Pagina 3 | L'Inter crolla alla fine e Oaktree vuole solo lo stadio: il futuro è chiaro

MILANO - Dopo l’ottantesimo, non è più Inter. Dieci gol su diciannove la squadra di Simone Inzaghi li ha incassati in coda alle partite e, nonostante l’allenatore abbia pubblicamente difeso i suoi ragazzi ("Non penso riguardi solo l’Inter ma un po’ tutte le squadre, quando arriva la fatica si abbassa l’intensità"), risulta difficile scindere questo dato dal fatto che quella nerazzurra sia la rosa con l’età media più alta in campionato. Vero è che cala per tutti l’intensità, ma per l’Inter è una costante che viene amplificata negli scontri diretti quando il trend cozza con la maggior qualità degli avversari. Nei big match l’Inter ha regolarmente pagato: il gol di Gabbia nel derby è arrivato al 90’, la rimonta della Juventus a San Siro si è compiuta grazie al 4-4 di Yildiz all’84’ e pure con il Napoli l’Inter ha subìto la più grande occasione degli avversari proprio nel recupero (minuto 93) quando, dopo l’affondo di Ngonge sulla destra, Simeone ha calciato sopra la traversa un “rigore in movimento” facendo disperare Antonio Conte. Lo sviluppo dell’azione è stato simile a quello che ha portato al 3-2 del Milan in Supercoppa, ma lì Leao, con una magia, ha messo sul piede di Abraham un pallone solo da spingere in porta.

Inter, quanti punti persi nel finale

Visti i precedenti agli atti, il bilancio è da film horror: l’Inter, per i gol presi dopo l’ottantesimo minuto, ha perso - oltre alla Supercoppa - 7 punti in campionato e 1 in Champions. Gravissimo, in tal senso, pure il black-out di Leverkusen contro il Bayer: senza la rete presa nel recupero da Mukiele, l’Inter avrebbe avuto nelle prossime due gare (a Praga contro lo Sparta e in casa contro il Monaco) la possibilità di giocarsi il jolly di una sconfitta, avendo comunque la certezza di qualificarsi agli ottavi, invece ora avrà l’obbligo di fare punti in entrambe le gare, una iattura per Inzaghi che dopo Riad ha sottolineato come l’Inter sia attesa da un vero tour de force da qui al derby del 2 febbraio, con 7 gare racchiuse in 21 giorni. I gol subiti nel finale sono stati anche la principale ragione dell’avvio al rallentatore in campionato col 2-2 di Genova arrivato quasi al 100’ (rigore di Messias), la rete di Dany Mota a Monza all’81’ (lì l’Inter ha rischiato pure di perdere, se non fosse arrivato il pari di Dumfries) oltre al gol partita di Gabbia nel derby: tre risultati negativi che sono costati punti, un surplus di energie per rimettersi in carreggiata e condizionato le scelte. Tanto per fare un esempio, lo stesso Inzaghi ha ammesso che Josep Martinez ha esordito solo in Coppa Italia perché in A trovandosi l’Inter a fare un campionato di rincorsa, si è sempre voluto affidare a Sommer.

 

 

 

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Inter-Oaktree: rivoluzione compiuta

Pure nella settimana di Ferragosto, con Milano bruciata da un caldo sahariano, c’era un uomo di Oaktree in sede. Questa è la differenza sostanziale con le altre proprietà americane: da quando il fondo californiano ha rilevato il club da Suning, nelle stanze di viale della Liberazione c’è sempre stato almeno un dirigente espressione della proprietà per gestire la quotidianità. D’altronde ne sono stati distaccati a Milano addirittura quattro per occuparsi del dossier, ovvero Alejandro Cano, Katherine Ralph, Renato Meduri e Carlo Ligori. E questo, va da sè, indica quanto sia considerata strategica l’operazione Inter.

 

Come previsto, Oaktree ha deciso di incidere in profondità nell’area corporate del club, lasciando invece ampie deleghe a Giuseppe Marotta (nominato pure presidente) riguardanti l’area sportiva dove la proprietà sovrintende alle scelte fatte soppesando - come giusto che sia - costi e benefici delle varie operazioni fatte sul mercato. Mentre intorno alla squadra nulla è stato toccato, dal 22 maggio molti volti sono cambiati nell’area corporate dove hanno salutato Danovaro (responsabile del marketing), Pedinotti (capo della comunicazione), Sacchi (capo del personale) ed è in uscita Alessandro Antonello (destinazione Roma). Il fondo li ha sostituiti con Giorgio Ricci (già stato all’Inter tra il 2012 e il 2014, nominato Chief Revenue Officer) e Massimiliano Catanese (con il ruolo di Chief of Staff), in attesa di capire come, se, ed eventualmente con chi verrà sostituito Antonello.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Oaktree punta tutto sul nuovo stadio e progetto U23

