Con Allegri finisce male: il messaggio che ha voluto lanciare la Juventus

Il braccio di ferro tra il club e l’allenatore livornese sale di livello e potrebbe approdare in tribunale

La Juventus ha deciso di andare allo scontro legale con Massimiliano Allegri e, dopo l’esonero per motivi disciplinari accompagnato dalla lettera in cinque punti delle contestazioni per danno di immagine, ieri gli ha notificato il “licenziamento per giusta causa”. Allegri ha ricevuto la comunicazione mentre si trovava a Londra per assistere alla finale di Champions League (ripreso in tribuna accanto a Pirlo...) e ha immediatamente deciso di impugnare il provvedimento accompagnandolo a sua volta con una propria richiesta di danni d’immagine. Insomma, lo scontro tra il club e il proprio ex allenatore sale di livello e potrebbe approdare in Tribunale. Sì: “potrebbe”, perché non è escluso che si possa arrivare prima a un accodo tra le parti, ma questo obiettivo è secondario per la Juventus così come non vengono più di tanto soppesate le possibilità di vittoria nel caso in cui si dovesse arrivare fino al giudizio.

Il messaggio della Juventus

Ciò che interessa prioritariamente al club è inviare un chiaro messaggio politico: la Juventus, vale a dire, viene prima di tutto e nessuno, dirigente, giocatore, ma anche un altro club, dovrà pensare di prevalere sull’interesse generale per questioni personali o interessi propri. Un messaggio che vale per il presente, ma anche per il futuro (e che in fondo, a ben guardare, ha rappresentato il sottostante anche di dolorose vicende passate) nei confronti di chi pensasse a sedimentare e fortificare il proprio “potere di controllo” dentro o attorno al club.

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Gestione solitaria

Allegri, da parte sua, aveva indiscutibilmente rappresentato un punto di riferimento tanto interno quanto esterno in un momento di epocale transizione durante il quale - non va dimenticato - la giustizia aveva decapitato il club della dirigenza e costretto l’intero Cda alle dimissioni. Nel corso della stagione, poi, il tecnico si è trovato da solo a gestire il balletto delle penalizzazioni cercando di mantenere la squadra in linea di galleggiamento. In quest’ultima stagione, poi, è maturata la svolta che ha portato Allegri alla ( del tutto inadeguata, sia chiaro, per usare un eufemismo) sfuriata di Roma: le tensioni, mai sopite, con una parte importante della nuova dirigenza, un rapporto che progressivamente si è incrinato con Cristiano Giuntoli, le voci su Thiago Motta che si sono sovrapposte all’ultima lettera agli azionisti in cui John Elkann non lo ha più citato, la continua dilazione del “mitico” incontro per programmare, un senso di mancata protezione che si è diffuso anche alla squadra sempre più sensibile agli umori del suo allenatore.

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La reazione di Allegri e l'addio

Tutto questo, e molto altro, ha macerato Allegri che, dopo aver ovviamente capito di essere ormai fuori dal progetto, è esploso senza freni dopo la vittoria della Coppa Italia e ha fornito alla dirigenza più di un motivo per l’esonero (cinque, appunto, ne sono stati contestati nella lettera che ha accompagnato l’esonero) e l’occasione sia per risparmiare sui 7 milioni netti dell’ultimo ingaggio, sia di ribadire chi comanda alla Juve come, in definitiva, è sempre avvenuto nella tradizione storica delle aziende di famiglia a prescindere dai meriti pregressi. O, anzi, proprio per quelli se diventano troppo ingombranti. Dopo la notte del 15 maggio, il club ha deciso l’esonero dell’allenatore per motivi disciplinari e non per ragioni tecniche. Difficili da giustificare, d’altra parte: gli si sarebbero potuto contestare, anche legittimamente, la qualità del gioco e la rovinosa crisi nel girone di ritorno, ma non che non avesse raggiunto gli obiettivi della qualificazione Champions e la vittoria della Coppa Italia. Di cui, peraltro, non c’è traccia nel comunicato del 17 maggio: “L’esonero fa seguito a taluni comportamenti tenuti durante e dopo la finale di Coppa Italia che la società ha ritenuto non compatibili con i valori della Juventus e con il comportamento che deve tenere chi la rappresenta. Si conclude un periodo di collaborazione, iniziato nel 2014, ripartito nel 2021 e terminato dopo le ultime 3 stagioni insieme con la Finale di Coppa Italia. La società augura a Massimiliano Allegri buona fortuna per i suoi progetti futuri”.

Contestazioni e risposte

Ma, intanto, l’ad Scanavino (all’incontro d’esonero non era presente Giuntoli: non c’entravano le questioni tecniche) gli aveva consegnato contestualmente la lettera con le contestazioni a cui i legali di Max hanno risposto entro i cinque giorni canonici. Risposte che non sono state considerate sufficienti dal club che, ormai è una certezza, aveva evidentemente già deciso di andare fino in fondo con la causa legale sia per ragioni economiche sia, come abbiamo visto, politiche. Il messaggio, e non certo in bottiglia, è stato dunque lanciato e la platea che si vuole raggiungere è molto vasta tanto dentro quanto fuori dal “mondo Juventus”. Poi, certo: non è detto che si giunga fino al verdetto ed è possibile che un accordo venga raggiunto prima, ma il livello dello scontro si è alzato assai e i tifosi non ne sentivano certo il bisogno. E la sensazione è che non finirà qui.

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La Juventus ha deciso di andare allo scontro legale con Massimiliano Allegri e, dopo l’esonero per motivi disciplinari accompagnato dalla lettera in cinque punti delle contestazioni per danno di immagine, ieri gli ha notificato il “licenziamento per giusta causa”. Allegri ha ricevuto la comunicazione mentre si trovava a Londra per assistere alla finale di Champions League (ripreso in tribuna accanto a Pirlo...) e ha immediatamente deciso di impugnare il provvedimento accompagnandolo a sua volta con una propria richiesta di danni d’immagine. Insomma, lo scontro tra il club e il proprio ex allenatore sale di livello e potrebbe approdare in Tribunale. Sì: “potrebbe”, perché non è escluso che si possa arrivare prima a un accodo tra le parti, ma questo obiettivo è secondario per la Juventus così come non vengono più di tanto soppesate le possibilità di vittoria nel caso in cui si dovesse arrivare fino al giudizio.

Il messaggio della Juventus

Ciò che interessa prioritariamente al club è inviare un chiaro messaggio politico: la Juventus, vale a dire, viene prima di tutto e nessuno, dirigente, giocatore, ma anche un altro club, dovrà pensare di prevalere sull’interesse generale per questioni personali o interessi propri. Un messaggio che vale per il presente, ma anche per il futuro (e che in fondo, a ben guardare, ha rappresentato il sottostante anche di dolorose vicende passate) nei confronti di chi pensasse a sedimentare e fortificare il proprio “potere di controllo” dentro o attorno al club.

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