Vede anche lei dei punti deboli della sentenza della Corte d’Appello Federale?
«Io dico che per condannare la Juventus a livello sportivo si è considerato alterato il risultato del campo senza dire perché e sono state utilizzate prove che in realtà tali non sono: si tratta di meri indizi di prova che, al momento, non hanno nemmeno superato un minimale esame di affidabilità, nemmeno quello di un Gup che potrà decidere per il rinvio a giudizio (udienza il 27 marzo, ndr). Sapete in quante occasioni, nella giustizia penale, le richieste dei pm finiscono con una sentenza di condanna? Meno del 10%, nel restante oltre 90% non succede niente. Se la questione della Juventus rientrasse, a livello penale in quel 90%, allora ci rendiamo conto che sono state utilizzate come prove indizi che la Giustizia ordinaria non ha poi considerato efficaci? Non solo! Sono andato a controllare lo storico delle richieste di revocazione del processo ed è un evento rarissimo per la Corte d’Appello Federale. E ho trovato tante decisioni tutte contrarie, anche in presenza di sentenze della giustizia penale con dirigenti sportivi già condannati o, per lo meno, rinviati a giudizio: qui c’è solo la richiesta di rinvio a giudizio. Perché la Juventus ha ricevuto un trattamento diverso?».
Domanda all’ex politico: quanta politica c’è, se c’è, in questa vicenda?
«Non credo che si possa parlare di “politica” nel senso puro del termine; c’è un condizionamento da parte del sistema. Il sistema si ribella a chi vince troppo, si oppone a chi ha il coraggio di prendere posizioni importanti che impongono riflessioni ballo stesso sistema, come quella della Superlega, a chi è avanti agli altri con i propri progetti, come quello della seconda squadra che inizia a dare i propri frutti come la Next Gen. In Italia ti perdonano tutto, tranne il successo e se disturbi i manovratori».
Da giurista, come valuta la tempistica della Giustizia Sportiva?
«Non opportuna. Penalizzare a campionato in corso condiziona, se non proprio falsa, il campionato, quale sia l’esito del percorso della giustizia sportiva. Non capisco la fretta di arrivare a giudizio, soprattutto perché non c’è neanche stato un rinvio a giudizio in sede penale. E non parliamo del tempismo della dichiarazione del vicepresidente del Collegio di Garanzia prof. Sandulli che con le sue dichiarazioni ha richiesto da parte del Coni un comunicato di chiarificazione: mi pare si siano raggiunti limiti difficilmente accettabili»
Domanda al tifoso: teme la disaffezione del pubblico?
«In generale sì, perché queste storture finiscono per allontanare tutti: è il messaggio ripetuto di molti tifosi non bianconeri. In compenso vedo una compattazione del popolo juventino che non ha precedenti e che, giustamente, cerca di far valere la propria ragione, peraltro con iniziative civili e non violente».