McKennie come Bonucci, retroscena Juve: Giuntoli l’ha presa male

Il centrocampista texano, dopo il no all’Aston Villa, resta in uscita: il dt potrebbe usare il pugno duro

TORINO - E adesso che cosa farà Weston McKennie? E, soprattutto, come Cristiano Giuntoli gestirà il centrocampista texano, ormai fuori dal progetto di Thiago Motta, dopo il no del giocatore all’Aston Villa che ha complicato, aumentando l’esborso cash della Juventus, l’affare Douglas Luiz? Visto in azione già l’estate scorsa, il dt è apparso un uomo di polso, dalla spiccata personalità, calatosi perfettamente nel ruolo, che non si è fatto problemi, a meno di un mese dal nuovo incarico, a prendersi la responsabilità di andare, insieme con il suo vice Giovanni Manna, in Toscana per avvisare Leonardo Bonucci che non avrebbe più fatto parte del progetto bianconero, nonostante il difensore avesse ancora un anno di contratto. Lo stesso atteggiamento ha avuto con Alex Sandro, quando gli ha comunicato con diversi mesi di anticipo che il suo contratto non sarebbe stato rinnovato.

Il pugno duro di Giuntoli

Un dirigente dal pugno duro, come già aveva dimostrato al Napoli, dove si era trovato a dover risolvere situazioni intricate e sospese da tempo, liquidandole anche con metodi spicci ma efficaci. Chiedete a Milik, che non ha accettato il rinnovo, perché già con un mezzo accordo con la Juventus, e si è trovato fuori rosa per sei mesi salvo poi accettare la cessione al Marsiglia. Oppure a De Guzman, protagonista di un addio burrascoso. Adesso Giuntoli deve affrontare la questione McKennie, simile a quella di Bonucci, visto che il contratto del texano con la Juventus si conclude nel giugno 2025.

La sua avventura in bianconero resta ai titoli di coda, la dirigenza bianconera non ha gradito l’atteggiamento del giocatore e del suo agente, che hanno battuto cassa a Torino per avere una buonuscita e a Birmingham per avere un ingaggio da top player. Eppure l’Aston Villa sembrava la soluzione migliore per Weston: avrebbe potuto rilanciarsi giocando in Premier League, dopo la pessima precedente esperienza al Leeds, e in Champions. Non è escluso, nel caso in cui McKennie non trovi entro la fine del mercato una squadra gradita anche alla Juventus, che venga relegato ai margini.

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McKennie: "Non mi piace creare problemi"

Già l’estate scorsa il centrocampista era destinato alla cessione, poi aveva conquistato durante la tournée negli Usa la permanenza in bianconero, ma stavolta non è prevista una seconda chance. E dal ritiro degli Stati Uniti, impegnati in Coppa America, McKennie spiega di essere concentrato sul torneo e assicura che le opzioni sulle possibili destinazioni verranno valutate soltanto dopo la competizione. Nel frattempo racconta di come ha superato i dubbi che lo circondavano, l’estate scorsa, al suo rientro dal disastro di Leeds.

"Quando sono tornato non avevo più il mio armadietto, una stanza in hotel o un parcheggio al centro sportivo. Mi cambiavo negli spogliatoi delle giovanili e non potevo nemmeno riavere il mio vecchio numero di maglia anche se non era stato riassegnato". L’ha vissuta come una sfida per dimostrare in campo quanto valesse: "Non sono una persona problematica. Non mi piace creare problemi o situazioni scomode, ma voglio che come gioco, le mie azioni e la mia etica del lavoro dicano quanto valgo": chissà se questa filosofia di vita alla fine non prevalga nel suo addio alla Juventus, perché finora i problemi li ha creati con quel no all’Aston Villa.

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TORINO - E adesso che cosa farà Weston McKennie? E, soprattutto, come Cristiano Giuntoli gestirà il centrocampista texano, ormai fuori dal progetto di Thiago Motta, dopo il no del giocatore all’Aston Villa che ha complicato, aumentando l’esborso cash della Juventus, l’affare Douglas Luiz? Visto in azione già l’estate scorsa, il dt è apparso un uomo di polso, dalla spiccata personalità, calatosi perfettamente nel ruolo, che non si è fatto problemi, a meno di un mese dal nuovo incarico, a prendersi la responsabilità di andare, insieme con il suo vice Giovanni Manna, in Toscana per avvisare Leonardo Bonucci che non avrebbe più fatto parte del progetto bianconero, nonostante il difensore avesse ancora un anno di contratto. Lo stesso atteggiamento ha avuto con Alex Sandro, quando gli ha comunicato con diversi mesi di anticipo che il suo contratto non sarebbe stato rinnovato.

Il pugno duro di Giuntoli

Un dirigente dal pugno duro, come già aveva dimostrato al Napoli, dove si era trovato a dover risolvere situazioni intricate e sospese da tempo, liquidandole anche con metodi spicci ma efficaci. Chiedete a Milik, che non ha accettato il rinnovo, perché già con un mezzo accordo con la Juventus, e si è trovato fuori rosa per sei mesi salvo poi accettare la cessione al Marsiglia. Oppure a De Guzman, protagonista di un addio burrascoso. Adesso Giuntoli deve affrontare la questione McKennie, simile a quella di Bonucci, visto che il contratto del texano con la Juventus si conclude nel giugno 2025.

La sua avventura in bianconero resta ai titoli di coda, la dirigenza bianconera non ha gradito l’atteggiamento del giocatore e del suo agente, che hanno battuto cassa a Torino per avere una buonuscita e a Birmingham per avere un ingaggio da top player. Eppure l’Aston Villa sembrava la soluzione migliore per Weston: avrebbe potuto rilanciarsi giocando in Premier League, dopo la pessima precedente esperienza al Leeds, e in Champions. Non è escluso, nel caso in cui McKennie non trovi entro la fine del mercato una squadra gradita anche alla Juventus, che venga relegato ai margini.

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