Ribaltone Juve: allenamenti doppi, ritmi vertiginosi e l'esempio Calafiori

Il lavoro con Thiago Motta nei retroscena dal ritiro tedesco: centrale la richiesta di giocate di personalità per uscire dagli schemi

La Juve evita in dribbling l’acquazzone pomeridiano che si abbatte sulla Baviera e si allena con il sole, mattina e sera: doppia seduta che è un’abitudine in Germania per Thiago Motta e i suoi ragazzi. Sfiniti, dopo una prima giornata intensa a Herzogenaurach, ma felici di poter regalare un sorriso con un selfie o un autografo a una manciata di tifosi bianconeri dietro le grate dell’Home Ground del complesso Adidas. Nel quartier generale del World of Sports gli allenamenti sono blindati, ma ciò che emerge e si percepisce è un notevole cambiamento rispetto a un anno fa. E non solo perché dal sole della California si è passati al clima variabile della Germania. La scelta di evitare una tournée è stata dettata anche dalla necessità di dare a Thiago Motta il giusto tempo per iniziare a trasmettere nuovi concetti e una diversa mentalità: sarà un processo lungo e complesso che muove i primi passi in questo ritiro estivo, ma del quale cominciano già a vedersi i primi frutti.

Juve, cambiano le metodologie

Cambiano anche le metodologie e non lo si capisce soltanto sentendo uno dei vice di Thiago Motta urlare «Aggressivi! Subito, forte, forte, forte!» a un volume talmente alto da riecheggiare nel bosco attorno al centro operativo Adidas. È una questione di intensità, che viaggia a un ritmo vertiginoso rispetto a quanto si era abituati a vedere in casa Juve fino all’anno scorso: si spinge a tavoletta in ogni singolo esercizio, dando seguito pratico a quel «non c’è riposo» pronunciato appunto da Colinet, assistente del tecnico italo-brasiliano, e diventato in tempo zero un must dei social. Intensità come primo concetto del lavoro di Motta, ma intensità finalizzata a uno scopo più grande. E lo si evince non solo da quanto dimostrato al Bologna, ma anche da quanto introdotto nelle prime settimane da juventino: personalità tecnica che possa permettere al singolo giocatore di andare oltre i soliti schemi.

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Juve, nuovi concetti

A titolo esemplificativo vale il concetto espresso nella tesi dell’allenatore a Coverciano: «Torna quindi più che mai essenziale la necessità di insistere nella volontà di attribuire al giocatore una padronanza dei mezzi tecnici di controllo e gestione del pallone, per facilitare non solo la libertà riconducibile al pensiero critico, ma anche l’abilità di risoluzione indotta dal pensiero creativo. Quando per pensiero creativo si intende la capacità presente fin dall’infanzia a pensare alternative possibili di soluzioni a situazioni difficili, facendo saltare schemi comportamentali che fanno da freno. Come appunto - in questa chiave di lettura – succede con il dubbio provocato dal limite tecnico, percepito dal calciatore stesso nel controllo e nella gestione del pallone (...) Combattendo dunque l’autocensura, la limitazione personale indotta dai propri limiti tecnici nella padronanza dello strumento di lavoro che rappresenta il pallone, si garantiscono risorse psicologico-mentali inesauribili e infinitamente preziose per il giocatore e l’allenatore che può contare così su individui in grado di prendere decisioni direttamente in campo, senza soccombere alla paura di perdere il pallone, di farlo perdere quindi alla squadra, e di perdere di conseguenza credibilità agli occhi dei compagni e non da ultimo degli avversari».

Il lavoro di Thiago

Dalla teoria alla pratica: è anche su questo che Thiago sta lavorando in Germania. Per arrivare a fare, con un esempio pratica recente, ciò che ha mostrato Calafiori, nell’azione del gol di Zaccagni con la Nazionale nel recente Europeo: non avrebbe dovuto essere lì, ragionando all’interno di uno schema prestabilito. E invece... Ma a dare il cambio di marcia ci pensa anche uno staff tecnico con esperienza, ma giovane e di rinnovate vedute: metodologie innovative nella preparazione atletica e nel lavoro con la palla, per dare alla squadra, che si sta formando a Herzogenaurach gli strumenti necessari ad avere un altro passo. E una nuova mentalità.

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La Juve evita in dribbling l’acquazzone pomeridiano che si abbatte sulla Baviera e si allena con il sole, mattina e sera: doppia seduta che è un’abitudine in Germania per Thiago Motta e i suoi ragazzi. Sfiniti, dopo una prima giornata intensa a Herzogenaurach, ma felici di poter regalare un sorriso con un selfie o un autografo a una manciata di tifosi bianconeri dietro le grate dell’Home Ground del complesso Adidas. Nel quartier generale del World of Sports gli allenamenti sono blindati, ma ciò che emerge e si percepisce è un notevole cambiamento rispetto a un anno fa. E non solo perché dal sole della California si è passati al clima variabile della Germania. La scelta di evitare una tournée è stata dettata anche dalla necessità di dare a Thiago Motta il giusto tempo per iniziare a trasmettere nuovi concetti e una diversa mentalità: sarà un processo lungo e complesso che muove i primi passi in questo ritiro estivo, ma del quale cominciano già a vedersi i primi frutti.

Juve, cambiano le metodologie

Cambiano anche le metodologie e non lo si capisce soltanto sentendo uno dei vice di Thiago Motta urlare «Aggressivi! Subito, forte, forte, forte!» a un volume talmente alto da riecheggiare nel bosco attorno al centro operativo Adidas. È una questione di intensità, che viaggia a un ritmo vertiginoso rispetto a quanto si era abituati a vedere in casa Juve fino all’anno scorso: si spinge a tavoletta in ogni singolo esercizio, dando seguito pratico a quel «non c’è riposo» pronunciato appunto da Colinet, assistente del tecnico italo-brasiliano, e diventato in tempo zero un must dei social. Intensità come primo concetto del lavoro di Motta, ma intensità finalizzata a uno scopo più grande. E lo si evince non solo da quanto dimostrato al Bologna, ma anche da quanto introdotto nelle prime settimane da juventino: personalità tecnica che possa permettere al singolo giocatore di andare oltre i soliti schemi.

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