Il vero problema
Quindi bisogna farli giocare in A già tra i 17 e i 21 anni?
«Se sono bravi, perché no? Non devono passare degli anni per consacrare un talento. Qualcuno deve prendersi le responsabilità di farli giocare».
Quindi il problema non è l’allenatore della Nazionale bensì lo sono quelli dei club?
«Mi pare evidente. Spalletti ha detto che d’ora in avanti si cambia e punterà di più su gente giovane, non ho dubbi che lo farà, ma bisogna vedere se gli allenatori delle varie squadre lo aiuteranno in questo compito. Che poi sarebbero loro stessi a trarne vantaggio».
La Romania ha fatto questo tipo di lavoro?
«Sì o almeno ci sta provando. Iordanescu in Nazionale ha prodotto un grande lavoro e sono convinto che possano eliminare l’Olanda e andare avanti. Io sarò allo stadio (i rumors lo vogliono proprio come erede dell’attuale ct, tentato dai petroldollari del calcio arabo, ndr) e tiferò così come sta facendo tutto il popolo romeno. Non abbiamo mai avuto un seguito di questo tipo, quando giocavo io in Nazionale avevamo dieci tifosi sulle tribune se non giocavamo in casa nostra…».
Cos’ha di speciale questa Romania da rendervi così ottimisti?
«È stato creato un gruppo forte mentalmente, quello che manca all’Italia. Le qualità individuali della Romania non sono da grandi squadre. Li aiuta la mentalità e l’organizzazione di gioco, si sacrificano tutti. È una squadra che gioca bene in difesa per poi proporsi in attacco in modo individuale. La Romania è cresciuta molto negli ultimi 2-3 anni. Quando il gruppo ha fiducia tutto è possibile. Una volta era così anche l’Italia…».