Pagina 3 | Inter, spettro commissario. Ultras, contro la Juve reclutati paramilitari nazi!

MILANO - Adesso è tutto - o quasi - nelle mani di Inter (soprattutto) e Milan. Perché è evidente, dalle carte dell’inchiesta “Doppia Curva” e pure dalle parole del gip Santoro e dei pm Storari e Ombra nella conferenza stampa di lunedì, come sia soprattutto il club nerazzurro quello che deve recuperare terreno sul fronte rapporti con la tifoseria organizzata per evitare che il “procedimento di prevenzione” attivato dalla Procura di Milano si trasformi nel commissariamento che si rivelerebbe un’onta incancellabile. A metà settimana il procuratore Marcello Viola ha incontrato i legali delle due società milanesi; il primo di tanti vertici che serviranno per riportare la situazione a livelli di normalità. I pm Storari e Ombra hanno nominato due consulenti che dovranno periodicamente rapportarsi con gli avvocati di Inter e Milan. La strada è indicata, ciò che le due società devono fare è lampante. È come se la Procura avesse dato i compiti a casa. Le sue richieste sono chiare, per certi versi semplici e scontate, pensando al mondo reale e alla legalità. Serviranno fatti concreti, non più solo parole o mezzi passi in avanti lasciando sempre un piccolo pertugio aperto. La Procura si aspetta dunque determinate azioni che vadano a correggere o eliminare quelle situazioni definite, nelle oltre 630 pagine dell’inchiesta, «tossiche».

Cosa devono fare

Dunque, in particolare in casa Inter, servirà un controllo ben definito sui biglietti per non sottostare alle pressioni e ai ricatti che diverse componenti del club hanno ricevuto (dai dirigenti fino a Inzaghi e i giocatori). Andrà regolamentato con maggiore rigidità l’ingresso allo stadio, proteggendo maggiormente gli steward. Collegata a queste prime due richieste, la necessità che anche nei settori della Curva, ogni tifoso abbia un posto assegnato. I club dovranno poi controllare con ancora maggiore fermezza le trasferte (anche in questo caso sono arrivate pressioni per avere maggiori biglietti) e ovviamente andrà rivista la gestione dei parcheggi dello stadio, troppi in mano agli ultras.

Intanto la riunione degli ultras nerazzurri di giovedì sera al Baretto - luogo di ritrovo della Nord - ha sancito delle novità, oltre al nuovo direttivo formato dal trio Nino Ciccarelli, Gianni Borriello (detto “Gianni Fish”) e Ivan Luraschi. Potrebbe per esempio sparire lo striscione unico “Curva Nord” che è rimasto appeso al secondo anello verde negli ultimi due anni dopo che, all’indomani dell’omicidio dell’ex capo ultras Vittorio Boiocchi (ottobre 2022), erano stati tolti quelli dei singoli gruppi storici come Boys San o Irriducibili. Al suo posto, nelle prossime partite casalinghe dopo la sosta (dunque non stasera contro il Torino), potrebbe apparire uno striscione con scritto “1969 uniti fieri mai domi”.

Inter e Milan, non solo biglietti

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Gli interrogatori finiti nel silenzio

Ieri mattina con la visita al carcere di Opera del gip Domenico Santoro, si è chiuso il primo giro di interrogatori dei 19 ultras di Inter e Milan per i quali lunedì era scattata la custodia cautelare (per 16 l'arresto in carcere, per gli altri 3 i domiciliari) nell'ambito dell'inchiesta "Doppia Curva". Il gip doveva ancora parlare con sei persone. Cinque, così come accaduto già mercoledì e giovedì con i precedenti ultras - fra cui Marco Ferdico, Andrea Beretta (accusato anche dell'omicidio di Antonio Bellocco) e i fratelli Lucci -, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, mentre un sesto ha ammesso gli addebiti che riguardano una presunta intestazione fittizia con l'aggravante di agevolazione mafiosa. Santoro in carcere non ha dunque ricevuto risposte da Gianfranco Ferdico (padre di Marco, uno dei leader della Curva Nord), Renato Bosetti e Giuseppe Caminiti (come Bellocco legato alla 'Ndrangheta e accusato anche dell'omicidio del 1992 di Fausto Borgioli, uomo della banda di Francis Turatello).

Stessa linea per due dei tre fermati ai domiciliari che si sono presentati al Palazzo di Giustizia. L'unico che ha parlato è stato Cristian Ferrario, ultras nerazzurro, ritenuto prestanome del leader Andrea Beretta e dello stesso Antonio Bellocco. Ferrario, come si legge nel capo di imputazione, come «prestanome di Beretta e Bellocco» incassava 40.000 euro «con causale fittizia: restituzione per cucina» al posto dei due capi ultras «che attraverso tale fittizia attribuzione eludevano le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale» a cui erano sottoposti come compenso di una «protezione mafiosa da loro fornita» a un conoscente «che aveva effettuato investimenti in Sardegna, osteggiati attraverso atti vandalici». A Ferrario, difeso dall'avvocato Mirko Perlino, oltre al trasferimento fraudolento di valori, è stata contestata l'aggravante di aver agevolato l'associazione mafiosa dei Bellocco. A proposito dell'omicidio di Bellocco - il 4 settembre a Cernusco sul Naviglio ad opera di Beretta -, nelle intercettazioni della Squadra Mobile e della Guardia di Finanza di Milano poche ore dopo l’omicidio, emergono le intenzioni di vendetta del clan calabrese: «Devi combinare una strage». Agli interrogatori di ieri era presente anche il pm Paolo Storari che, suo malgrado, potrebbe avere la scorta come chiesto alla Prefettura dal Procuratore di Milano Marcello Viola.

