Fattore Rabiot
Nello sport, però, una volta sul campo la carta può sempre essere stracciata. E a cominciare ad appallottolare il divario con i nerazzurri non può che essere Rabiot, il giocatore già alla stessa altezza dei rivali: 60 partite in Champions, più di Barella (32) e Calhanoglu (41), appena meno di Mkhitaryan (68) e con lo status di titolare inamovibile in una Nazionale che a centrocampo, da Tchouameni a Fofana, da Camavinga a Boubacar fino a Khephren Thuram, ha un parco giocatori senza pari.
E proprio in un ruolo più simile a quello che ricopre nella Francia, dove è uno dei due mediani nel 4-2-3-1 di Deschamps, Rabiot potrebbe giocare stasera, se Allegri decidesse di non schierare Locatelli dal primo minuto. In quel caso sarebbe il francese il principale candidato a ricoprire il delicato ruolo di centrocampista centrale nel 3-5-2: proprio perché ha esperienza (molta di più di Miretti e Nicolussi Caviglia), tecnica e anche la fisicità che permette a Locatelli di essere un frangiflutti determinante davanti ai difensori. A prescindere dalla posizione in campo, comunque, sarà in termini di rendimento che Rabiot dovrà sostenere il reparto bianconero, facendo girare al massimo il suo «motore diverso», per citare Allegri, dal primo minuto all’ultimo di recupero e mettendo al servizio dei compagni il suo mix di fisicità, tecnica ed esperienza. Solo col miglior “Cavallo pazzo” il centrocampo bianconero può vincere questa sfida da pazzi.