Motta prepara una Juve da battaglia: arrivano i ring in allenamento per i duelli

Quadrati delimitati da nastri o conetti, dove lottare per spingere fuori l’avversario, strappargli la palla con le mani o disputare un vero uno contro uno: lavoro individuale rivoluzionato

C’era una volta la linea. Anzi, le linee. Una, quella difensiva, era la linea per eccellenza, che si muoveva come un corpo unico, ma più o meno si comportavano così anche gli altri reparti oppure le cosiddette “linee di pressione”: erano talmente importanti che “trovare l’uomo tra le linee” era (ed è tuttora, se le linee ci sono) un obiettivo primario nello sviluppo di un’azione e per indicare il passaggio che superava una linea di pressione era stato coniato il termine “passaggio chiave”. C’era una volta la linea, c’è ancora e tornerà magari a essere un elemento chiave del calcio. Perché tutto, o molto, torna: ovviamente riveduto, corretto, evoluto, accelerato. Le linee, ad esempio, sono state “rotte” - per citare il termine con cui si indica quando un giocatore se ne stacca - dal pressing dell’Atalanta: ovvero dal prepotente ritorno di una fase di non possesso basata sui duelli individuali, parsa quasi eretica quando Gian Piero Gasperini ha iniziato ad applicarla (ai tempi del Genoa), ma che da qualche anno (anche grazie ad altri esempi nel resto d’Europa) è diventata decisamente preponderante.

Tornano i duelli uno contro uno 

Non si tratta di un ritorno della “marcatura a uomo”, come a volte viene semplicisticamente detto sbagliando, ma di un ritorno dei duelli uno contro uno (che della marcatura a uomo erano tipici) a elemento fondamentale nel determinare l’esito di una partita: perché la maggior parte delle squadre ormai difende con giocatori che aggrediscono il proprio riferimento, non curandosi di - appunto - rompere la linea. Lo faceva anche il Bologna di Thiago Motta, anche se non con la continuità dell’Atalanta - i rossoblù erano molto aggressivi nel pressing a palla persa o sull’impostazione bassa avversaria, assumendo un atteggiamento un po’ più attendista quando la prima pressione veniva superata - e lo farà anche la sua Juventus. Che d’altra parte si troverà ad affrontare ancora e sempre più spesso avversarie che aggrediscono uomo su uomo. E se la fluidità che vedrà i bianconeri scambiarsi ruoli, posizioni e funzioni è utile proprio anche a eludere l’attenzione del rivale diretto e dunque sfuggire al duello, gli uno contro uno saranno comunque sempre di più, sia che si tratti di difendere la palla o di provare a strapparla.

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Motta chiama tutti sul ring

Sempre più duelli e, di conseguenza, sempre più importanti. E, al di là delle caratteristiche tecniche, fisiche e temperamentali individuali, i duelli sono una fase di gioco come qualsiasi altra: per farla bene, va allenata. E Thiago Motta, che domani pomeriggio sarà ufficialmente presentato nella sala stampa dell’Allianz Stadium, ha già cominciato ad allenare al duello i bianconeri: con tanto di quadrati ristretti e delimitati a fare da “ring”. Sfide strettamente fisiche, con i giocatori impegnati spalla contro spalla a cercare di spingersi reciprocamente fuori dallo spazio limitato dai conetti colorati, oppure nel tentativo di strapparsi con le mani un pallone afferrato contemporaneamente. E duelli che ricalcano quelli che avranno luogo in campo, ovvero con il pallone da contendersi con i piedi, in un quadrato delimitato dal nastro colorato: e dunque lottando con il fisico, ma al tempo stesso mantenendo la palla sotto controllo e cercando di eludere gli interventi dell’avversario con la tecnica e con la rapidità.

"Work with a smile"

Duelli che sono stati apprezzati dagli stessi giocatori bianconeri - d’altra parte, soprattutto nella versione palla al piede, non sono altro che la riproposizione del nucleo del calcio come divertimento -. Giocatori che di quelle sfide hanno postato le immagini sui social - “Work with a smile”, “Lavorare col sorriso”, ha scritto l’attaccante della Next Gen Emanuele Pecorino in calce alla lotta spalla a spalla con Manuel Locatelli, che ha condiviso la story -, prendendosi anche in giro: Matias Soulé possiamo stare fino a domani” ha scritto il centravanti Next Gen Leonardo Cerri postando una story in cui difende palla dall’argentino, che ha replicato condividendo e aggiungendo “Comunque vale anche al contrario”. Il tutto condito dagli emoticon delle risate, di cui comunque non c’era traccia nel momento in cui c’era da lottare per la palla. E men che meno ce ne sarà quando la lotta varrà tre punti.

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C’era una volta la linea. Anzi, le linee. Una, quella difensiva, era la linea per eccellenza, che si muoveva come un corpo unico, ma più o meno si comportavano così anche gli altri reparti oppure le cosiddette “linee di pressione”: erano talmente importanti che “trovare l’uomo tra le linee” era (ed è tuttora, se le linee ci sono) un obiettivo primario nello sviluppo di un’azione e per indicare il passaggio che superava una linea di pressione era stato coniato il termine “passaggio chiave”. C’era una volta la linea, c’è ancora e tornerà magari a essere un elemento chiave del calcio. Perché tutto, o molto, torna: ovviamente riveduto, corretto, evoluto, accelerato. Le linee, ad esempio, sono state “rotte” - per citare il termine con cui si indica quando un giocatore se ne stacca - dal pressing dell’Atalanta: ovvero dal prepotente ritorno di una fase di non possesso basata sui duelli individuali, parsa quasi eretica quando Gian Piero Gasperini ha iniziato ad applicarla (ai tempi del Genoa), ma che da qualche anno (anche grazie ad altri esempi nel resto d’Europa) è diventata decisamente preponderante.

Tornano i duelli uno contro uno 

Non si tratta di un ritorno della “marcatura a uomo”, come a volte viene semplicisticamente detto sbagliando, ma di un ritorno dei duelli uno contro uno (che della marcatura a uomo erano tipici) a elemento fondamentale nel determinare l’esito di una partita: perché la maggior parte delle squadre ormai difende con giocatori che aggrediscono il proprio riferimento, non curandosi di - appunto - rompere la linea. Lo faceva anche il Bologna di Thiago Motta, anche se non con la continuità dell’Atalanta - i rossoblù erano molto aggressivi nel pressing a palla persa o sull’impostazione bassa avversaria, assumendo un atteggiamento un po’ più attendista quando la prima pressione veniva superata - e lo farà anche la sua Juventus. Che d’altra parte si troverà ad affrontare ancora e sempre più spesso avversarie che aggrediscono uomo su uomo. E se la fluidità che vedrà i bianconeri scambiarsi ruoli, posizioni e funzioni è utile proprio anche a eludere l’attenzione del rivale diretto e dunque sfuggire al duello, gli uno contro uno saranno comunque sempre di più, sia che si tratti di difendere la palla o di provare a strapparla.

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