Perché Thiago Motta vuole così tanto Calafiori per la sua Juventus

Nessun difensore in Serie A ha i numeri dell’azzurro: ha collezionato parametri tutti superiori alla media

TORINO - Non sarà l’autogol contro la Spagna a ofuscare il talento cristallino di Riccardo Calafiori, altro promesso sposo bianconero, che Thiago Motta ha avuto modo di forgiare già quest’anno a Bologna, dove il 22enne romano ha conquistato ben presto la maglia da titolare diventando il difensore moderno, capace in copertura ma bravo pure nella fase di impostazione, che piace tanto agli allenatori, a tal punto da spaccare la concorrenza e convincere il ct Spalletti a convocarlo per l’Europeo, un premio per la stagione super appena disputata e culminata con la partecipazione alla prossima Champions League. «Motta mi ha sempre chiesto di giocare palla al piede, senza paura di sbagliare anche se qualche errore l’ho commesso. Sono migliorato molto dal punto di vista mentale, in un calciatore è tanto importante questo aspetto, va allenato almeno tanto quanto quello fisico» ha spiegato Calafiori confermando quelli che sono i punti cardini del gioco del tecnico italo-brasiliano, controllare il pallone e concedere libertà di movimento agli interpreti all’interno di uno schema ben definito.

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Calafiori, numeri importanti

Uno schema in cui Calafiori, secondo i dati di House of Calcio, si è calato perfettamente, risultandone il migliore interprete in Serie A. Qualche numero rende l’idea della scalata del ragazzo in raffronto anche con i dati dei colleghi: ha il 91% dei passaggi riusciti (contro l’87% medio del ruolo), l’81% dei passaggi sotto pressione (contro il 73%), emergendo anche per la personalità nella sfida diretta con l’avversario, una media di 60 passaggi a partita (contro 45) e di 37 tocchi a centrocampo (contro 21), a dimostrazione del ruolo chiave non soltanto in difesa ma anche quando avanza. E infatti si contano 3.5 pressioni nella metà campo avversaria (contro 2.3), 4.4 progressioni (contro appena 3), segnale che sa pure spingere, 2.4 (contro l’1.4) contropressioni, cioè il recupero del pallone appena perso da effettuare direttamente nella metà campo avversaria, in modo da mettere ancora più in difficoltà l’avversario che si prepara per il contropiede, e 6 passaggi da ultimo terzo (contro 4), utile per sviluppare la fase di possesso palla in collaborazione tra tre giocatori.

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Thiago Motta vuole Calafiori

Dopo l’exploit alla prima stagione da centrale del Bologna, si comprende perché Thiago Motta insista per avere Calafiori alla Juventus e continuare così il lavoro per un ulteriore salto di qualità. Il giocatore è valutato sui 40 milioni, ma il 50 per cento dell’incasso dalla cessione andrà al Basilea (valore di eventuali contropartite tecniche compreso), il club dove il Bologna lo ha prelevato nell’estate 2023 per 4 milioni più bonus. La quotazione del difensore è decuplicata, raggiungendo una somma ragguardevole, ragione per cui la Juventus cerca di abbassare la richiesta inserendo delle contropartite tecniche: si sono fatti i nomi di Moise Kean e di uno tra Nicolussi Caviglia, Barbieri e Facundo Gonzalez. Trattativa aperta con il ds rossoblù Giovanni Sartori: affare complicato, ma non impossibile.

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TORINO - Non sarà l’autogol contro la Spagna a ofuscare il talento cristallino di Riccardo Calafiori, altro promesso sposo bianconero, che Thiago Motta ha avuto modo di forgiare già quest’anno a Bologna, dove il 22enne romano ha conquistato ben presto la maglia da titolare diventando il difensore moderno, capace in copertura ma bravo pure nella fase di impostazione, che piace tanto agli allenatori, a tal punto da spaccare la concorrenza e convincere il ct Spalletti a convocarlo per l’Europeo, un premio per la stagione super appena disputata e culminata con la partecipazione alla prossima Champions League. «Motta mi ha sempre chiesto di giocare palla al piede, senza paura di sbagliare anche se qualche errore l’ho commesso. Sono migliorato molto dal punto di vista mentale, in un calciatore è tanto importante questo aspetto, va allenato almeno tanto quanto quello fisico» ha spiegato Calafiori confermando quelli che sono i punti cardini del gioco del tecnico italo-brasiliano, controllare il pallone e concedere libertà di movimento agli interpreti all’interno di uno schema ben definito.

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