Coverciano e la formazione degli istruttori
In Italia i settori giovanili seguono logiche perverse. E tutto nasce dalla presenza di “allenatori” o presunti tali al posto di istruttori. In genere l’allenatore delle giovanili pensa a emergere, ha come obiettivo il successo nel suo campionato, nella speranza di farsi notare, e non quello di formare giocatori del futuro. C’è un’esasperazione tattica che parte dai bambini di 8 anni ai quali viene insegnata la diagonale invece che il controllo della palla. Tutto questo porta anche a una selezione dei talenti sbagliata: si scelgono i giovani giocatori in base al peso e all’altezza (per vincere) e non in base al talento, tagliando fuori potenziali campioni, magari non ancora sviluppati. In Spagna si segue un processo esattamente contrario: hai talento? Sei dei nostri, non importa quando sei grosso. Abbiamo un centro tecnico che ci invidia il mondo a Coverciano, dove formiamo allenatori eccellenti (da Carletto Ancelotti in giù), perché non si crea un corso per “formatori di giovani”, seguendo una strada diversa da quella degli allenatori. Una figura che deve coltivare il talento e poi consegnarlo agli allenatori?
Strutture, cosa serve
In Spagna una percentuale dei soldi dei diritti tv viene assegnata a chi ha un centro sportivo adatto alla crescita dei giovani talenti. Hai la struttura adatta con gli standard dettati dalla Federazione per allevare i giovani? Bene, partecipi alla divisione di quella fetta di torta. Non ce l’hai? Becchi meno soldi. Questo è un incentivo a creare le strutture adatte per avere una filiera efficiente. Molti club italiani sparpagliano le giovanili soprattutto quelle per i più piccoli, su decine di campi e non investono su strutture adeguate. Chi ce l’ha (fra le altre l’Atalanta con Zingonia e la Juventus con Vinovo), guardavano, ne trae dei vantaggi.