Il retroscena Champions
Il suo ottimismo da dove deriva?
"Da come giochiamo a calcio. Da come teniamo il campo. Da come il nostro allenatore Sebastian Hoeness ha forgiato il gruppo. Al Bernabéu nella prima giornata abbiamo perso 3-1, ma eravamo sull’1-1 fino a 7’ dalla fine. A questo proposito voglio raccontare un retroscena. Molto significativo. Dopo quella partita contro il Real, la squadra detentrice della Champions League, il club più famoso e più forte del mondo con 15 Champions in bacheca, siamo tornati in albergo per la cena. Sarà stata all’incirca mezzanotte. C’era un salone riservato per noi, eravamo un centinaio di persone fra dirigenti, sponsor, ospiti vip, invitati, accompagnatori, ecc. Quando è arrivata la squadra, ripeto sconfitta 3-1, s’è alzato un applauso spontaneo, fragoroso e prolungato. Sarà durato quasi tre minuti. Impressionante. A dimostrazione di quanto regni la fiducia nell’ambiente che ci circonda".
C’è un segreto in questo Stoccarda?
"Sì, tre. Mi riferisco ai componenti dello staff tecnico. In primis l’allenatore Sebastian Hoeness, 42 anni. E poi i suoi fedelissimi assistenti Malik Fathi, di origine turca, e David Krecidlo, entrambi quarantenni. Fra l’altro Seb e David sono cognati dato che il nostro 'cheftrainer' ha sposato la sorella del suo vice. Grazie a loro si respira un clima d’armonia non solo nello spogliatoio, ma che va dal presidente al magazziniere. Hanno fatto e continuano a svolgere un lavoro mastodontico. E hanno fatto crescere tantissimi giocatori. In occasione delle ultime uscite di Nations League sono stati convocati nella Germania 6 giocatori dello Stoccarda: Nübel, Mittelstädt, Führich, Stiller, Undav e Leweling. Mai successo nella storia del club, neppure quando c’ero io con i fratelli Förster, Dieter Hoeness e Kelsch. Al massimo eravamo in 5 selezionati nella 'Mannschaft'...".