La duplice verità
La verità è duplice: non è dunque colpa di Allegri se la squadra, Coppa Italia a parte, regala sistematicamente il primo tempo agli avversari; ma l’approccio molle e incomprensibile è direttamente collegato a quanto visto nella seconda metà di campionato con la gestione del tecnico livornese, anche perché Montero con un allenamento non ha certo potuto incidere più di tanto. La sostanza è che il Bologna spadroneggia in campo, viaggiando a velocità spedita sull’erba bagnata del Dall’Ara: una pressione asfissiante per i bianconeri che capitolano dopo nemmeno due minuti, sotto i colpi di uno degli osservati speciali di Giuntoli per il mercato, ovvero Calafiori. La Juve sembra un pugile che ha appena incassato una sequenza da ko tecnico già alla prima ripresa, in un clima diventato immediatamente rovente: la curva rossoblù è talmente rovente da sembrare presa da un campionato sudamericano e pure Zirkzee si improvvisa speaker e legge il nome del marcatore a tutto lo stadio. Il raddoppio è solo questione di tempo perché i bianconeri, invece di reagire, piombano ancor di più nel buio mentale: ci pensa Castro con un colpo di testa maestoso in mezzo a due difensori juventini bloccati come statue di marmo. Il primo tempo bianconero è tutto qui: un pianto, anni luce da quanto visto in finale di Coppa Italia ad appena cinque giorni di distanza.
Il "record" di Montero
Montero (anch’egli acclamato dai tifosi Juve con il classico coro dei tempi d’oro da calciatore) toglie gli ammoniti Cambiaso (salterà l’ultima con il Monza) e Miretti e getta nella mischia Weah e Alcaraz. La musica pare la stessa: l’avvio di ripresa è altrettanto sconcertante e a prendersi la scena è ancora Calafiori, autore di una doppietta per i primi due gol in Serie A in carriera, proprio alla Juve che lo vorrebbe in estate. Ma sul 3-0 succede qualcosa: i cambi di Montero mutano faccia alla Juve, ma è soprattutto il regalo di Lucumì a Chiesa ad accendere i bianconeri che in 8 minuti si scatenano. Fede firma la rete che pare della bandiera, una punizione di Milik pennellata alimenta la speranza e poi il destino è nel destro di Yildiz, il predestinato con la maglia numero 10 del futuro, quella dell’idolo Del Piero. Per la prima volta nella sua storia, la Juve non perde una gara dopo essere stata sotto di tre gol. E l’abbraccio, bello, tra Thiago Motta e Montero alla fine suona quasi come un passaggio di consegne.