Gatti? Chiamatelo Lewangatti
È stata perfino bella, in certi sprazzi di partita, la Juventus di ieri sera. Ma è stata soprattutto sicura. Sicura di vincere, sicura di non prendere gol. E quella sicurezza finisce per disarmare l’avversario, se non addirittura spaventarlo, come era accaduto con l’Inter che oggi deve rispondere alla Juventus (gioca contro l’Udinese a San Siro) per riprendersi la testa della classifica. Sarà un duello appassionante: l’Inter resta più forte, ma la Juventus può crescere ancora tanto. Siamo sempre lì: se i gol, un bel giorno, li iniziassero a fare gli attaccanti, per esempio, la squadra di Allegri farebbe un altro determinante salto di qualità. Per ora si deve accontentare di Lewangatti e si deve interrogare su Vlahovic. L’unica cosa veramente bella della partita di Dusan è il gesto con cui toglie il dubbio a Orsato (ammesso l’avesse) su un contrasto in area, facendo segno che è scivolato da solo.
Il calcio è un gioco
Gli fa onore, ma non cancella il gol sprecato in modo brutto, non da centravanti, al minuto diciannove: errore che, come al solito, si insinua nei pensieri e nelle gambe del serbo ingarbugliando sia i primi che le seconde. Alla fine si fa anche male: si dice che la sfortuna ci vede benissimo, ma per colpire Vlahovic, oggi, non serve proprio una mira infallibile. Una riflessione per chi guarda il calcio attraverso i numeri che possono essere utili a capire, ma anche profondamente mendaci. Nel primo tempo il Napoli, che ha almeno tre grandi occasioni e gioca molto bene, chiude a zero tiri in porta. La bellezza del calcio è proprio l’impossibilità di ingabbiarlo in un file di excel: è un gioco, non è e non sarà mai scienza. Per fortuna.