TORINO - In realtà non è un malanno da Vecchia Signora. La pressione alta colpisce di più intorno ai 40 anni, quando lo stress lavorativo comincia a lavorare ai fianchi, o meglio alle vene o alle arterie. Sta di fatto che la Vecchia Signora - la Juventus - ha iniziato a soffrire di pressione alta: alte sia la minima che la massima. E anche il medico più mediocre sulla faccia della terra non avrebbe difficoltà a individuare le cause. Perché sul mondo Juve da ottobre ad ora, ovvero la bellezza di sei mesi, è piovuto di tutto con l’accavallarsi delle nubi fosche della giustizia ordinaria prima e sportiva poi. Fatale o comunque abbastanza prevedibile che prima o poi gli effetti indesiderati di questa situazione logorante iniziassero a riverberarsi anche sui risultati, frutto di atteggiamenti in campo non in linea con ciò che era lecito aspettarsi.
E solo così si possono spiegare, per esempio, gli approcci utilizzati per affrontare l’Inter in casa, il Sassuolo a Reggio Emilia e l’Inter a Milano. Sfide giocate col freno a mano tirato, anzi tiratissimo, con la squadra mai lucida e pronta ad esprimere la propria aggressività, quasi avvertisse proprio quello stato di pesantezza tipica della pressione alta. Il problema è che in questi restanti 35 giorni della stagione la Juventus si gioca tutto, o meglio tutto ciò che le è rimasto per evitare di chiudere per la seconda annata di fila senza nulla tra le mani.
Sogno Europa League, record negativi in Serie A
E allora, vista evaporare la finale di Coppa Italia dopo aver perso meritatamente a Milano con l’Inter, ecco che in palio c’è ancora la finale di Europa League di Budapest, del 31 maggio, da conquistare nel doppio confronto col Siviglia (11 e 18 maggio con ritorno in Spagna) e l’ottenimento di un posto nella Champions League della prossima annata, ovvero chiudere tra le prime quattro, o meglio tra la seconda e la quarta visto che lo scudetto si può ormai considerare del Napoli. Dunque come ha avuto modo di spiegare ieri Massimiliano Allegri in conferenza stampa ora è dura, più dura che quando arrivarono i 15 punti di penalità. E il motivo è proprio che il momento è più che mai decisivo e i margini di errore sempre più risicati. Altri passi falsi potrebbero risultare deleteri. Del resto tre ko di fila in campionato, la Juventus non li rimediava dai tempi della panchina di Delneri, stagione 2010/11. Ora il rischio è di far tornare la bobina del film ancora più indietro, al bianco e nero con la e intesa come congiunzione: stagione 1961/62 con in panchina Parola l’ultima volta che la Juve perse 4 gare di fila, anzi fece ancora “meglio” con il record di sette capitomboli consecutivi.
Dunque è abbastanza facile immaginare l’aria che si respira alla Continassa anche se il tecnico ha negato il confronto teso con i giocatori del dopo Inter e le invettive nel post partita. Dopo l’eliminazione dalla finale che, di per sé, avrebbe garantito al netto del risultato con la Fiorentina nella finalissima, la partecipazione alla futura Supercoppa che si disputerà in Arabia Saudita con la formula a 4 (appunto le due finaliste di Coppa Italia e le prime due squadre classificate in campionato). Come se non bastasse, ma questo ormai è noto, il momento ultra delicato per capire quale sarà il totale della stagione si concretizza proprio nel periodo in cui la giustizia sportiva potrebbe almeno fissare il primo verdetto definitivo. Da una parte il possibile patteggiamento (che potrà arrivare solo prima del deferimento sulla manovra stipendi, entro il 12 maggio) oppure proprio verso la fine di maggio con la nuova sentenza della Corte federale d’appello in base alle richieste di rimodulazione del Collegio di garanzia dello sport presso il Coni.
Il caso Di Maria con Allegri
E ieri, ecco Di Maria lasciare l’allenamento per un fastidio alla caviglia quando ormai aveva capito che non sarebbe partito titolare. Totale? Nemmeno convocato per il “trauma distorsivo” aprendo interrogativi, non solo all’esterno, sulla sua soglia del dolore. Dunque Allegri dovrà continuare nel faticoso lavoro sulla squadra per cercare di far sì che i giocatori si preoccupino solo di ciò che riescono a fare in campo, ignorando ciò che avviene fuori. ll problema è che la tenuta stagna, dopo la prima infiltrazione, non funziona più e si arrende all’umidità...