Juve, Allegri e i giudizi in bianco e nero. E con i gol degli attaccanti...

La squadra bianconera mostra una voglia di vincere feroce. È troppo presto per capire se ciò sia sufficiente per lo scudetto, ma dopo un terzo di campionato la granitica solidità è un fatto, non più un’opinione

La Juventus ha una feroce voglia di vincere, strozzata da un livello tecnico non eccelso, che rende tutto più faticoso, ma non riesce a frenare la squadra di Allegri. In un modo o nell’altro, infatti, i bianconeri riescono sempre a prendersela, la partita e, soprattutto, poi non c’è modo di strappargliela dalle mani. È troppo presto per capire se ciò sia sufficiente a vincere lo scudetto, ma dopo un terzo di campionato la granitica solidità della Juventus è un fatto, non più un’opinione. E se due gol dei centrali innescano lo sforzo, un po’ superfluo, di inventarsi qualcosa di arguto sull’attitudine difensiva di Allegri, si dovrebbe piuttosto riflettere su due fatti.

Juve, unità d'intenti e attaccanti da ritrovare

Primo: occhio all’unità d’intenti di una squadra che spinge collettivamente la palla in rete (il gol di Rugani è tutto tranne che bello, ma è la raffigurazione plastica di un gruppo che cerca il successo insieme). Secondo: gli attaccanti della Juventus sono scomparsi dai radar; hanno firmato un solo gol su sette, nelle cinque vittorie consecutive che hanno rilanciato la Juventus in testa al campionato, almeno per qualche ora. Il che si presta a una visione pessimista o ottimista: perché da una parte non è ipotizzabile che la risolvano sempre i difensori o i centrocampisti; dall’altra non è nemmeno pensabile che sia eterno l’incantesimo su Vlahovic, Chiesa e pure il volentoroso Kean. E se quei tre tornassero a fare i bomber, il peso specifico della Juventus salirebbe in modo consistente. A partire dalla sfida con l’Inter del 26 novembre, che si sta apparecchiando come la prima grande resa dei conti del campionato.

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Allegri, la Juve e i giudizi in bianco e nero

Il resto sono e rimarranno chiacchiere fino alla fine dell’era Allegri. Nemmeno la quinta vittoria consecutiva sarà risolutiva della rissa verbale sul tecnico juventino, anzi vittorie come questa scavano più profondamente il solco fra i suoi sostenitori a oltranza e i paladini del pregiudizio nei suoi confronti. E lo scontro tra le due fazioni produce talmente tanto fumo e polvere, da offuscare qualsiasi ragionamento non schierato, insomma il pensiero di chi vuole provare un’analisi equidistante. Per esempio, notando i progressi nell’intensità di gioco e nella volontà di verticalizzare, ma nello stesso tempo evidenziando la fatica ancora eccessiva con cui la Juventus costruisce le azioni e rifornisce i suoi attaccanti. Si può fare di più, senza ignorare ciò che è stato comunque fatto (che per la cronaca non è poco). Ma non è tempo di pensieri anche solo minimamente complessi, si deve essere a favore o contro, bisogna spararle grosse, anzi soprattutto spararle, senza fermarsi troppo a riflettere. Da Allegri in su, fino alle cose più gravi e più serie, si usano smartphone con un miliardo di colori per esprimere giudizi in bianco e nero, senza neanche una mezza sfumatura di grigio.

Allegri, il miracolo e il crollo sventato

La verità è che risulta difficile esprimere un giudizio su Allegri perché incidono troppe variabili sugli ultimi tre anni e se la Juventus ha indubbiamente giocato male molte più partite di quelle giocate bene, qualcuno dovrebbe anche rendersi contro del complessivo miracolo di una squadra in testa al campionato dopo aver più volte schivato la distruzione psicoeconomica negli ultimi dodici mesi.

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Il Var, gli arbitri e il "viso sacro"

Pensierino finale sugli arbitri. Ieri abbiamo visto un gol annullato in Lecce-Milan e uno in Monza-Torino per falli che hanno necessitato del microscopio televisivo e occhiutissimi addetti nelle stanze di Lissone. Attenzione, l’eccesso di Var sta togliendo all’arbitro la sensazione della realtà, dove la venialità di certi interventi si coglie molto meglio che nella videosezione in slow motion che può trasformare qualsiasi contatto in attentato. Inoltre, nel finale di Juventus-Cagliari non è stata punita con il fallo una manata sul viso di McKennie, identica a quella per la quale era stato annullato il secondo gol di Kean contro il Verona.

Entrambe erano manate senza alcuna violenza o malizia, ma ci avevano spiegato, in modo vagamente pomposo, che «il viso è sacro», quindi un colpo al viso «è sempre fallo». Ecco, è questo tipo di incongruenze che è difficile da spiegare, a meno di non usare una delle supercazzole arbitrali che nemmeno l’immenso Tognazzi avrebbe saputo dipingere.

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La Juventus ha una feroce voglia di vincere, strozzata da un livello tecnico non eccelso, che rende tutto più faticoso, ma non riesce a frenare la squadra di Allegri. In un modo o nell’altro, infatti, i bianconeri riescono sempre a prendersela, la partita e, soprattutto, poi non c’è modo di strappargliela dalle mani. È troppo presto per capire se ciò sia sufficiente a vincere lo scudetto, ma dopo un terzo di campionato la granitica solidità della Juventus è un fatto, non più un’opinione. E se due gol dei centrali innescano lo sforzo, un po’ superfluo, di inventarsi qualcosa di arguto sull’attitudine difensiva di Allegri, si dovrebbe piuttosto riflettere su due fatti.

Juve, unità d'intenti e attaccanti da ritrovare

Primo: occhio all’unità d’intenti di una squadra che spinge collettivamente la palla in rete (il gol di Rugani è tutto tranne che bello, ma è la raffigurazione plastica di un gruppo che cerca il successo insieme). Secondo: gli attaccanti della Juventus sono scomparsi dai radar; hanno firmato un solo gol su sette, nelle cinque vittorie consecutive che hanno rilanciato la Juventus in testa al campionato, almeno per qualche ora. Il che si presta a una visione pessimista o ottimista: perché da una parte non è ipotizzabile che la risolvano sempre i difensori o i centrocampisti; dall’altra non è nemmeno pensabile che sia eterno l’incantesimo su Vlahovic, Chiesa e pure il volentoroso Kean. E se quei tre tornassero a fare i bomber, il peso specifico della Juventus salirebbe in modo consistente. A partire dalla sfida con l’Inter del 26 novembre, che si sta apparecchiando come la prima grande resa dei conti del campionato.

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