Le richieste di Motta e Soulé in mezzo allo staff: il dietro le quinte Juve

Contro il Norimberga Thiago usa per 90’ il 4-2-3-1, Thuram fa intuire il suo potenziale. Mati già in borghese

La punizione è anche troppo severa nel punteggio, con il netto e perentorio 3-0 del Norimberga sulla Juventus, ma servirà da insegnamento. E non si poteva pretendere molto di più, dopo una manciata di giorni di lavoro. Anche perché la Juve che Thiago Motta manda in campo nel primo tempo è di fatto una Next Gen con qualche fuori quota, per di più contro una rivale che ha quasi due settimane in più di ritiro nelle gambe e che comincerà il campionato, la Serie B tedesca, tra una settimana esatta. I ragazzi di Miro Klose viaggiano a velocità doppia rispetto ai bianconeri e possono anche sfruttare una maggiore chimica di squadra, acquisita da un più lungo percorso insieme. La Juve è sperimentale e in pieno rodaggio: un cantiere aperto ancora per un bel po’, in attesa di ritrovare i titolari in vacanza e la forma migliore. Del calcio di Thiago Motta è difficile intravedere già qualcosa di concreto: più nei concetti, forse, che nella pratica, con il 4-2-3-1 come base tattica, sfruttando però le caratteristiche dei singoli per cambiare qualcosa in corsa.

L'esordio di Thuram

Nell’intervallo l’allenatore bianconero è andato da giocatori a ringraziarli e incoraggiarli uno a uno, con abbracci e pacche sulle spalle: una carica non banale, a certificare la costruzione di un rapporto forte all’interno del gruppo tra staff tecnico e giocatori, anche con quelli che magari presto andranno via per esigenze di mercato. Un paio di strappi di Thuram nella prima frazione hanno dato la dimensione del potenziale del francese: falcata e potenza a tratti incontenibili, tanto da far pensare a quanto potrà essere impattante il figlio d’arte quando raggiungerà la condizione ideale ed entrerà maggiormente nei meccanismi dell’allenatore italo-brasiliano. Il gol del Norimberga nasce da un disimpegno sbagliato di Barbieri: un errore che ci può stare durante la preparazione e al quale Djalò non riesce a porre rimedio, consentendo così a Jander di battere un comunque brillante Di Gregorio.

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Soulé spettatore

La squadra della ripresa è totalmente ribaltata, come da copione nei test di luglio, e l’aggressività del nuovo undici è decisamente superiore: Weah subito propositivo (si procura anche il rigore), così come Cambiaso a sinistra, con Fagioli e Nicolussi Caviglia a dare dinamismo a centrocampo ma anche equilibrio per aiutare la difesa. La personalità forte, anche sotto il profilo tecnico, di Adzic è emersa subito, anche soltanto dal vederlo rincorrere senza sosta qualsiasi avversario nella fase di non possesso palla: dettagli che non sfuggono a un occhio attento come quello di Thiago Motta. E a Vlahovic servirà un po’ di tempo per aumentare sensibilmente i giri del motore: il rigore sbagliato non pesa, se non forse nell’amarezza per non aver messo a segno il primo gol della nuova Juventus. Molto più importante, non solo fisicamente, vedere Dusan con al braccio la fascia da capitano nel secondo tempo (nel primo i gradi erano di Locatelli).

Il movimento di Thiago Motta a bordo campo è continuo: chiede al portiere di ricominciare subito il giro palla, si sbraccia per dare indicazione specialmente ai mediani, oscilla il capo quando qualcosa non gli piace molto e spesso batte le mani e alza la voce, a evidenziare invece una giocata convincente. Nel finale la difesa bianconera si distrae in un paio di occasioni e i ragazzi di Klose ne approfittano per esaltare lo stadio e portarsi a casa un 3-0 sulla Juve, una cosa che non capita proprio tutti i giorni. Non è sfuggito agli occhi dei tanti tifosi bianconeri al Max Morlock Stadion di Norimberga la presenza in borghese di Matias Soulé: l’argentino, dopo aver chiesto di non giocare, non era in panchina con i compagni, bensì seduto su una sedia in mezzo allo staff, spesso col cellulare in mano durante la partita. La sua esperienza alla Juventus è ormai al tramonto: lo aspetta la Roma e una nuova avventura, nelle casse bianconere invece entreranno una trentina di milioni funzionali a riaccendere le trattative in entrata.

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La punizione è anche troppo severa nel punteggio, con il netto e perentorio 3-0 del Norimberga sulla Juventus, ma servirà da insegnamento. E non si poteva pretendere molto di più, dopo una manciata di giorni di lavoro. Anche perché la Juve che Thiago Motta manda in campo nel primo tempo è di fatto una Next Gen con qualche fuori quota, per di più contro una rivale che ha quasi due settimane in più di ritiro nelle gambe e che comincerà il campionato, la Serie B tedesca, tra una settimana esatta. I ragazzi di Miro Klose viaggiano a velocità doppia rispetto ai bianconeri e possono anche sfruttare una maggiore chimica di squadra, acquisita da un più lungo percorso insieme. La Juve è sperimentale e in pieno rodaggio: un cantiere aperto ancora per un bel po’, in attesa di ritrovare i titolari in vacanza e la forma migliore. Del calcio di Thiago Motta è difficile intravedere già qualcosa di concreto: più nei concetti, forse, che nella pratica, con il 4-2-3-1 come base tattica, sfruttando però le caratteristiche dei singoli per cambiare qualcosa in corsa.

L'esordio di Thuram

Nell’intervallo l’allenatore bianconero è andato da giocatori a ringraziarli e incoraggiarli uno a uno, con abbracci e pacche sulle spalle: una carica non banale, a certificare la costruzione di un rapporto forte all’interno del gruppo tra staff tecnico e giocatori, anche con quelli che magari presto andranno via per esigenze di mercato. Un paio di strappi di Thuram nella prima frazione hanno dato la dimensione del potenziale del francese: falcata e potenza a tratti incontenibili, tanto da far pensare a quanto potrà essere impattante il figlio d’arte quando raggiungerà la condizione ideale ed entrerà maggiormente nei meccanismi dell’allenatore italo-brasiliano. Il gol del Norimberga nasce da un disimpegno sbagliato di Barbieri: un errore che ci può stare durante la preparazione e al quale Djalò non riesce a porre rimedio, consentendo così a Jander di battere un comunque brillante Di Gregorio.

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