Cambiaso, è della Juve l'apriscatole Italia: con Vlahovic si era già visto

La sua duttilità si vede pure in Nazionale: così Thiago Motta sta lavorando anche sulla sua personalità

Unico juventino nella “nuova” Nazionale di Luciano Spalletti, Andrea Cambiaso ha rappresentato l’esempio plastico della moderna duttilità che si chiede oggi agli interpreti dei ruoli, il suo in particolare visto che è sempre più dalle fasce che si determinano la superiorità numerica o la giocata con cui allargare le difese avversarie. Intendiamoci, non che non lo abbia già dimostrato nella Juventus fin dall’anno scorso (ricordate come “uscì dal binario” nella finale di Coppa Italia per trovare lo spazio in cui servire in verticale Vlahovic? Molte cose si costruiscono con sul tempo anche…), ma la crescita è continua anche e soprattutto a livello di personalità. Quella che, siamo di nuovo lì, ha costruito nel primo difficilissimo anno juventino (difficile, per esempio, che lo si veda ancora inginocchiarsi scosso dalla tensione per un pari agguantato all’ultimo minuto) e che gli ha permesso di giocare da veterano al Parco dei Principi, senza palesare il minimo timore reverenziale. Dal punto di vista tattico, ed ecco il punto della sua intelligente capacità di interpretare momenti e movimenti, è stata una delle chiavi del successo azzurro.

Cambiaso, il ruolo

Da “quinto” di destra, infatti, ha capito quando era il momento di andare sul fondo e di rimettere in mezzo il cross che poi Frattesi ha spedito sulla traversa, ma ha pure intuito la possibilità di rientrare per entrare dalla linea alta dell’area. E che gli esterni fossero determinanti nello cardinale la disorganizzata difesa francese lo ha confermato l’azione del secondo gol, sublimazione perfetta della scuola del 3-5-2 con il pallone che ha tagliato il campo in orizzontale da un esterno all’altro e Cambiaso è stato bravissimo a rimetterla dall’altra parte dove Tonali e Dimarco hanno confezionato lo scambio bello e letale. Precisione, conoscenza, coraggio e velocità d’esecuzione (e ci perdonino da lassù per aver avvilito la poesia nella citazione) che hanno stordito i francesi e confermato, appunto, come il ragazzo di Genova sia ormai candidato a diventare un cardine azzurro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Cambiaso, le parole dopo la Francia

È stato, suo malgrado, anche protagonista involontario del gol-lampo francese, ma il pallone che aveva alleggerito a Di Lorenzo era perfetto… Ma non si è scomposto: «Abbiamo giocato una gran partita sul piano dell'orgoglio e dell'approccio - ha detto ieri ai microfoni Rai - E si è visto nonostante dopo appena pochi secondi sia arrivato il loro gol e ci fossimo trovati in svantaggio al Parco dei Principi. Ci siamo sentiti tutti più liberi di giocare. Non che prima non lo fossimo, il ct è sempre stato molto disponibile. Ma il cambio di gioco che ha deciso di mettere in atto è stato l'arma vincente». Una comfort zone che permette di esprimersi senza dover pensare all’esecuzione perché in parità vince la ripetizione consolidata e rapida, quando non hai a disposizione il genio individuale: «Giocando con due esterni nel centrocampo a cinque come me e Dimarco avevamo questa possibilità e l'abbiamo sfruttata, loro difendendo a quattro l'hanno sofferta e questo ci ha favoriti. È stata l'arma vincente».

E lui ha saputo innescarla alla perfezione, alimentando la convinzione che il passato sia ormai alle spalle: «Dopo quello che è successo all’Europeo eravamo distrutti e avevamo grande voglia di rivalsa, In questi quattro giorni c'è stato grande entusiasmo, abbiamo dimenticato quanto successo, visto che non possiamo tornare indietro e cancellare tutto, e abbiamo guardato avanti». E se ci sarà da variare il 3-5-2, Spalletti sa di poter contare su Cambiaso, uno che dove lo metti gioca. E bene.

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Unico juventino nella “nuova” Nazionale di Luciano Spalletti, Andrea Cambiaso ha rappresentato l’esempio plastico della moderna duttilità che si chiede oggi agli interpreti dei ruoli, il suo in particolare visto che è sempre più dalle fasce che si determinano la superiorità numerica o la giocata con cui allargare le difese avversarie. Intendiamoci, non che non lo abbia già dimostrato nella Juventus fin dall’anno scorso (ricordate come “uscì dal binario” nella finale di Coppa Italia per trovare lo spazio in cui servire in verticale Vlahovic? Molte cose si costruiscono con sul tempo anche…), ma la crescita è continua anche e soprattutto a livello di personalità. Quella che, siamo di nuovo lì, ha costruito nel primo difficilissimo anno juventino (difficile, per esempio, che lo si veda ancora inginocchiarsi scosso dalla tensione per un pari agguantato all’ultimo minuto) e che gli ha permesso di giocare da veterano al Parco dei Principi, senza palesare il minimo timore reverenziale. Dal punto di vista tattico, ed ecco il punto della sua intelligente capacità di interpretare momenti e movimenti, è stata una delle chiavi del successo azzurro.

Cambiaso, il ruolo

Da “quinto” di destra, infatti, ha capito quando era il momento di andare sul fondo e di rimettere in mezzo il cross che poi Frattesi ha spedito sulla traversa, ma ha pure intuito la possibilità di rientrare per entrare dalla linea alta dell’area. E che gli esterni fossero determinanti nello cardinale la disorganizzata difesa francese lo ha confermato l’azione del secondo gol, sublimazione perfetta della scuola del 3-5-2 con il pallone che ha tagliato il campo in orizzontale da un esterno all’altro e Cambiaso è stato bravissimo a rimetterla dall’altra parte dove Tonali e Dimarco hanno confezionato lo scambio bello e letale. Precisione, conoscenza, coraggio e velocità d’esecuzione (e ci perdonino da lassù per aver avvilito la poesia nella citazione) che hanno stordito i francesi e confermato, appunto, come il ragazzo di Genova sia ormai candidato a diventare un cardine azzurro.

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