Pagina 3 | Dalle plusvalenze alle infiltrazioni nelle curve: il paese a doppia morale

Mentre in Inghilterra comincia il processo per il City, a diversi anni di distanza dalle violazioni contestate (lì la tempestività non prevale sulla certezza del diritto), dalle nostre parti la cronaca si diverte a farci sorridere dei tanti riferimenti di questi anni al presunto "plusvalentificio" rappresentato dai giovani della Juve. Come noto, secondo il pensiero comune, i bianconeri dovrebbero sostanzialmente regalarli, altrimenti c'è qualcosa di poco chiaro. Così, se la Fiorentina prende Kean a 13 milioni lo acquista per fare un regalo alla potenti torinesi e, se questo nelle prime giornate fa un gol o più a partita e diventa il capocannoniere del campionato, i soliti avvelenatori passano oltre e fanno finta di niente; se l'Aston Villa compra Iling Junior per poi prestarlo al Bologna si alimentano le fake news sul presidente degli inglesi desideroso di omaggiare John Elkann, fino a quando quello entra, viene servito al novantesimo e la mette sotto l'altro incrocio dei pali  beffando l'incolpevole Audero, ex collega del plusvalentificio e pure lui da tempo in serie A;  stesso destino per Dany Mota, su cui qualche complottista ironizzava per la spesa del Monza di 5.5 milioni, ben ripagati da queste stagioni in Brianza con tante giocate e gol, tra cui quello realizzato nel posticipo contro l'Inter; nulla di diverso per il buon De Winter, ceduto al Genoa per una decina di milioni per fare il solito regalo alla Juventus ma basta mettere un bel cross al novantacinquesimo e lui, che non è attaccante, anticipa Hermoso per il pareggio in extremis contro la Roma.

Ci sarebbe anche lo scambio Akè - Tongya a 8 milioni, con il quale finisci sotto processo perché le cifre non ci convincono, c'è un sistema, il "devastante" libro nero e così via, poi quest'ultimo comincia il campionato di serie B con 2 gol in 4 partite e quella cifra non spaventa più. Si va avanti ogni settimana con un folto elenco, passando per Savona e Mbangula, ma il racconto del calcio ahinoi non cambia mentre muta decisamente la rapidità del procuratore sportivo, ai tempi velocissimo e oggi tuttora in attesa di ragionare bene sui casi Napoli e Roma, con indagini chiuse dalla Procura di Roma rispettivamente ormai 8 e 4 mesi fa. 

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Criminali nelle curve, la macchina del fango

Il racconto dipende sempre dai momenti e dalle maglie: passano gli anni, mutano le priorità e anche le infiltrazioni tra i tifosi organizzati hanno perso quel fascino perverso che avevano poco meno di un decennio fa. Un paio di brutte storie che finiscono in tragedia, ex responsabili della curva pregiudicati, conversazioni e selfie, il nuovo responsabile con dei precedenti, cori e abbracci con giocatori e dirigenti: per leggerlo dovete andare a pag. 15 del Fatto Quotidiano. Ne parla The Times in Inghilterra ma da noi no, riserbo assoluto. Proprio come un paese civile, nel quale il gossip giudiziario non è ammezzo, le sentenze si danno dopo e non prima dei processi, in cui noi cittadini non abbiamo il diritto di ascoltare le intercettazioni di chi non ha commesso alcun reato. Finalmente chiunque, anche chi sparge veleni quotidiani, utilizza toni cauti e prudenti perché in fondo “che male c’è a parlare e tenere i rapporti, se non c’è un reato?”. 

