Stoccarda dista da Lipsia circa 480 chilometri, parecchi eventi più e meno recenti nella storia della Germania, differenti filosofie calcistiche ma, soprattutto, 20 giorni esatti di calcio durante i quali Francisco Conceiçao è passato da un gol di sfavillante bravura e furbizia alla “polvere” di un’espulsione che ha scatenato polemiche, ire, discussioni. E soprattutto che ha innescato problematiche nella gestione mottiana di una rosa già falcidiata da infortuni, perché hai voglia a sostenere che sono tutti uguali e che contano gli allenamenti (scelta più che mai opportuna, e chiaramente proficua nella gestione, dal punto di vista comunicativo tanto interno quanto esterno) per indirizzare le scelte di formazione. Poi, però, la realtà inossidabile racconta che nessun altro in rosa (o quasi: occhio ad Adzic) possiede le caratteristiche di Chico, uno in grado di puntare l’uomo e di determinare la superiorità numerica.
L'arma in più della Juve
Caratteristiche che, per esempio, si sarebbero rivelate preziose già sabato contro una Lazio chiusa a riccio per necessità. Al di là della situazione contingente, le qualità di Conceiçao junior sono comunque preziose perché ormai sono davvero pochi i giocatori che possiedono la capacità di saltare l’uomo nel dribbling e nello spazio stretto con le qualità del brevilineo che ti lascia sul posto, confuso e stranito rispetto alla linearità degli avversari tradizionali. Caratteristiche che hanno la convinzione del club, più volte ribadita, di riscattare il ragazzo al Porto a fine stagione: dopo il prestito di 7 milioni, ingaggio compreso, ne serviranno altri 30 per esercitare la clausola e la Juve vuole procedere prima che vi sia l’inserimento di altri club. Il gol segnato a Lipsia è stato un paradigma: dribbling stretto e ripetuto a disorientare Raum e, poi, con il colpo di giustezza per rubare il tempo al portiere avversario e piazzare la palla rasoterra sul palo più lontano.