Il secondo ambito, quello che sembra solleticare in modo preponderante coloro che non amano (per usare un eufemismo) il club bianconero, è la Giustizia Sportiva, che sulla questione plusvalenze si è già pronunciata respingendo le accuse rivolte dalla Procura Federale alla Juventus nonché ad altre società e che sulla “manovra stipendi” ha, come suol dirsi, aperto un fascicolo. Come saggiamente ha rammentato il Presidente Gravina (che ha invitato ad evitare “processi di piazza” e “sciacallaggio”), difficilmente nell’ambito sportivo potranno essere emesse sentenze prima dell’accertamento, in sede penale, di fatti opinabili (ad esempio, le plusvalenze) ed ampiamente contestati dal club tesserato: in via di mera ipotesi, non vedo comunque la possibilità di irrogare sanzioni diverse dalla “ammenda con diffida”.
L’articolo 31 del Codice di Giustizia Sportiva, che sanziona le “Violazioni in materia gestionale ed economica”, prevede pene più severe se la società “mediante falsificazione di propri documenti contabili o amministrativi … tenta di ottenere od ottenga la iscrizione a una competizione cui non avrebbe potuto essere ammessa sulla base delle disposizioni vigenti”. E tutto si può sostenere, tranne che la Juve, al di là delle plusvalenze o delle manovre sugli stipendi, non avesse potenzialità economiche e patrimoniali per ottenere l’iscrizione al campionato di serie A (essendo, tra l’altro, l’unico club che ha operato, con le ricapitalizzazioni, iniezioni reali di denaro nelle casse sociali).