta siglata contro l’Inter a San Siro, prima di finire inghiottito nel pessimismo cosmico della gestione Motta. Dall’arrivo di Tudor, Yildiz ha ricominciato ad assaporare quell’anarchia calcistica da tempo bandita nello spogliatoio bianconero.

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I gol decisivi

Il tecnico croato lo ha spogliato da quei compiti - difensivi e non - precedentemente richiestogli da Thiago, permettendogli di svariare su tutto il fronte offensivo. E non vi è nulla di eccezionale o avanguardistico in ciò: bastava farsi ispirare dal numero di maglia del turco per metterlo nelle condizioni di rendere al meglio... Del resto, i risultati si sono visti subito: Yildiz ha ricominciato a sprigionare tutto l’estro calcistico di cui dispone con dribbling, colpi di tacco, imbucate a innescare le ripartenze dei compagni... Ma soprattutto ha ritrovato il feeling con il gol - contro Genoa e Lecce, peraltro entrambi decisivi - dopo diversi mesi di astinenza. La Juventus non può permettersi di fare a meno dei suoi guizzi in ottica Champions. Ecco che allora Yildiz dovrà fare l’ennesimo passettino in avanti: ci vuole un finale al top per convincere la dirigenza bianconera a rimettere mano al portafoglio e a ritoccare quel contratto firmato neanche un anno fa.

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La promessa mantenuta

Certo, il rinnovo di contratto siglato in estate fino al 2029, con tanto di passaggio alla maglia numero 10, non era roba da poco. Un attestato di stima da parte della Juventus. Un premio prestigioso, da ricambiare in campo, migliorandosi sempre, partita dopo partita. Il giusto compenso per un giovane da proteggere e spronare, sulla falsa riga di quanto fatto fin qui dal Barcellona con il futuro pallone d’oro, Lamine Yamal. Kenan ha tenuto fede a quella promessa: negli ultimi mesi - seppur con qualche blackout passeggero - ha messo a tacere i suoi detrattori più accaniti, prendendo la Juventus per mano nei momenti più complicati. Dal gol lampo nell’esordio in Champions contro il Psv, alla clamorosa doppietta siglata contro l’Inter a San Siro, prima di finire inghiottito nel pessimismo cosmico della gestione Motta. Dall’arrivo di Tudor, Yildiz ha ricominciato ad assaporare quell’anarchia calcistica da tempo bandita nello spogliatoio bianconero.

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