Pagina 1 | Inzaghi, un buco in mezzo: la barca Inter prende acqua e perde Barella

Inzaghi, un buco in mezzo: la barca Inter prende acqua e perde Barella© LAPRESSE

Dal 16 settembre 2023 sono passati 372 giorni ma pare un’era geologica. In tal senso è utile scorrere il tabellino alla voce marcatori di quel derby finito 5-1 per l’Inter: Mkhitaryan (doppietta), Calhanoglu, Thuram e Frattesi. Tutti, domenica sera, tra i peggiori in campo. Nell’Inter che - Simone Inzaghi dixit - «È stata poco squadra» la spia si è accesa subito a centrocampo. E i cambi, ampiamente giustificati dal rendimento di Mkhitaryan e Calhanoglu, peraltro pure ammoniti, non hanno migliorato la situazione (Barella, l’unico a salvarsi, aveva invece chiesto di uscire per un problema muscolare). Quanto accaduto contro il Milan (prima sconfitta stagionale, nella scorsa stagione arrivò alla 6ª di campionato contro il Sassuolo a San Siro), ha evidenziato problemi che già si erano visti una settimana prima a Monza quando Inzaghi aveva attinto a piene mani nella rosa. Il pareggio, ottenuto con una partita «gigantesca» (copyright sempre dell’allenatore) a Manchester, è stato abbagliante come un fuoco d’artificio ma, nell’impegno successivo - dove ha senz’altro pesato lo sforzo fisico e mentale prodotto a Etihad per fare gara pari col City - sono state amplificate le spine che stanno zavorrando il centrocampo, ovvero quello che è stato il cuore pulsante dell’Inter nella cavalcata scudetto di una stagione fa.

Calha a fatica, Barella ko, Mkhitaryan involuto

Dei “magnifici tre” schierati titolari pure contro il Milan, l’unico a rimanere in linea di galleggiamento è stato Barella, almeno finché non ha accusato il guaio muscolare che ha costretto Inzaghi al cambio. A naufragare sono stati gli altri due, vale a dire Calhanoglu e Mkhitaryan. Il turco ha avuto un inizio di stagione tormentato: un paio di affaticamenti muscolari hanno costretto Inzaghi a gestirlo anche perché di mezzo c’erano pure le incombenze con la Nazionale turca. E nel derby, dopo aver raschiato il fondo delle energie col City, “Calha” ha accusato il peso della fatica.

Ha invece contorni misteriosi l’involuzione di Mkhitaryan, non fosse altro perché l’armeno si è presentato ad Appiano sin dal primo giorno di ritiro ed è rimasto ad allenarsi pure nella sosta, avendo già dato l’addio alla propria nazionale. Tra l’altro nelle amichevoli estive era stato per distacco il più brillante dei suoi mentre, sin dalla prima di campionato a Genova, è apparso la controfigura del giocatore visto in estate. Non pervenuto (e sostituito dopo neanche un’ora) a Monza, mandato in panchina con il City, Mkhitaryan è stato rilanciato come titolare da Inzaghi nel derby e dopo pochi minuti si è fatto scippare palla da Pulisic sull’azione dell’1-0. Stridente il confronto con la doppietta realizzata al Milan nel settembre scorso quando l’Inter stradominò gli arcirivali proprio a centrocampo. Possibile, vista l’importanza del giocatore, che Inzaghi possa centellinarne l’utilizzo in stagione, anche perché sul centro-sinistra rispetto alla scorsa stagione ha un Zielinski in più. Il polacco nel derby non ha fatto bene ma è piaciuto per come è entrato in campo a Monza e soprattutto per come ha giocato col City: difficile che Inzaghi possa privarsi della sua fisicità a Udine, contro un avversario storicamente spigoloso per i nerazzurri.

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E Asllani e Frattesi?

Un capitolo a sé meritano Asllani e Frattesi. Il primo, nonostante abbia visto esponenzialmente aumentato il suo minutaggio, è sempre stato pallida controfigura di Calhanoglu, mentre l’italiano, quando gioca, mostra il perché non riesca a trovare continuità: Frattesi è un formidabile assaltatore ma nel dna non ha la capacità nel legare il gioco fondamentale nel disegno tattico inzaghiano. Forse, in tal senso, sarebbe stato meglio ascoltare gli abboccamenti arrivati da Roma in estate: con quei soldi (i giallorossi sarebbero arrivati a 35-40 milioni) si sarebbe potuto comprare un centrocampista più funzionale per caratteristiche. Perché Frattesi sarà anche bravissimo, ma con questa Inter c’azzecca poco.

L’Inter incassa e non reagisce mai 

Rispetto a un anno fa, il bilancio in campionato è profondamente in rosso: 7 punti meno (l’Inter le aveva vinte tutte dopo 5 giornate), con 10 gol segnati contro 14 e - soprattutto - 5 subiti contro 1 solo, peraltro ininfluente, arrivato nel derby vinto 5-1. Per ritrovare un’Inter per tre partite senza vittoria bisogna invece riportare indietro il nastro della memoria alla primavera del 2023 quando furono addirittura 6, con tre ko (2-1 a La Spezia, 1-0 in casa con Fiorentina e Juventus), più i pareggi con Salernitana (1-1) e Juve in Coppa Italia (altro 1-1) e quello in Champions col Porto (0-0). Allora Simone Inzaghi era stato messo pesantemente in discussione da Beppe Marotta, ai tempi amministratore delegato del club, perché nessuno immaginava che i pareggi con Porto e Juve sarebbero stati linfa per la vittoria in Coppa Italia e, soprattutto, per la cavalcata in Champions fino alla finale e, nessuno poteva pensare che quella squadra avesse fatto filotto pure in campionato terminando al terzo posto.