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Addestramenti para-militari nei boschi della Polonia

Considerando le infiltrazioni della 'Ndrangheta della cosca Bellocco nella Curva Nord dell'Inter e il «progressivo avvicinamento della Curva Sud ad esponenti della criminalità calabrese», non può sorprendere che gli ultras si organizzassero secondo un metodo para-militare. Come quelli che alcuni ragazzi della Curva Nord dell'Inter sono andati a “imparare” dai colleghi polacchi dello Stal Stalowa Wola nei boschi della Precarpazia, territorio (voivodato) polacco ai confini con l’Ucraina. Fra i vari documenti dell'inchiesta della Procura di Milano, infatti, si trova un passaggio dove Andrea Beretta - in carcere, anche per l'omicidio di Antonio Bellocco - parla di una trasferta in Polonia con un rappresentate milanese del partito di estrema destra Forza Nuova, preoccupato della possibilità di scontri nei boschi. «Che c... mi porto?», viene chiesto a Beretta che risponde così: «Ti porti un cambio. Andiamo a vedere una partita con loro, punto. Io mi porto i guanti e le solite robe, magari...». In vista di una sorta di fight club nei boschi, un vero e proprio addestramento.

Un gemellaggio che viene certificato anche su Facebook nella pagina ufficiale del Curva interista, “L'urlo della Nord”, con un post datato 12 ottobre 2020 in cui viene pubblicata una foto con tifosi nerazzurri e polacchi: «La Curva Nord Milano è lieta di rendere ufficiale l'amicizia con gli STF (Stalówka The Firm), gruppo della squadra polacca Stal Stalowa Wola. Non ci interessa la categoria della squadra degli STF, alla base di tutto per noi c'è un rapporto umano fatto di rispetto ed impareggiabile ospitalità». Già, perché lo Stal Stalowa Wola militava ai tempi in terza categoria polacca. Un apprendistato che gli ultras hanno svolto anche alla periferia di Plovdiv nella Bulgaria meridionale. Nord e sud-est europeo seguendo un filo nazionalista che guida i gruppi dello Stalowa e del Botev (Plovdiv).

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Il "gruppo scontri" e i nazi bulgari per assaltare i tifosi Juve

Più che ultras, dei veri hooligans con teste rasate e richiami al nazismo. Alcuni tifosi bulgari erano poi presenti il 4 febbraio a San Siro in occasione di Inter-Juventus, quando poi circa 150 incappucciati, armati di manganelli e bombe carta, dopo la partita hanno attaccato dei pullman di tifosi bianconeri e la polizia, ferendo diversi agenti col risultato di due arresti e 48 Daspo. La scelta di creare questa struttura quasi militare nasce dopo la sera del 10 dicembre 2019, quando il Baretto, covo della Nord, rischiò di essere assaltato da una sessantina di tifosi del Barcellona. Allora Beretta pensò di creare un «gruppo scontri», armato: «Io vorrei dei tubi di gomma per quando siamo in casa», si legge nelle carte dell'inchiesta, con un altro tifoso che gli risponde: «A torce, bombe e fumogeni ci penso io». Armi e abilità nel corpo a corpo, da qui l'idea dell'addestramento in terre straniere, gli allenamenti nelle palestre della periferia milanese e gli scontri sui campi di Serie D come quello del Brusaporto (Bergamo) grazie al controllo della Nord sul tifo organizzato del Seregno.

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Addestramenti para-militari nei boschi della Polonia

Considerando le infiltrazioni della 'Ndrangheta della cosca Bellocco nella Curva Nord dell'Inter e il «progressivo avvicinamento della Curva Sud ad esponenti della criminalità calabrese», non può sorprendere che gli ultras si organizzassero secondo un metodo para-militare. Come quelli che alcuni ragazzi della Curva Nord dell'Inter sono andati a “imparare” dai colleghi polacchi dello Stal Stalowa Wola nei boschi della Precarpazia, territorio (voivodato) polacco ai confini con l’Ucraina. Fra i vari documenti dell'inchiesta della Procura di Milano, infatti, si trova un passaggio dove Andrea Beretta - in carcere, anche per l'omicidio di Antonio Bellocco - parla di una trasferta in Polonia con un rappresentate milanese del partito di estrema destra Forza Nuova, preoccupato della possibilità di scontri nei boschi. «Che c... mi porto?», viene chiesto a Beretta che risponde così: «Ti porti un cambio. Andiamo a vedere una partita con loro, punto. Io mi porto i guanti e le solite robe, magari...». In vista di una sorta di fight club nei boschi, un vero e proprio addestramento.

Un gemellaggio che viene certificato anche su Facebook nella pagina ufficiale del Curva interista, “L'urlo della Nord”, con un post datato 12 ottobre 2020 in cui viene pubblicata una foto con tifosi nerazzurri e polacchi: «La Curva Nord Milano è lieta di rendere ufficiale l'amicizia con gli STF (Stalówka The Firm), gruppo della squadra polacca Stal Stalowa Wola. Non ci interessa la categoria della squadra degli STF, alla base di tutto per noi c'è un rapporto umano fatto di rispetto ed impareggiabile ospitalità». Già, perché lo Stal Stalowa Wola militava ai tempi in terza categoria polacca. Un apprendistato che gli ultras hanno svolto anche alla periferia di Plovdiv nella Bulgaria meridionale. Nord e sud-est europeo seguendo un filo nazionalista che guida i gruppi dello Stalowa e del Botev (Plovdiv).

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