La Juve operaia di Gatti, la risposta di Allegri agli snob e il rebus Vlahovic

Robusta e blindata, energia da scudetto: nella squadra bianconera poco luccica, ma tutto funziona

Un difensore centrale che fino a quattro anni fa faceva l’operaio e adesso è il bomber implacabile della squadra: non c’è niente di più simbolico di Federico Gatti per raffigurare questa Juventus. Non ci sono brillantini, non luccica quasi nulla, ma funziona quasi tutto, in modo asciutto ed essenziale come i serramenti che montava Gatti. Non c’è grande estetica in un doppio vetro, ma serve, accidenti, se serve, sicuramente più utile di un Monet alla parete. Insomma, mentre i critici d’arte calcistica analizzano snobisticamente la Juventus, Massimiliano Allegri l’ha irrobustita, blindata e le ha dato una classe energetica da scudetto.

Una Juve trasformata

La differenza fra parole e fatti, fra teoria e pratica sta tutta nei 36 punti, nelle undici vittorie e nelle legittime ambizioni scudetto di una squadra che certamente non è la più forte del campionato. Ieri ha eliminato definitivamente il Napoli campione d’Italia dalla lotta scudetto: la squadra che, nella passata stagione, aveva umiliato la Juventus con quel tremendo 5-1 al San Paolo, ieri è stata controllata e battuta, nonostante la differenza di qualità delle due rose resti quella di un anno fa. Ma la Juventus ha fame, ci crede, si applica e migliora di partita in partita. Il Napoli ha la pancia piena, gioca ancora bene, ma non c’è traccia della cattiveria agonistica con la quale ha conquistato il meritato terzo scudetto della sua storia. Quella cattiveria che ha trasfigurato la Juventus, ha trasformato ogni singolo giocatore bianconero, ha infuso nel gruppo un’unità che si era sfilacciata negli ultimi anni e adesso è un tessuto impenetrabile che connette l’anima dei bianconeri alle gambe.

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Gatti? Chiamatelo Lewangatti

È stata perfino bella, in certi sprazzi di partita, la Juventus di ieri sera. Ma è stata soprattutto sicura. Sicura di vincere, sicura di non prendere gol. E quella sicurezza finisce per disarmare l’avversario, se non addirittura spaventarlo, come era accaduto con l’Inter che oggi deve rispondere alla Juventus (gioca contro l’Udinese a San Siro) per riprendersi la testa della classifica. Sarà un duello appassionante: l’Inter resta più forte, ma la Juventus può crescere ancora tanto. Siamo sempre lì: se i gol, un bel giorno, li iniziassero a fare gli attaccanti, per esempio, la squadra di Allegri farebbe un altro determinante salto di qualità. Per ora si deve accontentare di Lewangatti e si deve interrogare su Vlahovic. L’unica cosa veramente bella della partita di Dusan è il gesto con cui toglie il dubbio a Orsato (ammesso l’avesse) su un contrasto in area, facendo segno che è scivolato da solo.

Il calcio è un gioco

Gli fa onore, ma non cancella il gol sprecato in modo brutto, non da centravanti, al minuto diciannove: errore che, come al solito, si insinua nei pensieri e nelle gambe del serbo ingarbugliando sia i primi che le seconde. Alla fine si fa anche male: si dice che la sfortuna ci vede benissimo, ma per colpire Vlahovic, oggi, non serve proprio una mira infallibile. Una riflessione per chi guarda il calcio attraverso i numeri che possono essere utili a capire, ma anche profondamente mendaci. Nel primo tempo il Napoli, che ha almeno tre grandi occasioni e gioca molto bene, chiude a zero tiri in porta. La bellezza del calcio è proprio l’impossibilità di ingabbiarlo in un file di excel: è un gioco, non è e non sarà mai scienza. Per fortuna.

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Un difensore centrale che fino a quattro anni fa faceva l’operaio e adesso è il bomber implacabile della squadra: non c’è niente di più simbolico di Federico Gatti per raffigurare questa Juventus. Non ci sono brillantini, non luccica quasi nulla, ma funziona quasi tutto, in modo asciutto ed essenziale come i serramenti che montava Gatti. Non c’è grande estetica in un doppio vetro, ma serve, accidenti, se serve, sicuramente più utile di un Monet alla parete. Insomma, mentre i critici d’arte calcistica analizzano snobisticamente la Juventus, Massimiliano Allegri l’ha irrobustita, blindata e le ha dato una classe energetica da scudetto.

Una Juve trasformata

La differenza fra parole e fatti, fra teoria e pratica sta tutta nei 36 punti, nelle undici vittorie e nelle legittime ambizioni scudetto di una squadra che certamente non è la più forte del campionato. Ieri ha eliminato definitivamente il Napoli campione d’Italia dalla lotta scudetto: la squadra che, nella passata stagione, aveva umiliato la Juventus con quel tremendo 5-1 al San Paolo, ieri è stata controllata e battuta, nonostante la differenza di qualità delle due rose resti quella di un anno fa. Ma la Juventus ha fame, ci crede, si applica e migliora di partita in partita. Il Napoli ha la pancia piena, gioca ancora bene, ma non c’è traccia della cattiveria agonistica con la quale ha conquistato il meritato terzo scudetto della sua storia. Quella cattiveria che ha trasfigurato la Juventus, ha trasformato ogni singolo giocatore bianconero, ha infuso nel gruppo un’unità che si era sfilacciata negli ultimi anni e adesso è un tessuto impenetrabile che connette l’anima dei bianconeri alle gambe.

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