Altri tempi e altra storia perché l’Inter inzaghiana è arrivata al quarto anno di lavoro e deve difendere lo scudetto che porta sulle maglie dopo la straordinaria cavalcata nell’ultima stagione quando, sin da subito, il campionato era stato messo in cima alle priorità. Per questo - al netto delle splendide partite giocate con Atalanta e Manchester City - ogni risultato che non sia la vittoria viene amplificato in negativo. Tra l’altro i tre “fuoripista” in campionato sono caratterizzati da un unico comun denominatore: il fatto che l’Inter sia sempre passata in svantaggio (segno, come ha sottolineato pure Inzaghi dopo il derby, di approcci troppo morbidi alle partite) e non sia mai riuscita a completare la rimonta. A Genova, tra l’altro, l’Inter è stata addirittura riacciuffata dopo essere passata da 1-0 a 1-2 per il clamoroso regalo di Bisseck (fallo di mano in area) nel recupero. Tra l’altro, a Marassi, a Monza e nel derby l’Inter ha incassato sempre gol negli ultimi dieci minuti altro segnale preoccupante circa la tenuta difensiva nonostante Inzaghi abbia sempre attinto alla panchina per ovviare ai problemi di condizione dati da un’estate particolarmente complicata da gestire. 

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Dal 16 settembre 2023 sono passati 372 giorni ma pare un’era geologica. In tal senso è utile scorrere il tabellino alla voce marcatori di quel derby finito 5-1 per l’Inter: Mkhitaryan (doppietta), Calhanoglu, Thuram e Frattesi. Tutti, domenica sera, tra i peggiori in campo. Nell’Inter che - Simone Inzaghi dixit - «È stata poco squadra» la spia si è accesa subito a centrocampo. E i cambi, ampiamente giustificati dal rendimento di Mkhitaryan e Calhanoglu, peraltro pure ammoniti, non hanno migliorato la situazione (Barella, l’unico a salvarsi, aveva invece chiesto di uscire per un problema muscolare). Quanto accaduto contro il Milan (prima sconfitta stagionale, nella scorsa stagione arrivò alla 6ª di campionato contro il Sassuolo a San Siro), ha evidenziato problemi che già si erano visti una settimana prima a Monza quando Inzaghi aveva attinto a piene mani nella rosa. Il pareggio, ottenuto con una partita «gigantesca» (copyright sempre dell’allenatore) a Manchester, è stato abbagliante come un fuoco d’artificio ma, nell’impegno successivo - dove ha senz’altro pesato lo sforzo fisico e mentale prodotto a Etihad per fare gara pari col City - sono state amplificate le spine che stanno zavorrando il centrocampo, ovvero quello che è stato il cuore pulsante dell’Inter nella cavalcata scudetto di una stagione fa.

Calha a fatica, Barella ko, Mkhitaryan involuto

Dei “magnifici tre” schierati titolari pure contro il Milan, l’unico a rimanere in linea di galleggiamento è stato Barella, almeno finché non ha accusato il guaio muscolare che ha costretto Inzaghi al cambio. A naufragare sono stati gli altri due, vale a dire Calhanoglu e Mkhitaryan. Il turco ha avuto un inizio di stagione tormentato: un paio di affaticamenti muscolari hanno costretto Inzaghi a gestirlo anche perché di mezzo c’erano pure le incombenze con la Nazionale turca. E nel derby, dopo aver raschiato il fondo delle energie col City, “Calha” ha accusato il peso della fatica.

Ha invece contorni misteriosi l’involuzione di Mkhitaryan, non fosse altro perché l’armeno si è presentato ad Appiano sin dal primo giorno di ritiro ed è rimasto ad allenarsi pure nella sosta, avendo già dato l’addio alla propria nazionale. Tra l’altro nelle amichevoli estive era stato per distacco il più brillante dei suoi mentre, sin dalla prima di campionato a Genova, è apparso la controfigura del giocatore visto in estate. Non pervenuto (e sostituito dopo neanche un’ora) a Monza, mandato in panchina con il City, Mkhitaryan è stato rilanciato come titolare da Inzaghi nel derby e dopo pochi minuti si è fatto scippare palla da Pulisic sull’azione dell’1-0. Stridente il confronto con la doppietta realizzata al Milan nel settembre scorso quando l’Inter stradominò gli arcirivali proprio a centrocampo. Possibile, vista l’importanza del giocatore, che Inzaghi possa centellinarne l’utilizzo in stagione, anche perché sul centro-sinistra rispetto alla scorsa stagione ha un Zielinski in più. Il polacco nel derby non ha fatto bene ma è piaciuto per come è entrato in campo a Monza e soprattutto per come ha giocato col City: difficile che Inzaghi possa privarsi della sua fisicità a Udine, contro un avversario storicamente spigoloso per i nerazzurri.

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