TORINO - Il volto in copertina, salutata la parentesi Nazionali e lanciata la volata in campionato e nelle coppe, è inevitabilmente quello di Moise Kean. E questo aspetto, sotto sotto, è parte del rebus. Perché, quando non sfoggia la sua metà da angioletto, l’attaccante bianconero balza alla ribalta a causa del suo alter ego da diavoletto. Nulla di strettamente attuale, però: le cronache, oggi, raccontano della rete con cui ha risolto l’equazione Verona, proprio come era capitato all’andata al Bentegodi. Il tassametro della punta classe 2000 ha toccato sabato sera allo Stadium quota 8 centri, miglior bottino italiano in carriera. E poi ancora, perché i freddi numeri spiegano anche come sia – allo stato dell’arte attuale – la più prolifica freccia all’arco di Allegri: se Kean in stagione segna ogni 156 minuti in campo, Milik lo fa ogni 174 e Vlahovic ogni 202.
L’uomo e il maestro
Cifre non strabilianti, magari. Ma nemmeno scontate, presupposti estivi alla mano. E invece, mattoncino dopo mattoncino, Kean sta costruendo un’annata personale in grado di gettare nuova luce anche sull’investimento prodotto dal club per riportarlo a casa dopo averlo forgiato nel vivaio. Merito di un ragazzo che sta lavorando sodo su se stesso per farsi uomo, allenando la testa almeno quanto il fisico: «Competo con me stesso. E sto vincendo», la sua ultima uscita su Instagram. Ma anche di un tecnico che, nonostante tutto, ha deciso ancora di scommettere su di lui. «Allegri mi ha aiutato molto nei momenti difficili e ha saputo chiamarmi in causa nelle circostanze giuste – ha riconosciuto l’attaccante dopo il gol-vittoria al Verona –. La mia ambizione resta quella di puntare al top: in passato ho sbagliato, ma ho capito gli errori e adesso sto crescendo».