Pian piano, ma serve pazienza perché il pregiudizio è sempre più forte dei fatti, comincia a farsi strada anche nei più scettici la consapevolezza di come il lavoro di Massimiliano Allegri sia di grande spessore motivazionale. Già la vittoria di San Siro contro il Milan ma ancor più quella di sabato contro il Verona hanno sostanziato come il gruppo bianconero sia compatto nella disponibilità al mutuo soccorso, sappia soffrire, non pecchi di concentrazione e sia determinato ad andare oltre i propri limiti.
Allegri, la Juve e l'equilibrio
E sul mantenimento di questo feroce equilibrio che lavora incessantemente il tecnico bianconero perché sa bene come l’equilibrio sia sottile per una squadra che ha inserito tanti giovani e che non annovera fuoriclasse tali da poter indirizzare i destini della partita. Poi, intorno a tutto questo, si gioca a pallone con un’aggressione più alta (è passata da un baricentro molto basso, 47.3 metri, nel 2022/23, a un baricentro medio, 51 metri, nel torneo in corso) e una duttilità tattica nella preparazione della partita che passa dalla ripartenza in campo aperto contro il Milan alle verticalizzazioni contro il Verona. Ma sempre con un mantra in sottofondo: la priorità di non subire gol e a tal proposito la quinta gara di fila senza reti è la migliore risposta e la base più solida su cui costruire. Perché, per quanto riguarda la contingenza della sfida, le “partite sono sempre difficili da raddrizzare” e, relativamente alla prospettiva della stagione, la fragilità innesca insicurezza diffusa soprattutto in un gruppo in fase di costruzione. E in particolare in un ambiente come quello della Juve dove la sconfitta è vissuta dall’ambiente come un trauma che va al di là dell’episodio specifico, tanto è vero che tutti i giocatori vi spiegheranno che, per prima cosa, quando giochi alla Juventus la vittoria è soprattutto un sollievo, come da indimenticabile sintesi del compianto Gianluca Vialli.