Gravina e Spalletti sotto assedio: cosa potrebbe succedere adesso

Ombre sul presidente federale. Il ct dell’Italia: “Non mi dimetto, non mi sembra un risultato così scandaloso”

Berlino finora nella nostra storia aveva rappresentato trionfi, altro che fallimenti. Quanto accaduto ieri invece riporta alla mente città più nefaste per i ct azzurri, anche se forse non ai livelli di Middlesbrough 1966 per Fabbri (Corea del Nord) o Deajeon 2002 per Trapattoni (Corea del Sud), ma è chiaro che la debacle contro la Svizzera non può passare senza scossoni. Che potrebbero riguardare Luciano Spalletti, già salvatosi al 98’ contro la Croazia da un’eliminazione ai gironi che, da campioni d’Europa, avrebbe fatto eco a quella del 2010 in Sudafrica, quando i campioni del mondo di Lippi raccolsero 2 punti nel girone contro Paraguay, Slovacchia e Nuova Zelanda. Ma che potrebbe chiamare in causa soprattutto Gabriele Gravina, presidente della Figc.

Le parole di Gravina

Ieri il numero uno federale non ha parlato, lo farà oggi alle 12.30 a Casa Azzurri, dopo una notte di riflessioni. In molti vorrebbero un passo indietro, altri vorrebbero subito la sua testa, ben prima delle elezioni che, per statuto del Coni, si dovranno svolgere entro marzo 2025. Non è un mistero che da mesi sia in atto una “guerra”. Da una parte Gravina e Giovanni Malagò, presidente del Coni (con un occhio a un futuro proprio in Figc); dall’altra il Governo, rappresentato dal ministro dello Sport Andrea Abodi, e la Lega Serie A. Fra gli oggetti del contendere anche il controllo sui bilanci dei club professionistici oggi in mano alla Covisoc, strumento della Figc “contestato” dal Governo. Gravina oggi cosa farà? Cosa dirà? Resterà al suo posto, o meglio, riuscirà a restare al suo posto (e per il domani attenzione anche al fresco presidente interista Beppe Marotta). Di sicuro non manderà via Spalletti. Il numero uno della Figc dopo la sconfitta con la Spagna aveva fatto capire il suo pensiero a riguardo, spiegando come l’obiettivo di questa Nazionale fosse il superamento del girone: «Ribadisco la scelta di un progetto che stiamo portando avanti e che richiede pazienza e lavoro - aveva detto -. Noi però, qualunque sia il risultato, andremo avanti con il miglior allenatore che era sul mercato in quel momento e che abbiamo scelto».

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Spalletti: "Non mi cambia nulla"

Spalletti ieri si è preso le sue responsabilità, ma ha pure alzato le mani. Ha raccolto la Nazionale abbandonata da Mancini il 4 agosto 2023 in piene qualificazioni europee, ha avuto poche partite per costruire la sua squadra (dieci prima dell’Europeo) e pochi giorni per preparare la kermesse (raduno a Coverciano il 31 maggio, sedici giorni prima dell’esordio con Albania): «Non so se quello che abbiamo visto è il massimo che possiamo esprimere, però devo difendermi - ha incalzato Spalletti -: non ho avuto moltissimo tempo per fare delle conoscenze. Gli allenatori precedenti prima di un Europeo o un Mondiale, quasi tutti hanno avuto almeno 20 partite per conoscersi e fare delle prove. Qualche gara in più mi poteva aiutare. Però la responsabilità è la mia perché sono l’allenatore e le scelte le ho fatte io. Cosa dirò a Gravina? Ci parlerò, perché si è comportato sempre da grande persona e professionista serio e sentiremo cosa ha da dire. Ognuno è responsabile delle squadre che ha allenato e dei risultati, sia a livello di gioco che a livello di risultato finale».

