Juve senza gol, Motta si interroga: le due soluzioni per cambiare rotta

Dopo l’avvio entusiasmante con due vittorie per 3-0 su Como e Verona, è arrivato il terzo pareggio di fila senza reti in campionato: col Napoli 65% di possesso e un tiro

TORINO - Vero, serve tempo per vedere gli effetti delle rivoluzioni. Si sa, i cambiamenti, soprattutto quelli radicali, non possono produrre frutti immediati. Lo sapevano e lo sanno anche alla Juve, mondo Juve: dirigenti e tifosi. Ma l’avvio scintillante con Como e Verona al Bentegodi aveva accecato: un doppio tre a zero in grado di accendere sogni magnifici con quella marea di occasioni da gol a creare un solco netto con la Juve compassata e made in Allegri della stagione passata. In realtà, proprio quando tutti si erano convinti che era appena partita la stagione dello show ecco in campionato tre pareggi senza reti con Empoli, Roma e Napoli e sostanzialmente senza emozioni, se si eccettuano due palle pericolose create in casa dei toscani. Troppo poco in assoluto, a prescindere dai raffronti con la squadra della stagione passata. Se il fiore all’occhiello di questa Juventus in campionato è la difesa imbattuta dopo cinque giornate (successo solo un’altra volta in tutta la storia del club nel 2014/15 proprio con Max, che però le aveva vinte tutte in quel frangente), l’aspetto preoccupante è quanto poco produca a livello di pericoli nonostante il significativo possesso palla.

Juve, tanto possesso ma poche occasioni

L’ultima partita con il Napoli sotto questo punto di vista è stata più che mai indicativa: 65% di possesso palla, oltre 700 passaggi (circa il doppio dei partenopei) per produrre di fatto un solo tiro. È evidente che di questo passo è difficile immaginare un risultato diverso sabato in casa del Genoa (dove si giocherà di nuovo alle 18), urge cambiare qualcosa. Thiago Motta è chiamato a trovare un modo per accendere una manovra che oltre ad apparire lenta e quindi spesso prevedibile, fatica a innescare giocatori dal potenziale offensivo doc quali Nico Gonzalex, Koopmeiners e Yildiz. Un vero e proprio delitto a cui occorre trovare un pronto rimedio.

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Perché Douglas Luiz può risolvere i problemi

In realtà la soluzione potrebbe essere particolarmente semplice: dare finalmente spazio a Douglas Luiz che ha proprio nelle proprie corde oltre il concetto dell’assist (l’anno scorso in Premier addirittura 10 come i gol nelle 53 partite disputate con l’Aston Villa) anche quello della giocata sopra le righe: la classica imbucata capace di penetrare le linee di passaggio che, per esempio, il Napoli all’Allianz ha saputo interpretare alla perfezione bloccando di fatto sul nascere ogni tentativo bianconero. Se a inizio stagione il fattore condizione fisica da recuperare, dopo le fatiche di Coppa America, trovava una giustificazione più che mai autorevole, ora non più. La Juve, questa Juve, non può prescindere dalla classe del brasiliano, soprattutto se deve scardinare un guscio allestito con intelligenza tattica sopra la media. Douglas Luiz è stato titolare solo nella gara di Empoli. Prima e dopo minutaggi da “contorno” o poco più (idem in Champions League nel tris rifilato al Psv) e contro il Napoli... minuti zero! Ci si aspetta un utilizzo diverso e non tanto per il fatto che sia costato 51 milioni. Il centrocampista è il prototipo del giocatore che sinora è mancato alla Juventus per accendere la miccia e quindi innescare il reparto d’attacco, Vlahovic in testa ma non solo.

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La Juve ha bisogno del miglior Vlahovic

E a proposito di Dusan, al netto dei suoi errori e delle sue lacune, bisogna dire che il tridente schierato da Thiago non lo ha quasi mai assistito al meglio. E anche in questo caso le scelte di Thiago aprono spazio a più di una perplessità. Infatti in tre partite disputate in otto giorni (Empoli, Psv e Napoli) è sempre partito con lo stesso tridente (Nico Gonzalez-Koopmeiners -Yildiz) alle spalle del serbo e tenuto conto del fatto che l’argentino e l’olandese sono arrivati a Torino per ultimi, con una condizione fisica da migliorare, non ci si è stupiti nel vedere il tridente al ribasso soprattutto nella gara contro la squadra di Conte. Se è vero che il tecnico a Bologna ha più volte puntato sulla stessa ossatura, ora con gli impegni di Coppa che prosciugano energie dovrà cambiare. Le opzioni non gli mancano in avanti visto che Mbangula si è dimostrato all’altezza e Adzic viene segnalato tra i più in forma negli allenamenti. Nel giro di una settimana ecco un altro trittico: Genoa, Lipsia e Cagliari. Dunque: più Douglas Luiz e turnover nel tridente a supporto della punta.

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TORINO - Vero, serve tempo per vedere gli effetti delle rivoluzioni. Si sa, i cambiamenti, soprattutto quelli radicali, non possono produrre frutti immediati. Lo sapevano e lo sanno anche alla Juve, mondo Juve: dirigenti e tifosi. Ma l’avvio scintillante con Como e Verona al Bentegodi aveva accecato: un doppio tre a zero in grado di accendere sogni magnifici con quella marea di occasioni da gol a creare un solco netto con la Juve compassata e made in Allegri della stagione passata. In realtà, proprio quando tutti si erano convinti che era appena partita la stagione dello show ecco in campionato tre pareggi senza reti con Empoli, Roma e Napoli e sostanzialmente senza emozioni, se si eccettuano due palle pericolose create in casa dei toscani. Troppo poco in assoluto, a prescindere dai raffronti con la squadra della stagione passata. Se il fiore all’occhiello di questa Juventus in campionato è la difesa imbattuta dopo cinque giornate (successo solo un’altra volta in tutta la storia del club nel 2014/15 proprio con Max, che però le aveva vinte tutte in quel frangente), l’aspetto preoccupante è quanto poco produca a livello di pericoli nonostante il significativo possesso palla.

Juve, tanto possesso ma poche occasioni

L’ultima partita con il Napoli sotto questo punto di vista è stata più che mai indicativa: 65% di possesso palla, oltre 700 passaggi (circa il doppio dei partenopei) per produrre di fatto un solo tiro. È evidente che di questo passo è difficile immaginare un risultato diverso sabato in casa del Genoa (dove si giocherà di nuovo alle 18), urge cambiare qualcosa. Thiago Motta è chiamato a trovare un modo per accendere una manovra che oltre ad apparire lenta e quindi spesso prevedibile, fatica a innescare giocatori dal potenziale offensivo doc quali Nico Gonzalex, Koopmeiners e Yildiz. Un vero e proprio delitto a cui occorre trovare un pronto rimedio.

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