Il quale, dopo lo sbarco di Oaktree in sede, è subito stato affiancato da Ralph negli appuntamenti istituzionali legati al progetto dello stadio di proprietà, segno di quanto sia importante il file per la proprietà: non a caso il fondo californiano ha dato l’impulso decisivo per sbloccare l’impasse con il Comune di Milano e contemporaneamente con il Milan che ha cambiato radicalmente gli orizzonti sul tema (il nuovo San Siro è tornato il piano A, mentre l’arena da costruire nell’area di San Donato è stato “declassata” a piano B, come sottolineato dal presidente Scaroni). Ora si sono allineati tutti gli elementi per fare, entro fine marzo, un’offerta vincolante sull’area (valutata 197 milioni dall’Agenzia delle Entrate). Il percorso - soprattutto riguardo allo spinosissimo argomento legato alla demolizione del Meazza (scelta alquanto impopolare agli occhi della cittadinanza) - resta comunque tortuoso, ma - a differenza che in passato - la strada è stata tracciata per provare ad arrivare a un punto. Lo stadio è considerato volano per far lievitare i fatturati per un club che resta fortemente indebitato ma i cui conti, almeno a livello di bilancio, sono sempre più vicini al pareggio (l’ultimo esercizio ha fatto segnare un passivo di 35,7 milioni).

 

Obiettivo della proprietà è avere sostenibilità nel lungo periodo, percorso virtuoso che passa pure dalle scelte di mercato su cui, Marotta - come già sottolineato - ha in mano deleghe molto solide. Stesso discorso per il progetto legato alla nascita dell’Under 23 (l’Inter lavora da settimane per farsi trovare pronta a primavera, quando la pratica dovrà ottenere il placet della Federcalcio, in attesa di eventuali ripescaggi). Se la “seconda squadra” può essere anche casa dove far crescere i giocatori usciti dalla Primavera, obiettivo del mercato sarà svecchiare una rosa che ha l’età media più alta in Serie A. Quello di puntare sui giovani non è un dogma assoluto per Oaktree, visto che di ogni operazione vanno valutati costi e benefici (la Juve, per esempio, fece la sua fortuna prendendo Pirlo, allora 31enne, svincolato). Ovviamente è preferibile fare investimenti su giovani di prospettiva dagli stipendi sostenibili, ma questo è lapalissiano sottolinearlo.

 

 

 

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Oaktree punta tutto sul nuovo stadio e progetto U23

Il quale, dopo lo sbarco di Oaktree in sede, è subito stato affiancato da Ralph negli appuntamenti istituzionali legati al progetto dello stadio di proprietà, segno di quanto sia importante il file per la proprietà: non a caso il fondo californiano ha dato l’impulso decisivo per sbloccare l’impasse con il Comune di Milano e contemporaneamente con il Milan che ha cambiato radicalmente gli orizzonti sul tema (il nuovo San Siro è tornato il piano A, mentre l’arena da costruire nell’area di San Donato è stato “declassata” a piano B, come sottolineato dal presidente Scaroni). Ora si sono allineati tutti gli elementi per fare, entro fine marzo, un’offerta vincolante sull’area (valutata 197 milioni dall’Agenzia delle Entrate). Il percorso - soprattutto riguardo allo spinosissimo argomento legato alla demolizione del Meazza (scelta alquanto impopolare agli occhi della cittadinanza) - resta comunque tortuoso, ma - a differenza che in passato - la strada è stata tracciata per provare ad arrivare a un punto. Lo stadio è considerato volano per far lievitare i fatturati per un club che resta fortemente indebitato ma i cui conti, almeno a livello di bilancio, sono sempre più vicini al pareggio (l’ultimo esercizio ha fatto segnare un passivo di 35,7 milioni).

 

Obiettivo della proprietà è avere sostenibilità nel lungo periodo, percorso virtuoso che passa pure dalle scelte di mercato su cui, Marotta - come già sottolineato - ha in mano deleghe molto solide. Stesso discorso per il progetto legato alla nascita dell’Under 23 (l’Inter lavora da settimane per farsi trovare pronta a primavera, quando la pratica dovrà ottenere il placet della Federcalcio, in attesa di eventuali ripescaggi). Se la “seconda squadra” può essere anche casa dove far crescere i giocatori usciti dalla Primavera, obiettivo del mercato sarà svecchiare una rosa che ha l’età media più alta in Serie A. Quello di puntare sui giovani non è un dogma assoluto per Oaktree, visto che di ogni operazione vanno valutati costi e benefici (la Juve, per esempio, fece la sua fortuna prendendo Pirlo, allora 31enne, svincolato). Ovviamente è preferibile fare investimenti su giovani di prospettiva dagli stipendi sostenibili, ma questo è lapalissiano sottolinearlo.

 

 

 

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...