L'analisi di Spalletti

Il tecnico ha analizzato la partita, l'Europeo ed è andato poi oltre: «Il gol a inizio ripresa ci ha tagliato le gambe dal punto di vista morale. Non sono contento della prestazione, nemmeno di quella contro la Spagna, mentre sono soddisfatto parzialmente delle altre due gare con Albania e Croazia. Ci sono mancati ritmo, freschezza, intensità e quello è dipeso anche da come è finito il nostro campionato. L'Inter ha vinto lo scudetto molto prima, io mi sono assicurato e ho visto che Inzaghi ha fatto fare gli allenamenti in maniera corretta fino in fondo, ma può darsi che mentalmente venga di non essere così applicato. In futuro ci vorranno più continuità, sacrifico, andare a grattare ogni centimetro». Già, il futuro: «Se mi sento di essere ancora ct? È una domanda normale, ci sta: personalmente non mi cambia nulla - la risposta secca di Spalletti -. Ho bisogno di più conoscenza diretta per prendere il meglio, poi abbiamo avuto diversi giocatori infortunati su cui contavo (Acerbi, Udogie e Zaniolo, per esempio, ndr). Devo provare a fare anche scelte differenti. Da questa esperienza, avendo svolto diverse prove, vengo via con la certezza che qualcosa devo cambiare». Dunque Spalletti è già proiettato al domani, alle qualificazioni al Mondiale 2026 che inizieranno però solo nel 2025 (a fine anno il sorteggio dei gironi). Intanto ha salutato l'Europeo con una dichiarazione delle sue che ha fatto già discutere ieri sera: «Non credo sia un risultato così scandaloso come ora verrà fuori».

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Berlino finora nella nostra storia aveva rappresentato trionfi, altro che fallimenti. Quanto accaduto ieri invece riporta alla mente città più nefaste per i ct azzurri, anche se forse non ai livelli di Middlesbrough 1966 per Fabbri (Corea del Nord) o Deajeon 2002 per Trapattoni (Corea del Sud), ma è chiaro che la debacle contro la Svizzera non può passare senza scossoni. Che potrebbero riguardare Luciano Spalletti, già salvatosi al 98’ contro la Croazia da un’eliminazione ai gironi che, da campioni d’Europa, avrebbe fatto eco a quella del 2010 in Sudafrica, quando i campioni del mondo di Lippi raccolsero 2 punti nel girone contro Paraguay, Slovacchia e Nuova Zelanda. Ma che potrebbe chiamare in causa soprattutto Gabriele Gravina, presidente della Figc.

Le parole di Gravina

Ieri il numero uno federale non ha parlato, lo farà oggi alle 12.30 a Casa Azzurri, dopo una notte di riflessioni. In molti vorrebbero un passo indietro, altri vorrebbero subito la sua testa, ben prima delle elezioni che, per statuto del Coni, si dovranno svolgere entro marzo 2025. Non è un mistero che da mesi sia in atto una “guerra”. Da una parte Gravina e Giovanni Malagò, presidente del Coni (con un occhio a un futuro proprio in Figc); dall’altra il Governo, rappresentato dal ministro dello Sport Andrea Abodi, e la Lega Serie A. Fra gli oggetti del contendere anche il controllo sui bilanci dei club professionistici oggi in mano alla Covisoc, strumento della Figc “contestato” dal Governo. Gravina oggi cosa farà? Cosa dirà? Resterà al suo posto, o meglio, riuscirà a restare al suo posto (e per il domani attenzione anche al fresco presidente interista Beppe Marotta). Di sicuro non manderà via Spalletti. Il numero uno della Figc dopo la sconfitta con la Spagna aveva fatto capire il suo pensiero a riguardo, spiegando come l’obiettivo di questa Nazionale fosse il superamento del girone: «Ribadisco la scelta di un progetto che stiamo portando avanti e che richiede pazienza e lavoro - aveva detto -. Noi però, qualunque sia il risultato, andremo avanti con il miglior allenatore che era sul mercato in quel momento e che abbiamo scelto».

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