Allenamenti ad alta intensità
La logica conseguenza dei rinnovati metodi porta a giocatori sovente con le mani sui fianchi, quando non direttamente a terra in seguito a un ruvido contrasto. E pazienza se ogni tanto ci scappa una fortuita tacchettata a un compagno: non arrivasse, anzi, l’intensità probabilmente non sarebbe sufficiente. Così ieri, nel giro di un quarto d’ora, i sanitari a bordo campo sono stati scomodati due volte, la prima per scortare Rabiot ai box dopo un duro colpo e la seconda per applicare del ghiaccio sulla gamba dolorante di McKennie. Rischi del mestiere, differenti da quelli che hanno messo al tappeto Alex Sandro: il brasiliano ha accusato un problema alla coscia sinistra e le sue condizioni saranno monitorate in vista di Reggio Emilia.
L'equilibrio del mondo di Max
Non è un caso, insomma, che anche in partitella i gol arrivino soprattutto in virtù di un famelico pressing alto. Senza che questi freschi concetti offuschino però la lucidità nell’allenare i giocatori a comprendere i momenti della partita. «No, adesso no: se perdiamo palla, torna indietro», la ramanzina di Allegri a Cambiaso lanciato in una temeraria pressione solitaria. «Quando facciamo fraseggio non dobbiamo rischiare la giocata», l’appunto a Weah per un’ambiziosa sventagliata al momento sbagliato. L’equilibrio, nel mondo di Max, resta la base di tutto.