Passato, presente e futuro: Motta fa brillare la Juve, Mbangula storia esemplare

Contro il Como la squadra del tecnico italobrasiliano è stata bella convinta, “felice", per dirla con l’azzeccata definizione proprio di Fabregas. Sul gol annullato a Vlahovic...

Sono Thiago Motta e questa è la mia Juventus. La prima formazione ufficiale del nuovo allenatore vale diecimila conferenze stampa, dove ormai si dicono banalità assortite. Mentre tutt’altro che banale è la distinta che consegna al discutibile Marcenaro prima della partita. Alzi la mano chi sapeva qualcosa di Samuel Mbangula (a parte i più attenti lettori di Tuttosport, che aveva dedicato al belga molte citazioni fin dai tempi della Primavera di Paolo Montero). Vederlo titolare, per di più lasciando in panchina Douglas Luiz, il pezzo più costoso della campagna acquisti, è una scelta che, prima della partita, si posiziona fra la voglia di sorprendere e l’arroganza. Dopo la partita è nella zona del “giù il cappello, Thiago”, perché non solo il ragazzo ha giocato bene, ma ha pure realizzato il primo gol, inaugurando l’era Motta e timbrando la prima, bellissima, vittoria ufficiale con l’italobrasiliano in panchina.

Motta, Juve che esalta un popolo

Roba vera, roba che esalta un popolo, quello bianconero, che da tempo non vedeva dominare così una partita dalla Juventus. Attenzione, però, la cosa peggiore che possono fare adesso i tifosi e l’ambiente è continuare a vivere di antagonismi, dividendosi su Allegri e il recente passato del club. È completamente inutile e anche un po’ insensato interpretare la partita di ieri in contrasto con quanto visto nelle ultime stagioni e proseguire lo stucchevole dibattito che spacca in due il mondo bianconero. Se non altro perché Motta ha avuto il coraggio di mandare in campo il ventenne Mbangula. Ma il giocatore è stato scoperto dagli scout bianconeri nel 2020, preso quando aveva sedici anni, dalle giovanili dall’Anderlecht, da Federico Cherubini e Claudio Chiellini e cresciuto in quella fi liera che ha generato anche Yildiz, Savona e Fagioli (tutti in campo ieri). Aperta parentesi: Mbangula non aveva impressionato nel suo periodo in Primavera, se non ci fosse stata la seconda squadra, avrebbe iniziato il solito dispersivo giro di prestiti nei quali il suo talento rischiava di evaporare come capita a decine di suoi coetanei. È invece rimasto nell’ambiente Juve, ha avuto modo di allenarsi con campioni di alto livello e l’occasione di farsi notare da Thiago Motta. Quelli che non ha ancora capito come funzionano e perché funzionano le seconde squadre ripensino al destino di Mbangula, eroe tutt’altro che per caso della prima giornata juventina.

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Juve nuova e bella

Chiusa parentesi. Insomma la Juventus di ieri è nuova e bella, c’è tantissimo del lavoro di Thiago Motta e Cristiano Giuntoli, ma affonda inevitabilmente le radici nell’operato dei loro predecessori. È presto per capire dove e come andrà a finire questa Juventus, non bastano, per rendere solide le previsioni, tre gol al Como del saggio e brillante Fabregas. Ma è indubbio che la Juventus si è divertita e ha divertito: non è poco. Parte della frustrazione accumulato nel recente passato dal popolo bianconero derivava anche dalla qualità dello spettacolo e dall’approccio. Ieri la Juventus è stata bella e convinta., «felice», per dirla con l’azzeccata defi nizione proprio di Fabregas. Così felice da non arrabbiarsi nel vedersi annullare un gol per il fuorigioco più cervellotico degli ultimi anni: Vlahovic, infatti, la butta dentro dopo 12 tocchi e 6 passaggi fra i suoi compagni. Vero, nessuno degli avversari tocca il pallone, ma sostenere che si tratti della stessa azione è un insulto al buon senso. Meglio parlarne ora, con un gol che non conta se non per l’umore del povero Dusan: questo metro di giudizio può fare disastri, perché al netto della bontà tecnicistica della decisione, il problema è sempre spiegarlo a chi guarda e usa la testa, non i cavilli. Nella scorsa stagione, situazioni analoghe hanno condizionato una manciata di partite della Juventus. A ‘sto giro è poco più di una curiosità. E anche questo è un bel passo avanti.

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Sono Thiago Motta e questa è la mia Juventus. La prima formazione ufficiale del nuovo allenatore vale diecimila conferenze stampa, dove ormai si dicono banalità assortite. Mentre tutt’altro che banale è la distinta che consegna al discutibile Marcenaro prima della partita. Alzi la mano chi sapeva qualcosa di Samuel Mbangula (a parte i più attenti lettori di Tuttosport, che aveva dedicato al belga molte citazioni fin dai tempi della Primavera di Paolo Montero). Vederlo titolare, per di più lasciando in panchina Douglas Luiz, il pezzo più costoso della campagna acquisti, è una scelta che, prima della partita, si posiziona fra la voglia di sorprendere e l’arroganza. Dopo la partita è nella zona del “giù il cappello, Thiago”, perché non solo il ragazzo ha giocato bene, ma ha pure realizzato il primo gol, inaugurando l’era Motta e timbrando la prima, bellissima, vittoria ufficiale con l’italobrasiliano in panchina.

Motta, Juve che esalta un popolo

Roba vera, roba che esalta un popolo, quello bianconero, che da tempo non vedeva dominare così una partita dalla Juventus. Attenzione, però, la cosa peggiore che possono fare adesso i tifosi e l’ambiente è continuare a vivere di antagonismi, dividendosi su Allegri e il recente passato del club. È completamente inutile e anche un po’ insensato interpretare la partita di ieri in contrasto con quanto visto nelle ultime stagioni e proseguire lo stucchevole dibattito che spacca in due il mondo bianconero. Se non altro perché Motta ha avuto il coraggio di mandare in campo il ventenne Mbangula. Ma il giocatore è stato scoperto dagli scout bianconeri nel 2020, preso quando aveva sedici anni, dalle giovanili dall’Anderlecht, da Federico Cherubini e Claudio Chiellini e cresciuto in quella fi liera che ha generato anche Yildiz, Savona e Fagioli (tutti in campo ieri). Aperta parentesi: Mbangula non aveva impressionato nel suo periodo in Primavera, se non ci fosse stata la seconda squadra, avrebbe iniziato il solito dispersivo giro di prestiti nei quali il suo talento rischiava di evaporare come capita a decine di suoi coetanei. È invece rimasto nell’ambiente Juve, ha avuto modo di allenarsi con campioni di alto livello e l’occasione di farsi notare da Thiago Motta. Quelli che non ha ancora capito come funzionano e perché funzionano le seconde squadre ripensino al destino di Mbangula, eroe tutt’altro che per caso della prima giornata juventina.

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