Southgate e le doti innate da leader
Allora, visto che non va bene a prescindere, tanto vale decidere con la propria testa, e Southgate - in armonia con l’assistente Steve Holland, 54 anni, uno che allena da quando ne aveva 22 ed era vice di Conte al Chelsea - lo ha sempre fatto prendendosi la responsabilità di quanto accaduto: quando ha sfidato, con più delusione che rabbia, i bicchieri di Colonia e quando con la stessa grinta ha urlato "one more", un’altra vittoria e portiamo a casa il trofeo, dopo la semifinale di Dortmund. La profondità di atteggiamento è sempre stata un dato di fatto e non un’opinione, così come la sua capacità di staccarsi dalla media: da calciatore, fu soprannominato Nord dall’assistente allenatore del Crystal Palace, Wally Downes, perché il modo di parlare, corretto, carismatico e ben impostato, ricordava quello del presentatore tv Denis Norden, e anche per queste sue peculiarità Southgate era un capitano nato, dotato di fascia non appena le circostanze, al Palace, all’Aston Villa, al Middlesbrough, lo permisero, e leader che alzava la voce solo quando era necessario, anche perché dava sempre l’impressione di essere il primo a non ritenersi credibile nella veste di urlatore.
Inghilterra, tutti i nomi per il dopo Southgate
Per il futuro spuntano le prime ipotesi, come Graham Potter (fermo dopo la deludente esperienza con il Chelsea) e Eddie Howe (ma il ceo del Newcastle, Darren Eales, ha fatto sapere che la scorsa estate aveva firmato un prolungamento: "Combatteremo per tenerlo, ha detto"), mentre qualcuno si spinge all’ipotesi Jurgen Klopp, che nei giorni scorsi ha ribadito di voler stare fermo rifiutando una proposta della Nazionale statunitense. E Southgate? Spunterà magari a qualche partita del Bromley, neopromosso in quarta serie allenato da Andy Woodman, compagno nelle giovanili del Palace, con cui nel 2004 scrisse il libro Woody & Nord: A Football Friendship, che vinse il premio di migliore autobiografia ai British Sports Book Awards.