Ogni vicenda riguardante la Juventus viene amplificata quasi a dismisura, probabilmente per l’importanza che riveste, da oltre un secolo, nella vita del nostro Paese. Le dimissioni del CdA bianconero, di sicuro un evento importante nella storia della società, debbono però essere valutate correttamente. Premesso che in questi giorni non risultano maturati ulteriori sviluppi delle indagini della magistratura ordinaria (dopo la notifica in data 24.10.2022 dell’avviso di conclusione delle indagini, l’accusa si è cristallizzata in quelle contestazioni), deve considerarsi fuorviante accostare la decisione del CdA a chissà quali terribili novità giudiziarie. Correttamente, la stessa Procura della Repubblica di Torino aveva emesso un comunicato stampa volto a delineare i termini giuridici della propria iniziativa processuale: quelli erano e quelli sono.
Al di là del clamore suscitato dall’uscita di scena della “squadra” dirigenziale, una corretta attività di informazione dovrebbe, prima di addentrarsi in pronostici sulle “punizioni sportive” (solleticando gli ultras dell’odio calcistico sviscerato), chiarire quali sono i contesti nell’ambito dei quali sarà esaminata la vicenda “plusvalenze/manovre stipendi”, vero nocciolo delle imputazioni addebitate al club. La partita si giocherà in due diversi ambiti. Il primo è quello, ampiamente sviscerato dai mass media, del processo penale. Occorre subito precisare che la vicenda si trova tutt’ora nella fase preliminare della formulazione della accuse, che dovranno essere vagliate da un giudice dapprima al fine di verificare se consentono un rinvio a giudizio degli indagati e, nel caso in cui questo accada, da altri giudici collocati in tre gradi del processo (Tribunale, Corte d’Appello, Cassazione). Solo in presenza di una sentenza definitiva di condanna si potrà affermare che gli imputati erano colpevoli e per quali fatti. Per completezza di informazione, si dovrebbe evidenziare che l’unico giudice, al quale la Procura si è ad oggi rivolta allo scopo di ottenere la emissione di misure cautelari, ha respinto le richieste della accusa e ha posto in dubbio la consapevolezza del comportamento degli indagati.
Il secondo ambito, quello che sembra solleticare in modo preponderante coloro che non amano (per usare un eufemismo) il club bianconero, è la Giustizia Sportiva, che sulla questione plusvalenze si è già pronunciata respingendo le accuse rivolte dalla Procura Federale alla Juventus nonché ad altre società e che sulla “manovra stipendi” ha, come suol dirsi, aperto un fascicolo. Come saggiamente ha rammentato il Presidente Gravina (che ha invitato ad evitare “processi di piazza” e “sciacallaggio”), difficilmente nell’ambito sportivo potranno essere emesse sentenze prima dell’accertamento, in sede penale, di fatti opinabili (ad esempio, le plusvalenze) ed ampiamente contestati dal club tesserato: in via di mera ipotesi, non vedo comunque la possibilità di irrogare sanzioni diverse dalla “ammenda con diffida”.
L’articolo 31 del Codice di Giustizia Sportiva, che sanziona le “Violazioni in materia gestionale ed economica”, prevede pene più severe se la società “mediante falsificazione di propri documenti contabili o amministrativi … tenta di ottenere od ottenga la iscrizione a una competizione cui non avrebbe potuto essere ammessa sulla base delle disposizioni vigenti”. E tutto si può sostenere, tranne che la Juve, al di là delle plusvalenze o delle manovre sugli stipendi, non avesse potenzialità economiche e patrimoniali per ottenere l’iscrizione al campionato di serie A (essendo, tra l’altro, l’unico club che ha operato, con le ricapitalizzazioni, iniezioni reali di denaro nelle casse sociali).