Allegri, Juve in pugno: come ha riconquistato il gruppo in questi mesi

Già la vittoria di San Siro contro il Milan ma ancor più quella di sabato contro il Verona hanno sostanziato come la squadra sia compatta, sia determinata ad andare oltre i propri limiti
Allegri, Juve in pugno: come ha riconquistato il gruppo in questi mesi© Getty Images

Pian piano, ma serve pazienza perché il pregiudizio è sempre più forte dei fatti, comincia a farsi strada anche nei più scettici la consapevolezza di come il lavoro di Massimiliano Allegri sia di grande spessore motivazionale. Già la vittoria di San Siro contro il Milan ma ancor più quella di sabato contro il Verona hanno sostanziato come il gruppo bianconero sia compatto nella disponibilità al mutuo soccorso, sappia soffrire, non pecchi di concentrazione e sia determinato ad andare oltre i propri limiti.

Allegri, la Juve e l'equilibrio

E sul mantenimento di questo feroce equilibrio che lavora incessantemente il tecnico bianconero perché sa bene come l’equilibrio sia sottile per una squadra che ha inserito tanti giovani e che non annovera fuoriclasse tali da poter indirizzare i destini della partita. Poi, intorno a tutto questo, si gioca a pallone con un’aggressione più alta (è passata da un baricentro molto basso, 47.3 metri, nel 2022/23, a un baricentro medio, 51 metri, nel torneo in corso) e una duttilità tattica nella preparazione della partita che passa dalla ripartenza in campo aperto contro il Milan alle verticalizzazioni contro il Verona. Ma sempre con un mantra in sottofondo: la priorità di non subire gol e a tal proposito la quinta gara di fila senza reti è la migliore risposta e la base più solida su cui costruire. Perché, per quanto riguarda la contingenza della sfida, le “partite sono sempre difficili da raddrizzare” e, relativamente alla prospettiva della stagione, la fragilità innesca insicurezza diffusa soprattutto in un gruppo in fase di costruzione. E in particolare in un ambiente come quello della Juve dove la sconfitta è vissuta dall’ambiente come un trauma che va al di là dell’episodio specifico, tanto è vero che tutti i giocatori vi spiegheranno che, per prima cosa, quando giochi alla Juventus la vittoria è soprattutto un sollievo, come da indimenticabile sintesi del compianto Gianluca Vialli.

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La Juve operaia che piace ad Allegri

Proprio per questo ad Allegri piace assai la definizione di “squadra operaia” che per qualcuno, ammaliato da una certa narrazione “fru fru” e da un modernismo parolaio, potrebbe perfino essere giudicata come un’offesa. Ma appunto, non a lui: «A me piace molto questa definizione. Il calcio è uno sport maschio, quando si va in campo bisogna lottare, vincere i duelli. La gente si entusiasma, poi è il DNA della Juve ottenere queste vittorie di lotta e sofferenza. Non ci vergogniamo, anzi deve essere una qualità che ci deve far giocare e vincere».

Allegri, le variabili tattiche e i dettagli

Sì, certo, Allegri e il suo staff lavorano molto sulle variabili tattiche (Dazn, per esempio, ha pubblicato un appunto su cui era disegnato un 4-3-3 che prevedeva nel finale con il Verona un tridente con Vlahovic al vertice e con Chiesa e Kean ai lati, ma l’ammonizione di quest’ultimo lo ha indotto a cambiare i piani), ma non perde mai di vista i dettagli gestionali e motivazionali. Quanto ai primi, per esempio, dopo la partita ha difeso Vlahovic nonostante sia stato protagonista di un gara oggettivamente insufficiente, ma in pubblico non si butta mai a mare un proprio giocatore. Quanto ai secondi, ha confermato di saper leggere i momenti nei finali di partita: a differenza di Milano, quando serviva adrenalina e carica per non mollare, sabato sera ha mantenuto la calma per non ingenerare ansia supplementare. Perché alla fine la sintesi è sempre la stessa: il gioco lo fanno i giocatori, le squadre le tengono assieme gli allenatori.

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Pian piano, ma serve pazienza perché il pregiudizio è sempre più forte dei fatti, comincia a farsi strada anche nei più scettici la consapevolezza di come il lavoro di Massimiliano Allegri sia di grande spessore motivazionale. Già la vittoria di San Siro contro il Milan ma ancor più quella di sabato contro il Verona hanno sostanziato come il gruppo bianconero sia compatto nella disponibilità al mutuo soccorso, sappia soffrire, non pecchi di concentrazione e sia determinato ad andare oltre i propri limiti.

Allegri, la Juve e l'equilibrio

E sul mantenimento di questo feroce equilibrio che lavora incessantemente il tecnico bianconero perché sa bene come l’equilibrio sia sottile per una squadra che ha inserito tanti giovani e che non annovera fuoriclasse tali da poter indirizzare i destini della partita. Poi, intorno a tutto questo, si gioca a pallone con un’aggressione più alta (è passata da un baricentro molto basso, 47.3 metri, nel 2022/23, a un baricentro medio, 51 metri, nel torneo in corso) e una duttilità tattica nella preparazione della partita che passa dalla ripartenza in campo aperto contro il Milan alle verticalizzazioni contro il Verona. Ma sempre con un mantra in sottofondo: la priorità di non subire gol e a tal proposito la quinta gara di fila senza reti è la migliore risposta e la base più solida su cui costruire. Perché, per quanto riguarda la contingenza della sfida, le “partite sono sempre difficili da raddrizzare” e, relativamente alla prospettiva della stagione, la fragilità innesca insicurezza diffusa soprattutto in un gruppo in fase di costruzione. E in particolare in un ambiente come quello della Juve dove la sconfitta è vissuta dall’ambiente come un trauma che va al di là dell’episodio specifico, tanto è vero che tutti i giocatori vi spiegheranno che, per prima cosa, quando giochi alla Juventus la vittoria è soprattutto un sollievo, come da indimenticabile sintesi del compianto Gianluca Vialli.

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