Allegri, la Juve e i giudizi in bianco e nero
Il resto sono e rimarranno chiacchiere fino alla fine dell’era Allegri. Nemmeno la quinta vittoria consecutiva sarà risolutiva della rissa verbale sul tecnico juventino, anzi vittorie come questa scavano più profondamente il solco fra i suoi sostenitori a oltranza e i paladini del pregiudizio nei suoi confronti. E lo scontro tra le due fazioni produce talmente tanto fumo e polvere, da offuscare qualsiasi ragionamento non schierato, insomma il pensiero di chi vuole provare un’analisi equidistante. Per esempio, notando i progressi nell’intensità di gioco e nella volontà di verticalizzare, ma nello stesso tempo evidenziando la fatica ancora eccessiva con cui la Juventus costruisce le azioni e rifornisce i suoi attaccanti. Si può fare di più, senza ignorare ciò che è stato comunque fatto (che per la cronaca non è poco). Ma non è tempo di pensieri anche solo minimamente complessi, si deve essere a favore o contro, bisogna spararle grosse, anzi soprattutto spararle, senza fermarsi troppo a riflettere. Da Allegri in su, fino alle cose più gravi e più serie, si usano smartphone con un miliardo di colori per esprimere giudizi in bianco e nero, senza neanche una mezza sfumatura di grigio.
Allegri, il miracolo e il crollo sventato
La verità è che risulta difficile esprimere un giudizio su Allegri perché incidono troppe variabili sugli ultimi tre anni e se la Juventus ha indubbiamente giocato male molte più partite di quelle giocate bene, qualcuno dovrebbe anche rendersi contro del complessivo miracolo di una squadra in testa al campionato dopo aver più volte schivato la distruzione psicoeconomica negli ultimi dodici mesi.