Da una possibile storica lezione di calcio a una incredibile rimonta di puro orgoglio, con Montero che esulta come ai tempi d’oro da calciatore: follia pura al Dall’Ara per una Juventus dai due volti, inguardabile nel primo tempo e nei minuti iniziali della ripresa e poi scatenata nell’ultimo quarto d'ora, approfittando del clamoroso blackout del Bologna. Nel destino c’è Kenan Yildiz, che aveva iniziato la sua avventura alla Juventus lanciato proprio da Montero nella Primavera e che esulta con la linguaccia alla Del Piero dopo la rete del 3-3 che gela lo stadio Dall’Ara. Il verdetto per il terzo posto è rimandato all’ultima giornata, con i bianconeri impegnati in casa con il Monza e i rossoblù in trasferta a Genova (e l’Atalanta in agguato con una gara da recuperare). La notte di Bologna è folle perché la Juventus entra in campo con un atteggiamento che lascia pensare a una vacanza anticipata.
L'immagine di Locatelli
Dovrebbe essere più appagato il Bologna, sulla carta: in cielo esplodono i fuochi di artificio già prima del fischio di inizio, in un clima di festa che la pioggia non rovina: si legge “grazie” scritto a caratteri cubitali sullo striscione rossoblù di fronte alle panchine, che può essere letto anche come un saluto e un ringraziamento proprio per Thiago, promesso sposo della Signora, dopo la storica qualificazione alla Champions League. Insomma, se c’è una squadra che avrebbe un motivo per avere la pancia piena, ebbene quella dovrebbe essere il Bologna. Invece al Dall’Ara si presenta una delle Juventus più brutte della stagione nei primi 45 minuti: imbambolata fin dall’inizio, soverchiata in ogni angolo del campo, lì dove i ragazzi in rossoblù sembrano indemoniati. La parola d’ordine è intensità: la squadra di Montero si presenta priva di energia, passiva, in totale confusione. L’immagine simbolo dello stato catatonico è Locatelli che si avvicina al tecnico bianconero per chiedere spiegazioni, in chiara difficoltà per aver perso tempi e distanze. La “sbornia” per la conquista della Coppa Italia e lo choc per l’addio turbolento di Allegri, pure acclamato dal settore ospiti con cori e uno striscione dedicato, non possono certo essere una giustificazione credibile.