E, adesso, sotto con l’Europeo. Il finale di stagione, impreziosito da due reti in due partite agli ordini di Montero, si è rivelato un virtuoso trampolino di (ri)lancio per Federico Chiesa. Ma più solide conferme in termini di apici e di continuità sono attese sul palcoscenico continentale, che tanto l’aveva esaltato tre anni fa. Per lustrarsi agli occhi di Thiago Motta o, chissà, per mettersi in mostra nel pieno della sessione estiva di mercato. Già, perché l’incompatibilità tra Allegri e Chiesa era ormai evidente anche ai muri della Continassa. Ma non per questo gli scenari sono destinati a mutare radicalmente con il sempre più probabile arrivo dell’ex tecnico del Bologna. Che predilige moduli adatti all’esterno bianconero, questo è vero, ma che al contempo strizza l’occhio a interpreti con qualità differenti.
Anche per questo, insomma, le trattative per il prolungamento del contratto con la Juventus, in scadenza nel 2025, non hanno subito recenti accelerazioni. I rapporti tra la dirigenza bianconera e l’agente Ramadani sono ottimi e la possibilità di un accordo-ponte fino al 2026 restano alte. Ma l’arrivo di un nuovo timoniere impone nuove riflessioni, destinate a coinvolgere tutti gli elementi della rosa. E Chiesa, in questo senso, potrebbe venire identificato come agnello sacrificale per finanziare il mercato in entrata del club.