Numeri e statistiche
Ed ecco che i numeri, in questo caso sì, possono rivelarsi preziosi. L’ex Sassuolo, nell’ultimo triennio, aveva toccato in media 58,8 palloni a partita, mentre al Bentegodi si è assestato su statistiche quasi raddoppiate. Il centrocampista, prossimo a ritrovare anche la maglia della Nazionale, si è infatti reso protagonista di 113 tocchi, con l’88% dei passaggi riusciti, 3 contrasti vinti su 4 e un prezioso pallone sradicato dai piedi di Duda, quello poi trasformato da Vlahovic nel gol del vantaggio. Cifre figlie anche di un differente approccio alla gara da parte di tutta la squadra, come testimonia il dato sui contrasti: di fronte a un Verona con la bava alla bocca, infatti, i bianconeri hanno comunque saputo prevalere (22 a 14) nei contrasti totali. Così come nel possesso palla, e anche in maniera piuttosto netta (60 a 40).
Gli altri numeri che supportano la tesi
Ma sono numerosi gli aspetti che supportano la tesi, sia in fase di possesso palla che in fase invece difensiva. L’intervento di ginocchio con cui Di Gregorio ha negato la gioia del gol a Tengstedt nel finale di partita, a Verona, per esempio, è risultato il primo intervento dell’ex portiere del Monza da quando difende i pali della Juventus. Nessuna parata contro il Como, una allo scadere in Veneto. In controtendenza con la passata stagione, quando al Bentegodi la squadra di Allegri aveva subito addirittura 9 tiri nello specchio, ma anche con un pre-campionato in cui la creatura di Thiago Motta era parsa ancora fragile nel fondamentale. Altri esempi? Da una porta all’altra, il comun denominatore non muta. Vlahovic, nei primi due turni di questo campionato, è stato messo con più frequenza nelle condizioni di colpire a rete, tanto che le conclusioni in porta sono già state 8: 5 con il Como e 3 con il Verona. Risultato: due gol, due legni e una rete annullata per un cervellotico fuorigioco. Se la media del bomber serbo resterà questa, a proposito di numeri, il trono di capocannoniere di Lautaro Martinez potrebbe vacillare...