TORINO - Risultato pessimo, prestazione mediocre, qualche allarme che suona: la Juventus si ferma contro il Sassuolo e, soprattutto, si fermerà a riflettere su alcuni difetti che finora non erano costati punti, ma che questa volta provocano un piccolo danno. Segnare e addormentarsi subito dopo non è mai una buona idea, considerato che per la sesta volta i bianconeri hanno incassato una rete dopo averne segnata una. La forma di Ronaldo è chiaramente sotto i livelli di guardia, lo si sa e non c'è preoccupazione perché è un periodo, però forse converrebbe farlo riprendere lontano dal campo. Emre Can è un giocatore a disagio: la necessità di dimostrare tutto in poche occasioni lo mette evidentemente sotto pressione. Bernardeschi, che oggi non ha certo giocato la sua peggiore partita, ha qualche problema da risolvere con la fase offensiva. E pure Higuain, fin qui uno dei migliori della Juventus, stavolta è stato spento. Da qui a tratteggiare l'apocalisse imminente ne passa, anche perché oggi il campo pesante ha condizionato i giocatori più tecnici, perché Turati, il baby portiere del Sassuolo ha vissuto la sua favola, perché il periodo è tirato e prima o poi un inciampo può capitare. Questa resta una squadra che ha vinto 15 partite su 19, pareggiando le altre quattro, le critiche ci stanno tutte, ma bisogna avere misura. Certo i cinque giorni a disposizione prima della Lazio saranno molto utili a Sarri per registrare un motore che necessita di qualche avvitamento di bulloni.
GARA MOSCIA
Il ritmo è incalzante come certe nenie tibetane e, nella silenziosissima umidità dello Stadium, pare perfino di udire il gong in lontananza. A sprazzi, come colti da un raptus di calcio offensivo, i bianconeri affondano, trovando spazio e qualche buona idea. Al punto che Emre Can riesce a lisciare in modo piuttosto comico un cross che lo pesca a poco più di due metri dalla porta sostanzialmente sguarnita, poi Bonucci sfiora il gol di testa (bello il cross di Cuadrado), Emre Can, chiaramente in preda ai sensi di colpa, ci riprova con tiro maligno da lontano e Ronaldo manca il tap in alla fine di una manovra in area fra Bentancur e Higuain. Il tutto nei primi 19 minuti. Poi al 20' un'azione, che si sviluppa sulla destra, fa passare il pallone dai piedi di Cuadrado a quelli di un brillantissimo Bentancur che offre all'arrembante Bonucci l'occasione per calciare forte e angolato: 1-0.
IL SOLITO PISOLINO
Nel giro di due minuti arriva il pareggio del Sassuolo. La Juventus ricasca nel suo disturbo psicologico (patologia conclamata ormai, considerato il numero degli episodi): segna, si addormenta, prende gol. Quello di Boga, peraltro, anche pregevole con uno scambio geniale al limite dell'area e uno scatto perfettamente a tempo sulla linea dei difensori bianconeri per riprendere il passaggio di Caputo e uccellare Buffon con un pallonetto. La solitudine con la quale colpisce è data dal fatto che i difensori bianconeri, rallentati nei riflessi dal torpore post gol che li ha fregati altre volte, lo credono in fuorigioco.
HORROR MOVIE
Il primo tempo si chiude con qualche tentativo juventino e un brivido per Buffon (Locatelli da fuori al 35'). Il secondo si apre con un surreale gol del Sassuolo in cui De Ligt e Buffon girano il loro film horror che il clima tetro della domenica di pioggia rende ancora più spaventoso. L'olandese cerca un disimpegno acrobatico che finisce per liberare Caputo al tiro: Buffon lo intuisce e si tuffa, ma ne esce un gesto goffo, che fa sgusciare il pallone sotto di lui e rimbalzare lentamente ma inesorabilmente oltre la riga. Il vantaggio del Sassuolo ha due risvolti positivi: sveglia la Juventus che, da quel momento, fa scattare l'orgoglio e scalare in avanti qualche marcia; suggerisce a Sarri che è il momento del tridentone Higuain-Ronaldo-Dybala, tutti insieme per 26 minuti e per la gioia di chi guarda. Effettivamente la situazione si fa più gobibile, la Juventus gioca raffinata, sfiora il gol tre volte in pochi minuti, reclama giustamente un rigore per tentato strangolamento di De Ligt da parte di Kyriakopoulos e ne ottiene uno, sacrosanto per l'atterramento di Dybala da parte di Romagna. Tira Ronaldo e batte Stefano Turati, maggiorenne da meno di due mesi, esordiente in Serie A e protagonista di una favola sportiva vista l'eccellente prestazione. Avesse parato il penalty di CR7 diventava leggenda, ma già così' ne ha da raccontare agli amici con i quali Ronaldo, fino a stamane, lo sfidava attraverso la Playstation.
IL DESTINO
Raggiunto il pareggio, con mezzora ancora da giocare, per la Juventus sembra facile, ma ogni minuto che passa e ogni occasione (tante) che non riesce a concretizzare, sale il nervosismo. Il terreno, ormai zuppo, limita i tecnici. Sarri gioca la carta Ramsey che per poco non segna: sul suo tiro, Turati papereggia come Buffon sul 1-2 di Caputo, ma riesce felinamente a ributtarsi sulla palla sfuggitagli. Stessa azione, stessa papera, esito diverso: un segno del destino, forse. Se uno solo sapesse leggerlo.