Quando Boniperti fece sua la frase
Almeno fino a quando non se la prende Giampiero Boniperti, circa quarant'anni dopo. Come sia arrivata nella Torino di fine Anni 80 dagli Stati Uniti Anni 50 non è ancora del tutto chiarito, anche se la ricostruzione più credibile è che Piero Bianco, che nella Juventus dell'epoca faceva quello che oggi si chiamerebbe “direttore della comunicazione” (nella Juventus ovviamente scritto in inglese), suggerì la frase a Boniperti per inaugurare la prima stagione con Dino Zoff in panchina. Dopo il grigio biennio di Rino Marchesi e in una fase di dominio del Milan berlusconiano e del Napoli maradoniano, Boniperti sentiva il fiato sul collo di un sempre più insofferente Gianni Agnelli e provava a rilanciare l'idea di una Juventus cazzutissima che, almeno caratterialmente, ricordasse quella degli Anni 70. «Vincere non è importante, è l'unica cosa che conta» gli sembrò una frase molto ficcante, per riportare la mentalità di quel periodo, quando perdere uno scudetto all'ultima giornata (vedi Perugia 1976) era un'onta che prevedeva sostanziali decurtazioni di ingaggio nella stagione successiva, quando gli stipendi vennero trattati con la foto della partita del Curi sulla scrivania. Così, tanto per ricordare.
La frase sulla maglia
Insomma, questa frase viene pronunciata alla squadra e anche ai giornalisti in fase di presentazione dell'annata. Ed è la prima volta di cui se ne ritrova traccia scritta. Non si tratta, quindi, di un concetto intrecciato nel DNA juventino dalla notte dei tempi, ma di uno slogan relativamente giovane, che non ha ancora compiuto quarant'anni sui 127 di storia juventina. Certo, negli ultimi tempi quel motto ha avuto una visibilità e un utilizzo intensivo. Nel 2012, nella terza stagione di gestione Andrea (e del secondo dei nove scudetti), comparve sul colletto della maglietta, una specie di memento ai giocatori che in quella frase si imbattevano ogni volta che la dovevano indossare. Ma, soprattutto, è stata pronunciata dallo stesso Boniperti nella magica notte dell'inaugurazione dello Stadium (8 settembre 2011), nel momento più drammaturgico di tutti, quando lui e Alessandro Del Piero (non uno qualsiasi) erano seduti sulla panchina dei fondatori. Più consacrazione di così...