Juventus, Kean non dà più i numeri: i 28 milioni ora hanno un senso

Sfruttando l’unica occasione avuta, ha regalato tre punti nella partita con il Verona e raggiunto quota 8 gol, mai toccata in Italia

TORINO - Il volto in copertina, salutata la parentesi Nazionali e lanciata la volata in campionato e nelle coppe, è inevitabilmente quello di Moise Kean. E questo aspetto, sotto sotto, è parte del rebus. Perché, quando non sfoggia la sua metà da angioletto, l’attaccante bianconero balza alla ribalta a causa del suo alter ego da diavoletto. Nulla di strettamente attuale, però: le cronache, oggi, raccontano della rete con cui ha risolto l’equazione Verona, proprio come era capitato all’andata al Bentegodi. Il tassametro della punta classe 2000 ha toccato sabato sera allo Stadium quota 8 centri, miglior bottino italiano in carriera. E poi ancora, perché i freddi numeri spiegano anche come sia – allo stato dell’arte attuale – la più prolifica freccia all’arco di Allegri: se Kean in stagione segna ogni 156 minuti in campo, Milik lo fa ogni 174 e Vlahovic ogni 202.

L’uomo e il maestro

Cifre non strabilianti, magari. Ma nemmeno scontate, presupposti estivi alla mano. E invece, mattoncino dopo mattoncino, Kean sta costruendo un’annata personale in grado di gettare nuova luce anche sull’investimento prodotto dal club per riportarlo a casa dopo averlo forgiato nel vivaio. Merito di un ragazzo che sta lavorando sodo su se stesso per farsi uomo, allenando la testa almeno quanto il fisico: «Competo con me stesso. E sto vincendo», la sua ultima uscita su Instagram. Ma anche di un tecnico che, nonostante tutto, ha deciso ancora di scommettere su di lui. «Allegri mi ha aiutato molto nei momenti difficili e ha saputo chiamarmi in causa nelle circostanze giuste – ha riconosciuto l’attaccante dopo il gol-vittoria al Verona –. La mia ambizione resta quella di puntare al top: in passato ho sbagliato, ma ho capito gli errori e adesso sto crescendo».

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Gli istinti del ragazzo

Già, fortissimamente Kean: nel bene e nel male. Se con la marcatura di sabato è salito a quota 8 reti stagionali, alle spalle del solo Immobile tra gli attaccanti azzurri impegnati nei principali campionati europei, l’ex Psg non è ancora riuscito ad arginare del tutto certi istinti. E l’ultimo esempio è piuttosto recente, dato che di fronte ai gialloblù era al ritorno in campo dopo i due turni di squalifica seguiti al fallo di reazione su Mancini contro la Roma, arrivato dopo appena 40” dal suo ingresso in campo all’Olimpico. Soltanto la più recente delle ingenuità, in una collezione che annovera passi falsi in bianconero (multa per il ritardo nel test estivo con l’Atletico Madrid), in azzurro (punizione da parte del ct Di Biagio ai tempi dell’Under 21) e anche all’estero (filmati di festini privati in pieno lockdown all’Everton).

I numeri del mercato

L’orizzonte più immediato, ora, impone a Kean pensieri di coppa, a causa della squalifica in campionato che lo costringerà a saltare la trasferta contro la Lazio e a lavorare per confermarsi protagonista prima con l’Inter in Coppa Italia e poi con lo Sporting in Europa League. Quindi, al termine di questa stagione, sarà tempo di tirare le somme. Il suo riscatto dall’Everton è cosa fatta, per 28 milioni cui sommare i 7 del prestito biennale e gli eventuali 3 di bonus: tanta roba, certo, ma il vercellese ha il valore aggiunto di figurare come “club trained player” per la Juventus nella lista Uefa e, gol dopo gol, sta dando un rinnovato significato all’operazione. Al punto che i radar della Premier League non hanno mai smesso di monitorarlo, anche se servirebbe una proposta (almeno) all’altezza del recente investimento per insinuare un dubbio nei bianconeri.

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TORINO - Il volto in copertina, salutata la parentesi Nazionali e lanciata la volata in campionato e nelle coppe, è inevitabilmente quello di Moise Kean. E questo aspetto, sotto sotto, è parte del rebus. Perché, quando non sfoggia la sua metà da angioletto, l’attaccante bianconero balza alla ribalta a causa del suo alter ego da diavoletto. Nulla di strettamente attuale, però: le cronache, oggi, raccontano della rete con cui ha risolto l’equazione Verona, proprio come era capitato all’andata al Bentegodi. Il tassametro della punta classe 2000 ha toccato sabato sera allo Stadium quota 8 centri, miglior bottino italiano in carriera. E poi ancora, perché i freddi numeri spiegano anche come sia – allo stato dell’arte attuale – la più prolifica freccia all’arco di Allegri: se Kean in stagione segna ogni 156 minuti in campo, Milik lo fa ogni 174 e Vlahovic ogni 202.

L’uomo e il maestro

Cifre non strabilianti, magari. Ma nemmeno scontate, presupposti estivi alla mano. E invece, mattoncino dopo mattoncino, Kean sta costruendo un’annata personale in grado di gettare nuova luce anche sull’investimento prodotto dal club per riportarlo a casa dopo averlo forgiato nel vivaio. Merito di un ragazzo che sta lavorando sodo su se stesso per farsi uomo, allenando la testa almeno quanto il fisico: «Competo con me stesso. E sto vincendo», la sua ultima uscita su Instagram. Ma anche di un tecnico che, nonostante tutto, ha deciso ancora di scommettere su di lui. «Allegri mi ha aiutato molto nei momenti difficili e ha saputo chiamarmi in causa nelle circostanze giuste – ha riconosciuto l’attaccante dopo il gol-vittoria al Verona –. La mia ambizione resta quella di puntare al top: in passato ho sbagliato, ma ho capito gli errori e adesso sto crescendo».

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