Pagina 3 | Zhang fatto sparire, l'ultima imbarazzata Inter: cancellato dal film scudetto

MILANO - È stato proiettato ieri in anteprima al cinema Anteo di Milano: “Inter. Due stelle sul cuore”, il film che celebra lo scudetto numero 20 dei nerazzurri, in programma nelle sale italiane dal 19 al 25 settembre. Prodotto da Filmmaster con la collaborazione di Red Joint Film e Inter Media House, diretto dal regista Carlo Sigon, si tratta di un percorso a tappe delle partite più iconiche della passata stagione, che esaltano i due derby vinti contro il Milan, passano attraverso i retroscena, tra gli altri, del successo di Napoli e dell’1-0 contro la Juventus e non dimenticano il pathos dei due 2-1 firmati Frattesi contro Verona e Udinese. Un documentario che grazie a immagini inedite e soprattutto a interviste esclusive ai protagonisti della cavalcata nerazzurra rivela sensazioni e sentimenti del mondo interista.

Sono infatti presenti nella pellicola quasi tutti i calciatori del Tricolore conquistato lo scorso 22 aprile ai danni del Milan (con questo riferimento inizia la visione del film) ed è dalla loro voce che emergono i particolari più interessanti. Si scopre che per Thuram il compagno di squadra Darmian è «il più francese degli italiani», che per Calhanoglu «Dimarco voleva crossare contro il Frosinone e non tirare» o che Inzaghi rischi di «dover pagare una vacanza a Bastoni e Bisseck» per il gol da braccetto a braccetto contro il Bologna. Sequenza dopo sequenza emerge una squadra unita, che si sente una famiglia e che sa di aver centrato un’impresa indimenticabile. A sorprendere però, visto che nel film sono presenti e coinvolti pure vip e tifosi comuni, è l’assenza totale di Steven Zhang.

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Film Scudetto, perchè non c'è Zhang?

In tutta l’ora e mezza della pellicola non c’è nemmeno un’immagine o un riferimento all’ex presidente dei nerazzurri. Passi Sanchez, che come Sensi non l’è sentita di comparire in prima persona, ma non aver un contributo, nemmeno minimo, di chi ha investito centinaia di milioni nel club di Viale della Liberazione e che fino pochi mesi fa era il numero uno della società (scontato pensare che l’imprenditore cinese sarebbe stato orgoglioso nell’esserci) apre svariati ragionamenti. E pone più domande. Quella più scontata è sul perché di tale scelta. Dall’Inter fanno sapere che l’intervista a Zhang si sarebbe dovuta tenere a Milano, ma la permanenza in Patria dell’erede di Suning ne aveva oggettivamente impedito la realizzazione. Il tutto era così stato procrastinato alla tournée in Cina, ma l’annullamento della stessa ne ha poi reso impossibile la fattibilità. Logistica, costi e tempistiche serrate per recarsi eventualmente dall’altra parte del mondo hanno fatto il resto. Siccome il cinema “non accetta” interviste a distanza tramite computer, il risultato è zero di zero, nemmeno una comparsata per Steven, che passa così da possibile star, a fantasma della celebrazione interista.

A dedicargli un ringraziamento ci ha tuttavia pensato subito dopo la proiezione il suo successore Marotta: «Siamo qui a celebrare la seconda stella, ma anche gli eroi degli altri scudetti: dall’undicesimo vinto con Invernizzi, fino al ventesimo arrivato con Steven Zhang, passando da Fraizzoli, Pellegrini e Moratti. Il film è un qualcosa di toccante. Come diceva Bernardo Bertolucci, ricorderemo il mondo attraverso il cinema». Ma servirà leggere i giornali e guardare la tv per farlo con Zhang.

L'Inter finisce in tribunale

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L’autogol scoperchia l’imbarazzo dell’Inter

In “Inter. Due stelle sul cuore” il film che celebra il 20° scudetto nerazzurro, non c’è traccia né menzione di Steven Zhang. Impossibile pensare a una dimenticanza, trattandosi del proprietario e presidente del club nella stagione chiusa in gloria con lo scudetto, difficile credere che - nonostante questi fosse confinato in Cina - non ci sia stato modo per regalargli qualche minuto, o almeno un cameo, nell’autocelebrazione nerazzurra. Nanchino non è su Marte (e i costi per raggiungerla accessibili) e Zhang - hanno narrato per mesi i suoi accoliti - più volte al giorno era in contatto con i dirigenti di stanza a Milano.

Le vittorie di Zhang

Dell’inglorioso epilogo dell’era Suning si è scritto e detto tutto però l’autogol resta fragoroso ed evidenzia un certo imbarazzo nel trattare la questione. Anche perché - a differenza di Yonghong-Li - Zhang non è stato certo una meteora sul pianeta nerazzurro, considerando che nell’era Suning l’Inter è tornata a vincere (non accadeva dai tempi morattiani) rimpolpando il palmares con 2 scudetti, 2 Coppe Italia e 3 Supercoppe di Lega, a cui vanno aggiunte le finali di Champions ed Europa League perse con Manchester City e Siviglia. Sette trofei hanno fatto da corollario al drammatico finale della storia, con Oaktree che ha sfilato il club al socio insolvente. Meglio ammainare (senza picchetto d’onore) la bandiera cinese, anche se Zhang - nonostante tutte le controversie, pure legali, legate alla situazione di Suning - meritava un pizzico di riconoscenza. Invece è finito sotto il tappeto, come la cenere, mentre tutti brindavano a uno scudetto anche suo.

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L’autogol scoperchia l’imbarazzo dell’Inter

In “Inter. Due stelle sul cuore” il film che celebra il 20° scudetto nerazzurro, non c’è traccia né menzione di Steven Zhang. Impossibile pensare a una dimenticanza, trattandosi del proprietario e presidente del club nella stagione chiusa in gloria con lo scudetto, difficile credere che - nonostante questi fosse confinato in Cina - non ci sia stato modo per regalargli qualche minuto, o almeno un cameo, nell’autocelebrazione nerazzurra. Nanchino non è su Marte (e i costi per raggiungerla accessibili) e Zhang - hanno narrato per mesi i suoi accoliti - più volte al giorno era in contatto con i dirigenti di stanza a Milano.

Le vittorie di Zhang

Dell’inglorioso epilogo dell’era Suning si è scritto e detto tutto però l’autogol resta fragoroso ed evidenzia un certo imbarazzo nel trattare la questione. Anche perché - a differenza di Yonghong-Li - Zhang non è stato certo una meteora sul pianeta nerazzurro, considerando che nell’era Suning l’Inter è tornata a vincere (non accadeva dai tempi morattiani) rimpolpando il palmares con 2 scudetti, 2 Coppe Italia e 3 Supercoppe di Lega, a cui vanno aggiunte le finali di Champions ed Europa League perse con Manchester City e Siviglia. Sette trofei hanno fatto da corollario al drammatico finale della storia, con Oaktree che ha sfilato il club al socio insolvente. Meglio ammainare (senza picchetto d’onore) la bandiera cinese, anche se Zhang - nonostante tutte le controversie, pure legali, legate alla situazione di Suning - meritava un pizzico di riconoscenza. Invece è finito sotto il tappeto, come la cenere, mentre tutti brindavano a uno scudetto anche suo.

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