E voi non sapete quanto mi piacerebbe che davvero dalle nostre parti si parlasse sempre così, evitando giustizialismi e moralismi, ma purtroppo non siamo così giovani da poter dimenticare i tempi non così risalenti in cui scoprimmo che nella curva di una (sola) società si era fatto strada qualche elemento noto alle autorità e la sola idea che i discendenti di un pregiudicato avessero rapporti con dei rappresentanti di quel club era motivo più che sufficiente per ordire una campagna mediatico-giudiziaria senza precedenti su quel tema. La diffusione quotidiana di intercettazioni – il patto è quello, no? Noi ve le passiamo, voi ci sostenete -, le illazioni, le Iene, i Report che inseguono un Marotta non ancora folgorato sulla via di Damasco, la Commissione Antimafia, il procuratore federale che attribuisce in modo fantasioso una infame intercettazione ad Agnelli perché in fondo è anche così, che si crea il clima, in un contesto così passivo e mediocre: le accuse cadono, rimane il fango, che fa ancora associare il nome della Juventus e del suo ex presidente più vincente alla criminalità organizzata, senza che vi fosse il benché minimo appiglio. 

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Dal re delle plusvalenze al losco plusvalentificio

Va così per tutto, dalle telefonate per parlare di arbitri con i designatori - vietatissime nel 2006 ma molto più tollerate nel 2011 e poi dai, “i toni sono diversi” - alla pubblica valutazione delle plusvalenze: un giorno chi ne realizza di più è celebrato dalle cronache come “il re delle plusvalenze” e un altro, solamente pochi anni dopo, se ne fai tante diventi il losco promotore di un sistema criminoso, di quel plsuvalentificio che poi porta Iling, Mota, De Winter e compagnia a essere protagonisti in serie A. Va così per la sbandierata necessità di una sollecita tempestività della giustizia sportiva nel caso Juventus da parte di Procura sportiva e media, tramutatasi in un paio d'anni una calma serafica e ponderata riflessione prima di muovere qualche passo.

Va così, ci mancherebbe, per il delicato tema delle infiltrazioni delle curve, che in realtà riguarda l’ordine pubblico e non una sola società ma alcuni anni fa ha rappresentato l’ennesimo pretesto per infangare la Juventus, sui giornali e perfino in Commissione Antimafia, attaccando targhette che poi non riesci più a levare, o magari l'obiettivo era proprio questo. Non so se anche altrove vi siano storie analoghe ma dubito che procure e media siano così ondivaghi e si spalleggino tra loro, con una sorta di partnership in cui io do a te le intercettazioni e tu dai a me i titoloni, un giorno rapidi e implacabili, quello successivo ponderati e garantisti. Non so se in quei paesi il racconto del calcio e la sollecitudine della giustizia sportiva vengano modificati radicalmente fino a essere ribaltati a seconda delle squadre e dei momenti.  Ma da noi, nel paese della doppia morale, va da tempo così.

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Dal re delle plusvalenze al losco plusvalentificio

Va così per tutto, dalle telefonate per parlare di arbitri con i designatori - vietatissime nel 2006 ma molto più tollerate nel 2011 e poi dai, “i toni sono diversi” - alla pubblica valutazione delle plusvalenze: un giorno chi ne realizza di più è celebrato dalle cronache come “il re delle plusvalenze” e un altro, solamente pochi anni dopo, se ne fai tante diventi il losco promotore di un sistema criminoso, di quel plsuvalentificio che poi porta Iling, Mota, De Winter e compagnia a essere protagonisti in serie A. Va così per la sbandierata necessità di una sollecita tempestività della giustizia sportiva nel caso Juventus da parte di Procura sportiva e media, tramutatasi in un paio d'anni una calma serafica e ponderata riflessione prima di muovere qualche passo.

Va così, ci mancherebbe, per il delicato tema delle infiltrazioni delle curve, che in realtà riguarda l’ordine pubblico e non una sola società ma alcuni anni fa ha rappresentato l’ennesimo pretesto per infangare la Juventus, sui giornali e perfino in Commissione Antimafia, attaccando targhette che poi non riesci più a levare, o magari l'obiettivo era proprio questo. Non so se anche altrove vi siano storie analoghe ma dubito che procure e media siano così ondivaghi e si spalleggino tra loro, con una sorta di partnership in cui io do a te le intercettazioni e tu dai a me i titoloni, un giorno rapidi e implacabili, quello successivo ponderati e garantisti. Non so se in quei paesi il racconto del calcio e la sollecitudine della giustizia sportiva vengano modificati radicalmente fino a essere ribaltati a seconda delle squadre e dei momenti.  Ma da noi, nel paese della doppia morale, va da tempo così.

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