Pagina 3 | Thuram e il feeling Juve-Francia: da Henry a Deschamps, Pogba e Vieira...

La gioia di uno scudetto vinto l’ha già assaporata da piccolissimo quando suo papà, Lilian, ne conquistò quattro con la maglia della Juventus e lui, assieme al fratello Marcus, festeggiava al Delle Alpi con la bandiera bianconera. Adesso Khephren Thuram, a 23 anni (è nato nel 2001 a Reggio Emilia quando il papà era un giocatore del Parma, ma nell’anno in cui è passato alla Juventus diventando una colonna della difesa), vuole seguire le orme parterne e riportare il tricolore a Torino sfidando il fratello, attaccante dell’Inter campione d’Italia. «Ero piccolo quando la Juve ha vinto i quattro scudetti e non mi ricordo molto - racconta durante la presentazione ufficiale, con il dt Giuntoli e il suo braccio destro Pompilio seduti in prima fila -. Spero di vincerne tanti altri con questo club. Mio papà mi ha detto che la Juventus è la squadra più grande d’Italia e tra le più grandi al mondo. Bisogna approfittare di ogni momento che passerò qui, non solo per i tanti campioni che ci sono ma anche per lo staff e la dirigenza, sono tra le migliori. Per me sarà un’occasione di crescita e apprendimento, come persona e come giocatore».

Thuram, entusiasmo Juve

Il più giovane dei Thuram sprizza entusiasmo da ogni poro: sincero e sorridente, ma anche gentile e disciplinato, non nasconde l’emozione anche se il suo arrivo alla corte della Vecchia Signora non ha stupito perché la Juventus era nel suo destino. «La prima volta che si sono interessati a me avevo 17 anni ed ero al Monaco - ricorda - ma volevo crescere come giocatore prima di arrivare qui, per questo ho scelto il Nizza. Essere qui è un sogno, così come è stato un sogno la prima volta che ho parlato con Giuntoli e con il tecnico. Fin da piccolo ho sempre desiderato giocare alla Juve, dove sono passati moltissimi giocatori francesi, dei nomi di grandissimo prestigio. Sono ancora più orgoglioso di poter indossare questa maglia che ha un grande significato e una grande storia. Quindi, ogni giorno mi sveglio e sento di avere una grande fortuna».

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Juve, tradizione francese

Thuram allunga la lista dei giocatori transalpini che si sono trasferiti a Torino nella storia passata e recente: da Platini a Deschamps, dal papà a Henry, da Vieira a Matuidi, da Pogba a Rabiot. E molti di loro hanno segnato la carriera di Khepren: Henry lo ha fatto debuttare in Champions a 17 anni con il Monaco, Deschamps lo ha fatto esordire in Nazionale, al Nizza è stato invece allenato da Patrick Vieira, uno dei suoi idoli. «L’altro è Pogba, ma con Paul non ho mai parlato direttamente, lo seguo fin da piccolo, è amico di mio fratello, mi sono sempre piaciute le sue qualità e pure i suoi cambi di capelli... Sia Vieira sia Henry mi hanno dato tanti consigli e mi hanno parlato della Juventus. Mi hanno detto che, arrivando qui, la mia carriera stava prendendo il largo. Sono orgogliosi per me e io sono loro riconoscente. Anche Deschamps mi ha parlato molto e farò tesoro delle sue parole. Ovviamente, però, il mio principale consigliere è papà: lo sento tutti i giorni ed è lui la persona con cui mi confronto di più».

Oltre al papà c’è pure il fratello, Marcus, a cui Khephren è molto legato e rappresenta una fonte di ispirazione. «Lui dice che io sono il più forte in famiglia perché mi vuole bene. Ma per me è lui il top della famiglia, è un modello, gioca in Nazionale e fa l’attaccante, segna molti gol, riesce a essere assistman. Per me lui è il più forte». Il derby d’Italia, e la lotta scudetto, si è già assicurato una sfida in famiglia: «La stagione non è ancora iniziata, vedremo... - sottolinea con pacatezza Khephren -. E mio papà sarà felice sia che sia io a vincere sia Marcus, siamo i suoi figli».

Thuram, l'idea di Thiago Motta

Il trasferimento di Thuram jr. si è concretizzato con l’inizio della nuova era bianconera targata Thiago Motta, tecnico che ha avuto un ruolo importante nella scelta di Khephren visto che in carriera è stato un grande centrocampista. «Da giocatore è stato eccezionale - sostiene -, molto intelligente, che sapeva difendere molto bene e lavorava con il suo gruppo. Potrò imparare molto da lui. So che se avrò delle domande, lui mi saprà rispondere e aiutare. Con il mister parlo tutti i giorni, mi ha dato anche dei buoni consigli ma non posso svelarli per non dare vantaggi alle avversarie. Ma devo ringraziare anche Farioli, mio tecnico al Nizza: mi ha dato fiducia, aspettato e spinto parecchio lo scorso anno». Di sé come centrocampista Thuram dà un’identikit preciso, consapevole delle sue qualità ma allo stesso tempo esternando grande umiltà: «Non ho un ruolo preferito, posso giocare da play o mezzala, dipende dove il tecnico vuole che io giochi. Amo molto far girare la palla, ma anche andare avanti e verticalizzare. Ho anche una grande dinamicità e gioco molto con palla al piede. Riesco a recuperare palloni pure in modo aggressivo. Sono un giocatore completo, ma ho ancora tanta strada da fare. Le mie caratteristiche sono adatte alla Serie A. So che è molto tattica, con squadre di alto livello. È la prima volta che mi confronto con un campionato diverso e dovrò riadattarmi».

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Thuram e il compito Juve

Thuram ha ben presente quello che sarà il suo compito. «Sono io che devo creare un ponte tra la difesa e l’attacco e sicuramente sono quello che deve dare equilibrio e creare supporto alla squadra, recuperando tanti palloni». Ma non si pone come obiettivo quello di segnare di più (appena 10 gol con i club): «Sì, mi piacerebbe perché la vedo come una crescita, ma non è la cosa più importante per me, non è il compito principale, per questo ci sono gli attaccanti». Alla Juventus ha scelto la maglia 19, stesso numero che aveva al Nizza, e non la 21, quella di suo papà. Proprio Lilian e la sua ex moglie Sandra nello scegliere di chiamarlo Khephren hanno pensato a un futuro luminoso per lui. Il nome è quello di un faraone, il figlio di Cheope, la traduzione letterale si può sintetizzare in «sole che si alza». Un nuovo inizio, per lui e per la Juventus.

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Thuram e il compito Juve

Thuram ha ben presente quello che sarà il suo compito. «Sono io che devo creare un ponte tra la difesa e l’attacco e sicuramente sono quello che deve dare equilibrio e creare supporto alla squadra, recuperando tanti palloni». Ma non si pone come obiettivo quello di segnare di più (appena 10 gol con i club): «Sì, mi piacerebbe perché la vedo come una crescita, ma non è la cosa più importante per me, non è il compito principale, per questo ci sono gli attaccanti». Alla Juventus ha scelto la maglia 19, stesso numero che aveva al Nizza, e non la 21, quella di suo papà. Proprio Lilian e la sua ex moglie Sandra nello scegliere di chiamarlo Khephren hanno pensato a un futuro luminoso per lui. Il nome è quello di un faraone, il figlio di Cheope, la traduzione letterale si può sintetizzare in «sole che si alza». Un nuovo inizio, per lui e per la Juventus.

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