Il segreto dietro la difesa di ferro della Juve
Una solidità, quella bianconera, niente affatto scontata, anche se pure nella scorsa stagione era stata il punto di forza sia della Juve sia del Bologna di Motta (terza difesa del campionato dopo Inter e proprio Juve). Tuttavia il cambio di modulo, col passaggio dalla difesa a 3 a quella a 4, e di atteggiamento, dalla scelta di lasciare l’iniziativa agli avversari per poi sfruttare gli spazi concessi a quella di assumerla, l’iniziativa, per provare a crearli, potevano minare quella solidità. Cosa in effetti accaduta in precampionato, con i 7 gol subiti nei test con Norimberga (3), Brest (2) e Atletico (2). Un andamento preoccupante a cui Motta ha saputo porre rimedio, bilanciando bene fasi di pressione, riaggressione e difesa posizionale, quest’ultima spesso 5-4-1 con l’abbassamento di Locatelli o Thuram. Su queste fondamenta ora il tecnico deve costruire molto altro, ma in questo lo aiuterà il fondamentale raggiungimento della piena forma da parte degli “operai specializzati”, alcuni dei quali (in primis Koopmeiners e Gonzalez, allenatisi da soli per quasi tutto agosto) non possono certo averla già raggiunta. Perché "Quando si entra negli ultimi 30 metri - e sono parole di Maurizio Sarri, uno che all’organizzazione dà una certa importanza - ci sono giocatori che fanno la differenza e altri no".