Nel primo anno di Conte cosa pensavate dentro lo spogliatoio? Si pensava solo alla qualificazione in Champions o allo scudetto?
"Abbiamo cominciato a crederci durante la stagione, non all'inizio. Non abbiamo mai perso, ma pareggiato tanto e fatto fatica fino a febbraio. Poi le altre hanno deciso di lasciarci speranze, abbiamo trovato una quadra e cominciato a carburare. Essendo lì vicini e con più energia, abbiamo avuto la forza di non mollare mai. Giocavamo quasi sempre dopo gli altri e per un periodo giocavamo scontri diretti a -7 dal Milan. Lì una squadra meno forte mentalmente cede, invece siamo stati bravi a rimanere sul pezzo. Poi premiati nel weekend di Pasqua, quando in una settimana abbiamo recuperato e siamo passati davanti".
Sei ottimista con questa squadra?
"Io sono più realista ed equilibrato. Non mi sono mai lasciato andare a voli pindarici né da giocatore nè adesso: sono più per l'equilibrio e i piccoli passettini. Quest'anno l'Inter è la grande favorita per distacco, ma anche gli ultimi due campionati li ha persi nello stesso modo. La Juve deve fare quello che sta facendo finora: alla fine c'è stato un solo vero passo falso che è stato frutto della giornata storta. È un peccato e non dovrebbe mai succedere, ma se si guarda indietro nella storia succede. 17 punti in 8 partite non sono così male, poi si vedrà. Dopo la sosta ci sarà un scontro diretto con il Milan: noi prendemmo grande energia nella vittoria dello scontro diretto. Sarà un'annata dove tutte le squadre avranno alti e bassi. Mi è piaciuto perché ho rivisto un buono spirito e un'unione con i tifosi, che era la cosa principale da riprendere dopo le vicessitudini dell'anno scorso. È stata tosta per tutti. L'entusiamo non va frenato, ma ci vuole il giusto equilibrio".
La bolgia dei tifosi ti aiuta se hai un momento di difficoltà in campo?
"È anche un discorso di energie, fiducia e sicurezza. Siamo stati abituati ad avere una squadra forte e lo Stadium un fortino inespugnabile. Alla prima difficoltà, gli avversari non avevano la convinzione di fare punti. Purtoppo le cose sono cambiate. Se riusciamo a ricreare un'ambiente dove si crea un'energia superiore alzando anche il livello delle prestazioni è un valore aggiunto a livello di punti".
Ora che sei lontano da Torino: le partite si vincono e non importa come? C'è il dibattito tra il giocar bene e il giocar male...
"Quello fa parte del gioco. Ci sono modi diversi e anche le persone lo sono: non c'è un unico modo per arrivare al risultato. Bisogna seguire la storia di un club: la Juve ha sempre avuto giocatori straordinari e penso che domani ce ne saranno tanti. I tifosi avranno la pelle d'oca. Solo a fare due palleggi saranno ancora straordinari. Ma la Juve ha sempre avuto l'anima di Torino, quella della famiglia e con la sua storia fatta di giocatori pratici e di cuore. Bisogna proseguire su questa strada, ognuno ha la propria. A livello di storia, nessuno può essere paragonato alla Juventus. In un mondo di fondi e sceicchi, la Juve ha una proprietà famigliare da cento anni: questo è il vero quid della Juventus e quello su cui costruire il futuro. I giocatori passano".
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